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Una bizzarria della coscienza

Scritto da  Tatiana Paolini Martedì, 05 Febbraio 2019 10:36

Un racconto di Tatiana Paolini

 Me ne stavo di sera, sola soletta, a contemplare il mare da una panchina sul molo, giù in Darsena. Faceva caldo ma in giro non c’era nessuno. Respiravo in perfetta sintonia con le onde quando sentii una voce vicino a me chiamare: “Bice!”.

Mi voltai ma non vidi nessuno e prima ancora di chiedermi chi fosse stato, la voce tuonò ancora: “Finalmente ti incontro Bice, sorella mia adorata.”

M’ impaurii e m’alzai di scatto. Guardai a destra, a sinistra ma niente, neanche in mare c’era nessuno.

“Perdonami Bice se ti ho spaventata, non sono abituato a fare apparizioni da fantasma e non sono capace di mostrarmi a te nel mio aspetto, ma pensavo chela voce l’avresti riconosciuta, sono io, Pietro.”

L’idea di parlare con un morto mi tranquillizzò, in quel momento un vivo mi avrebbe fatto più paura… così gli risposi: “Ma io non mi chiamo Bice.”

“Non so quale sia oggi il tuo nome, ma non è molto importante. Un tempo tu mi fosti sorella e mi restasti accanto negli ultimi dolorosi giorni della mia vita terrena. Proprio qui, di fronte a questo stesso mare.”

“Ma… Ma certo, ho capito! Sei lo spirito di Pietro Gori! Ti conosco. Ti conosciamo tutti qui. Proprio un anno fa ho protestato, insieme a molti altri, quando hanno tolto il tuo nome dalla piazza del Municipio.”

Silenzio.

Poi un sospiro… “Ahimè che tristezza! Non avete capito proprio nulla. Che vuoi che m’importi del mio nome su una lapide di fronte al Comune… Ridicolo fu semmai avercela messa. E ipocrita anche, ché in quella casa MAI vengono fatti gli interessi di voi gente comune.Non per quel gesto mi son sentito oltraggiato, ma ogni volta che ad un giovane viene soffocata la fiducia nell’avvenire. All’Elba avete ancora il lavoro nero, nel terzo millennio! E queste vostre “stagioni”! Pare d’esser arretrati agli usi barbari, e ancora si sfruttanogli esseri umani a centinaia, le differenze tra i poveri e i ricchi sono aumentate e la speranza degli umili viene uccisa dalle difficoltà del quotidiano.

Adagiati nella mollezza, vi lasciate guidare da gente fasulla senza sogni di dignità per tutti, senza volontà d’uguaglianza e di giustizia.Chi davvero comanda neppure lo sapete. E intanto, le persone dabbene non si mettono in gioco.

Neanche la natura riuscite a rispettare, che è la meraviglia più grande che vi è stata donata e la vostra più grande fonte di fortuna.

So che ancora mantenete il mio ricordo e cantate le mie canzoni ma poi, nella vostra assurda vita non mostrate alcuna coerenza, e vi spengete nel dolore e nella tristezza perché questo succede quando il corpo e la mente non rispondono al cuore. Mi duole dirlo, ma neanche tu Bice mia hai avuto il coraggio e la costanza di lottare contro l’ingiustizia. Lo so che oggi è tutto diverso, che è più difficile riconoscere i nemici, ma la prepotenza, lo sfruttamento, i soprusi sono sempre gli stessi, e state attenti ché per la vostra incoerenza siete diventati voi i primi nemici di voi stessi. Svegliati Bice mia, svegliatevi tutti, perché oramai è tardi, è troppo tardi”.

In quel momento mi svegliai, nel mio letto, sudata, con le lacrime agli occhi e la certezza che la mia generazione, ed io per prima, avevamo condotto un’esistenza politicamente inutile.

Con questo stato d’animo non posso restare a casa. Esco a piedi e vado verso la spiaggia.È ancora buio. Passando davanti ad una vetrina vi scorgo la mia immagine riflessa, sto camminando curva. Mi raddrizzo e affretto il passo ma continuo a sentire le spalle pesanti. Piango, anzi no, frigno.

Che cosa offre quest’isola?

Panorami.

E basta?

E basta.

Non si può vivere di soli panorami.

No, non si può.

E allora come si vive qui?

Come condannati. Condannati ad ammirare la bellezza.

E basta?

E basta.

Lungo la spiaggia ci sono dei bar ancora chiusi, ma anche se fossero aperti andrei a sedermi sul muretto. La spiaggia non è altro che una bellissimaspiaggia, il muretto è la linea di confine. La zona neutra tra l’isola e l’infinito. Così mi siedo, rivolta verso il mare, le gambe penzoloni e gli occhi fissi all’orizzonte. Me ne rollo una. Fumo.

Si può vivere di soli panorami?

No, ma i panorami offrono molto.

Per esempio?

Per esempio la prospettiva.

È troppo tardi, è troppo tardi – la voce che avevo sognato mi rimbomba nella testa, io che non sogno mai, o per lo meno, non me ne ricordo…

Però hai ragione Pietro, è davvero troppo tardi, ed è così che mi sento, come una che ha fatto irrimediabilmente tardi. E a dirla tutta non so ancora che cosa avrei potuto fare per far presto.

Meno male c’è il mare.

L’orizzonte mi dà sicurezza.

M’immergo, ma non fisicamente, sono ancora sul muretto.

Le Manifestazioni… milioni di persone nelle piazze, nelle strade, persino qui, nel nostro piccolo, abbiamo dimostrato il nostro dissenso in tantissimi; per il canile, per la sanità, per le scuole. Eravamo convinti di agire, ci credevamo, era comunque qualcosa di chiaro, evidente, non poteva essere frainteso. Ma poi? Risultati? Niente. E la nostra coscienza? A Posto?

È difficile la lotta se vivi nel benessere.Dice: “Sarà servito a noi”. Ah, sì, sicuramente.

Sapendo di non riuscire ad incidere un cazzo sul sistema ti sei ritirata nei tuoi panorami.

I panorami mi danno molto più di una semplice evasione.

Ci ritrovi te stessa?

C’è la prospettiva.

Sapendo di non riuscire ad incidere un cazzo sul sistema cerco di vivere coerentemente con ciò che sento, nel quotidiano, questo lo faccio ma…. Ma.

È un sentimento di profonda e infinita tristezza quello che sale.

Spettatrice inerme della fine, come fu per Bice che dovette osservare la morte dell’amato fratello, impotente di fronte alla malattia, anch’io spero. Spero in un prossimo respiro di questa debole e moribonda umanità. Spero che il cancro dei nostri tempi si estingua grazie alle piccole azioni di molti, spero in quei granelli di sabbia che a volte riescono a fermare poderosi sistemi di ingranaggi.Spero nel miracolo. In un Black Out globale.

Spero anche in mezzo al dolore che mi sopraffà, e mi fa sentire responsabile di tutti i mali del mondo e finalmente piango lacrime vere e nuoto, io che non nuoto mai… nuoto verso l’orizzonte irraggiungibile e mi sembra di averlo riempito io il mare, con tutte queste lacrime.

Finalmente il sole inizia timido a rischiarare ad est, e… cazzo… sono al largo, fa freddo e non ho neanche un asciugamano!

E mi risveglio! Accidenti, sono ancora a letto, sudata di nuovo. Mi ero riaddormentata… meno male che è domenica… Mhmm… Oggi mi sa che sarà una di quelle giornate…

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