Il referendum sull'unificazione degli otto comuni dell'isola d'Elba sta provocando un dibattito vibrante e serrato. I cittadini devono sovranamente prendere una decisione di portata storica, che avrà conseguente importanti anche nel resto della Toscana e oltre.
La proposta del comune unico dell'Elba è un tentativo coraggioso di fare qualcosa in un paese in cui non si riesce a riformare nulla. E' sicuramente un tentativo concreto di ridurre gli sprechi e le duplicazioni della burocrazia, stando però bene attenti a non sacrificare la democrazia e il pluralismo.
L'Elba ha poco più di 30.000 abitanti residenti, sparsi su un territorio di circa 220 kmq. Senza entrare nel merito delle ragioni e delle vicende storiche e politiche che hanno portato l'isola a essere, fino a oggi, amministrata da otto diversi comuni, riflettiamo insieme sulla attuale conformazione di queste otto circoscrizioni comunali.
Gli otto comuni attuali
La prima cosa da sottolineare è che esiste una notevole differenza fra il comune di Portoferraio e gli altri sette.
Portoferraio, da solo, con circa 12.000 abitanti, contiene quasi la metà dei residenti dell'isola, diffusi su un quarto del territorio isolano. Secondo Wikipedia, attorno al capoluogo si conterebbero oltre una trentina di frazioni e località. E' una frammentazione, magari solo toponomastica, di cui si dovrebbe tenere maggior conto, nella riflessione sul comune unico.
Gli altri sette comuni sono comunità più piccole, ma con una loro complessità, che deve essere ben compresa.
Cinque di essi sono comunità composte da più frazioni:
- Capoliveri, 4.900 abitanti, composta dal borgo-capoluogo e da una frazione;
- Campo nell'Elba, 4.500 abitanti, borgo-capoluogo e quattro frazioni;
- Rio Marina, 2.300 abitanti, borgo-capoluogo e una frazione;
- Rio nell'Elba, 2.300 abitanti, borgo-capoluogo e tre frazioni;
- Marciana, 2.200 abitanti, borgo-capoluogo e quattro frazioni.
Solo due comuni sono costituiti e caratterizzati da una comunità raccolta in un unico paese:
- Porto Azzurro, 3.500 abitanti;
- Marciana Marina, 2.000 abitanti.
Ritroviamo analoga frammentazione, per fare un esempio, nella conformazione della diocesi cattolica di Massa Marittima-Piombino, la quale registra due vicariati e quindici parrocchie (le chiese aperte al culto e che quindi raccolgono una vita comunitaria, sono di più).
I veri conoscitori del territorio ci perdoneranno alcune ingenuità - o magari vere e proprie imprecisioni - in questa descrizione sommaria. Ciò che ci preme in questa sede è solo richiamare l'attenzione dei lettori sulla realtà che l'isola d'Elba non è divisa in soli otto comuni, ma è una comunità di comunità più piccole ben più complessa.
Decine di borgate, paesini e località, formano il tessuto umano e sociale dell'Elba. Per interpretarla meglio, suggeriamo due parole chiave, borgo e comunità, parole che hanno una importanza decisiva nella storia del nostro territorio.
Borgo e comunità
Con la parola borgo intendiamo una dimensione sociale minima, raccolta attorno a una storia, una piazza, una chiesa, un cimitero, una scuola, un posto di polizia, una presenza commerciale.
E' una dimensione che nelle aree urbane corrisponde ai quartieri e alle borgate, nei territori rurali, montani e costieri, invece, alle frazioni e ai paesini.
Questa vita comunitaria in un borgo a misura d'uomo fa parte integrante del nostro stile di vita, della nostra civiltà elbana, toscana, italiana ed europea. Non è nostalgia del passato. E' necessaria oggi. E' un patrimonio da consegnare, trasformato e valorizzato, alle generazioni future.
I borghi, però, non sono autosufficienti e non hanno mai inteso esserlo, nella storia. Hanno sempre fatto parte di una rete territoriale più ampia.
I quartieri e le borgate di una periferia, come è ovvio, si considerano parte integrante della loro città. I paesi di un territorio rurale, montano, o isolano come quello dell'Elba, si sentono anch'essi parte di una comunità più ampia.
I comuni toscani emersi dalle riforme lorenesi, per esempio, ma anche i tre comuni elbani storici dello Stato dei Presidi - Marciana, Rio e Capoliveri - avevano e hanno ancora proprio questo tratto in comune: sono comunità territoriali che uniscono molti borghi fra di loro.
