Chi scrive le storie che si leggono nei libri? Chi sceglie quali storie pubblicare e quali no? In base a quali criteri e con quali obbiettivi? Come vengono editate (ovvero corrette, riscritte, imbellettate ecc.) e da chi, queste storie? Da una minoranza appartenente alla classe medio-alta, ovvero alla vecchia e cara borghesia illuminata; una minoranza di persone che si rivolge “a un ristretto gruppo di persone che assomigliano a loro”; questo, sostanzialmente, sostiene Alberto Prunetti nel suo “Non è un pranzo di gala. Indagine sulla letteratura working class” (Minimum Fax, 2022).
Parafrasando il “Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels, Prunetti evoca “uno spettro che si aggira per il mondo dell’editoria”, “ospite indesiderato”, “rimosso letterario di vite fin troppo concrete e per nulla romanzesche, vite di persone che l’industria editoriale considera troppo ignoranti per leggere, che spesso non leggono perché non si vedono rappresentate nelle storie che si pubblicano”. Sono le voci di coloro che “puliscono le case delle persone che scrivono o che
pubblicano libri”, le voci del sottoproletariato del XXI secolo, diverse ormai da quelle degli operai in tuta blu dell’immaginario collettivo – ma a questi pur sempre legate; voci in favore delle quali Prunetti lancia un appello, per non lasciare che altri scrivano le loro (“nostre”, dice lui) storie, per “ricostruire
un immaginario” di classe.
E poi si rivolge ai lavoratori del mondo dell’editoria (dei quali fa parte), ovvero a coloro che – tra le altre cose – tolgono i refusi dai manoscritti degli scrittori à la page, pensano i titoli dei loro libri, scrivono a volte direttamente i loro romanzi di successo pur restando invisibili “come i pulitori dei cessi”.
A livello stilistico, “Non è un pranzo di gala” è un libro eterogeneamente legato (“oggetto narrativo non identificato”?), un saggio scritto in prima persona, talvolta tra il romanzo e il J’accuse, composto da ricordi personali, critica sociale e letteraria (un capitolo è dedicato all’analisi di “Acciaio” di Silvia Avallone), interviste ad autori stranieri, consigli di scrittura (“fare del testo un cantiere aperto, replicando in narrativa il lavoro della carpenteria industriale”), propositi e intenti di lotta di classe.
Un libro che si pone il problema di cosa significhi oggi una letteratura working class, di chi la possa e chi la debba scrivere; di chi abbia scritto fino a oggi i romanzi incentrati sul mondo del lavoro – gente che per scrivere non ha mai rubato le ore al sonno, dice Prunetti; e viene a mente allora Roberto Roversi quando parlava dell’equivoco di fondo del neorealismo, del “sostanziale paternalismo” di chi sta come “persona seduta a scrivere” guardando dalla finestra, senza
partecipazione diretta a quel che racconta. Roversi, uno che smise di pubblicare con i grandi marchi editoriali – per non venir mercificato – e si mise a ciclostilare i suoi lavori.
Venerdì 21 luglio 2023 alle ore 21:30 Alberto Prunetti parlerà di questo libro e di quel che vuole con il giornalista Giacomo Alberto Vieri. L’evento è il quarto incontro della Rassegna letteraria Autorə in Vantina organizzata dal Comune di Capoliveri in collaborazione con la Pro Loco e con la Libreria MardiLibri di Portoferraio.
Angelo Airò Farulla