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Così parlò l'Uomo di Bronzo di Piazza della Repubblica

Scritto da  L’uomo di bronzo Giovedì, 09 Luglio 2020 17:53

«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento scendere marinai ubriachi e chiassosi, traghetti sbarcare automobili imbracate come vacche, famosi attori e attrici percorrere ripide passerelle di costosi panfili.
Ho visto svolgersi intorno a me, ogni venerdì, per anni, un mercato settimanale colorato e vivace.
I bambini si arrampicavano ai miei piedi aumentando il già affollato numero dei componenti del mio gruppo scultoreo ma regalandomi i momenti più divertenti della mia vita.
Poi le automobili parcheggiate intorno mi hanno concesso di vedere solo i raggi B balenare ad agosto, per il compleanno di Napoleone e nuvole di monossido di carbonio unito a idrocarburi non combusti, ad ossidi di azoto, di zolfo e a particolato carbonioso mi hanno avvolto insieme a scie di profumi di pizza e vongole veraci provenienti dalle tante cucine circostanti.
Piccioni e gabbiani mi hanno scambiato per un cesso accelerando la malattia che corrode il mio corpo.
Dal 1922 guardo il mare attraverso una porta del Cinquecento sperando inutilmente, come disse mio padre ideale il giorno che qui mi pose, che la nostra isola, singolare, giovane nella sua rinascenza per l’amore e il culto della generazione nuova, non conclusa più nel suo isolamento, possa diventare un giorno una nuova Corcira, una méta di bellezza ai cittadini del mondo.
Tutti quei momenti sono andati perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire mi sussurra l’angelo»


L’uomo di bronzo

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