Sono eccezionali i casi di comuni come Porto Azzurro e Marciana Marina, composti da un unico borgo. Questi piccolissimi comuni composti da un solo borgo sono creazioni politiche della fine del XIX secolo, frutto di iniziative di frammentazione, che non possono essere liquidate solo come obsoleto campanilismo, perché esprimevano anche un orgoglioso e sano civismo locale, ma che sono tuttavia occorse in un mondo totalmente diverso dal nostro.
Il borgo da salvare
Nella modernizzazione, fra tanti progressi, abbiamo perduto tanta sapienza, tanta bellezza.
La cementificazione del territorio è andata oltre il ragionevole. Le infrastrutture sembrano violentare il territorio, senza migliorarne l'abitabilità. Il declino economico e sociale si manifesta nelle condizioni del patrimonio stradale ed edilizio, pubblico e privato.
Tanti borghi in pregiate località, anche all'Elba, sono stravolti e imbruttiti. Tanti borghi rurali e montani sono stati condannati dallo spopolamento. Tante periferie sono anonime, brutte, ingolfate, tanto da rendere difficile ai residenti identificarsi e sentirsi realizzati in una vita di borgo.
Eppure le speculazioni e gli errori economici e ambientali non hanno davvero fatto scomparire la necessità umana di una vita raccolta in borghi riconoscibili, vivibili, accoglienti.
Se l'antica rete di borghi è stata stravolta, il suo aggiornamento, la sua ricostruzione, la valorizzazione dei borghi antichi e l'abbellimento di quelli nuovi, sono processi vitali per il futuro della qualità della vita sui nostri territori.
Quale dimensione comunitaria
Ovviamente il rapporto fra il borgo e il comune-comunità in cui è inserito, richiede un aggiornamento, un adeguamento alle attuali realtà economiche, sociali, culturali, spirituali, tecnologiche.
Può essere che alcune porzioni del comune di Portoferraio abbiano bisogno di essere valorizzate, come veri borghi autonomi, e non considerate solo una periferia?
Forse in alcuni comuni elbani ci sono frazioni neglette, rispetto al borgo-capoluogo, a causa dei limiti finanziari e organizzativi del piccolo comune?
E' possibile che borghi oggi posti in comuni diversi - per esempio Rio e Rio Marina, Capoliveri e Porto Azzurro, Marciana e Marciana Marina - possano aver bisogno oggi di maggiore sinergia che in passato?
Possiamo far notare che, se fosse unita in un comune unico, l'isola d'Elba sarebbe fra le più importanti amministrazioni locali della Toscana? Nella nostra regione, infatti, solo una ventina di comuni superano i 30.000 abitanti.
Gli Elbani stanno conducendo una riflessione approfondita, su questi temi, che sono decisivi per il loro futuro. Di certo è necessario un rinascimento elbano, una grande stagione civica e civile di rinascita di ciascuno delle decine di borghi dell'Elba, non certo dei soli otto borghi-capoluogo.
Riepilogando: primo, i borghi non sono solo un'eredità del passato, ma una necessità vitale del presente e i territori dove la cementificazione ha distrutto la trama dei borghi sull'ordito del territorio, devono seriamente pensare a ricostituirla; secondo, i borghi nel futuro, esattamente come nel passato, devono continuare ad appartenere a una comunità-rete, che li valorizzi e li protegga, fornendo loro quei servizi, come per esempio l'istruzione superiore, o lo stoccaggio dei rifiuti, o un sistema di trasporti pubblici, che sono naturalmente destinati a un intero territorio, non a un singolo borgo.
Protagonisti, non periferici
Per la salvaguardia dei borghi, per la riqualificazione e il recupero del patrimonio naturale che è stato violentato, per approfittare dei cambiamenti culturali e tecnologici, per migliorare le croniche carenze infrastrutturali dell'isola, per difendere la storia e le tradizioni locali, è utile pensare alla possibilità di un nuovo comune-comunità che unisca tutta l'Elba.
A patto, però, che questo nuovo comune sia una comunità al servizio di tutti i suoi borghi, il promotore della loro valorizzazione. Nulla a che fare, insomma, con la trasformazione di tutta l'isola in una negletta periferia di Portoferraio.
La proposta referendaria che sarà al vaglio popolare nella primavera del 2013 contiene una proposta secca di unificazione a tutti gli otto comuni dell'isola. Essa dovrà essere approvata in tutti e otto i comuni. Il mancato consenso degli elettori anche di uno solo dei comuni, fosse anche il più piccolo, come Marciana Marina, fermerà il processo per tutti.
I recenti falliti referendum per l'unificazione fra piccoli comuni che si sono tenuti all'isola d'Ischia (2011) e nel Casentino (2012), hanno mostrato quanto sia difficile modificare lo status quo. Non ci si riuscirà se i cittadini dei comuni più piccoli avranno la sensazione di essere annessi a Portoferraio. O se i cittadini delle frazioni minori avranno il timore di avere con il nuovo grande comune, gli stessi problemi che oggi hanno con il loro piccolo municipio.
Per raggiungere il necessario consenso popolare, ci permettiamo di suggerire, con umiltà, di ascoltare e parlare di, a e da tutti i borghi dell'Elba. Occorre un grande, aperto, franco dibattito pubblico, non limitato agli otto borghi-capoluogo dell'isola d'Elba, ma a cui partecipino tutte le frazioni di Portoferraio e tutti i borghi degli altri sette comuni.
Occorre un progetto politico, fiscale e amministrativo lungimirante, per tutta l'isola, ma davvero rispettoso di ciascuna delle sue comunità, che stronchi sul nascere qualsiasi sospetto di centralismo isolano, qualsiasi ipotesi di annessione mascherata al comune di Portoferraio di tutti gli altri.
I promotori del referendum per l'unificazione dei comuni dovrebbero garantire da subito, a tutti i borghi dell'isola, che ciascuno di essi manterrà la sua identità. Perché quando si smarrisce l'identità di un borgo, non sopravvivono a lungo né la sua libertà, né la sua bellezza, né l'abitabilità per il residente, né l'accoglienza per il visitatore.
Attraverso un intelligente e creativo progetto di nuovo statuto per il comune unico, a ogni borgo - insistiamo a tutti i borghi, non solo agli attuali otto capoluoghi comunali - dovrebbero essere garantiti un centro civico, uno sportello amministrativo, la presenza del vigile, ma soprattutto una rappresentanza politica.
I borghi non hanno bisogno di conservare tanto un municipio fisico, quanto un punto di riferimento politico. Hanno bisogno, a nostro parere, di poter eleggere direttamente un loro borgomastro che - a puro titolo di volontariato civico - li rappresenti e partecipi, con autorevolezza, alla vita politica comunale. Un tema, questo della rappresentanza di ciascun borgo, che può essere approfondito e affrontato nell'ambito dell'autonomia statutaria del nuovo comune, senza attendere le pur auspicabili riforme della legge elettorale comunale.
Per una politica migliore
Avviandoci alla conclusione, andiamo oltre l'osservazione storica, politica e geopolitica del territorio dell'Elba, per portare un modesto contributo a una riflessione più generale.
La Repubblica italiana è afflitta da almeno trent'anni dall'incompiutezza delle riforme, dal declino della diligenza, dalla paralisi burocratica, dall'insufficienza delle infrastrutture, dall'inefficienza della giustizia, dal declino della nostra competitività.
L'unico ente politico che può davvero auto-riformarsi, e fare la differenza, a Costituzione e legislazione invariata, è il comune. Il suo rilancio, il suo rafforzamento, anche attraverso l'unificazione di municipi troppo piccoli e troppo poveri, è una cosa che i cittadini possono realizzare da soli, dal basso, ai sensi dell'art. 133 della Costituzione.
Per questo, specialmente qui in Toscana e, segnatamente, grazie a una grande mobilitazione civica, proprio nell'isola d'Elba, il dibattito sull'unificazione dei piccoli comuni in nuovi comuni-comunità più ampi è andato così avanti.
Per questo la battaglia per l'unificazione su iniziativa popolare dei piccoli comuni - prima che venga imposta dall'alto dalle tecnocrazie e/o dai populismi - può essere una sfida affascinante, un modo per superare la disperazione e per battere l'antipolitica, con una politica migliore.
Mauro Vaiani
(NDR Mauro Vaiani - mauro.vaiani@sp.unipi.it - è dottorando di Geopolitica all'Università di Pisa, nella scuola presieduta dal prof. Maurizio Vernassa. E' membro del Comitato scientifico di Italia Futura Toscana. E' il blogger di http://diversotoscana.blogspot.com.)