La zona che si trova davanti all’attuale presidio ospedaliero sito in Portoferraio è stata intitolata “Largo Luigi Torchiana”.
Questo è accaduto per ricordare Luigi Torchiana, un medico che ha lavorato negli anni trenta del secolo passato nell’ospedale civico elbano Vittorio Emanuele III.
E’ autore di un opuscolo edito nel 1933 dalla tipografia popolare in Portoferraio dal titolo “Il nuovo ospedale di Portoferraio. Relazione e casistica con note cliniche”.
E’ conservato nella biblioteca civica ferraiese.
Questo è l’incipit della prefazione: ”Essendo ormai trascorso un anno da quando ebbi l’onore, in seguito a concorso pubblico, di essere chiamato a dirigere l’Ospedale Vittorio Emanuele III di Portoferraio, sento il dovere di pubblicare la presente relazione con un triplice intendimento:
1° - di portare a conoscenza di chi lo ignora quale importanza abbia oggi l’ospedale di Portoferraio e quanta ne abbia avuta nel passato
2° - di dimostrare se ancora ve ne fosse bisogno ,quale sia stata la radicale trasformazione dei vecchi locali adibiti ad uso Ospedale e quale sia stato il risultato raggiunto dalla provvida Amministrazione con grave sacrificio finanziario, ma alto senso del dovere, ben compresa delle necessità e degli urgenti bisogni dell’Isola…Eppure, per chi ben consideri la cosa, comprende facilmente come la sistemazione dell’Ospedale, data la posizione insulare dell’Elba, fosse necessario elemento di tranqullità per i 32000 abitanti, specie nei casi di urgenzacontinuando a servirci del grande nosocomio vicino per tutti quegli aiuti dei quali un ospedale più piccolo abbisogna.
3° - di dimostrare con l’eloquenza delle cifre l’attività chirurgica operatoria che si è svolta nell’Ospedale a me affidato e come io sia riuscito a svolgere in pratica il programma di lavoro ed organizzazione che mi sono proposto assumendo stabilmente la Direzione di questo Istituto.
Persuaso infatti che un Ospedale non ha ragione di esistere solo come luogo di cura puramente pratico, bensì come centro di cultura, nel quale la pratica operativa non deve essere disgiunta da tutte quelle indagini cliniche, istologiche, radiologiche ecc. che rendono completa la vita dello studioso e sono indispensabile complemento della conoscenza scientifica del morbo, persuaso che l’intervento praticato sull’uomo rende uguale la clinica sia essa professata nel più grande come nel più piccolo Ospedale del mondo …”
(Cfr pg 3 opera citata)
Sono parole che ho voluto integralmente riportare perchè non solo condivido ma anche reputo attuali in particolare il ritenere l’ospedale luogo di cultura e non solo luogo di cura puramente pratico.
Terminata la prefazione, Torchiana passa a scrivere ‘Cenni Storici’ dove ricorda che in questo ospedale, da lui diretto, ha lavorato il dr Giosuè Marcacci
(vedi https://www.mucchio-selvaggio.it/CONTENITORE_la_piaggia/NUMERI/083/083-34.pdf ) il quale “desideroso di seguire le innovazioni nel campo della chirurgia, fu uno dei primi, se non il primo ad usare il cloroformio in Toscana, praticò tra i primi la cistotomia ipogastrica”.
Marcacci era innovatore ma, come tutti gli innovatori, era anche aggiornato, in particolare sulle nuove metodiche di narcosi eterea. Fu certamente uno dei primi, se non il primo, in Italia, ad impiegare la narcosi eterea col cloroformio. Pubblicò questi esperimenti, da lui chiamate “osservazioni” ed eseguiti nell’ospedale militare di Portoferraio, sulla “Gazzetta toscana delle scienze medico-fisiche”. (Firenze. Stamperia sulle logge del Grano. 1849)
Il titolo:“Uso del cloroformio in cinque operazioni chirurgiche e due tentativi coll’aldeina” (Portoferraio 23 agosto 1848). Segue infine il capitolo dal titolo “il nuovo ospedale di Portoferraio“. Torchiana così comincia ”Volendo ora dare un’idea dei vari locali, dirò che l’Ospedale è costituito da un grande fabbricato di due piani e pianterreno...”
Torchiana scrive una dettagliata indicazione su come gli spazi dell’ospedale sono stati organizzati. Per il pianterreno e per ciascun piano viene allegata la mappa, in pianta a scala 1:500, in cui ogni spazio, locale è scrupolosamente numerato in rapporto alla funzione che ivi è svolta.
Il secondo piano è quello adibito a reparto chirurgico quello dove lui lavora.
Pianta del secondo piano adibito a reparto chirurgico
Il prof Torchiana al lavoro in sala operatoria
Tutto l’ospedale occupa un’area di 3850 mq compreso il terreno adibito a giardino e il padiglione che serve di abitazione alle suore adibite al servizio dell’ospedale. E’ capace di 150 letti ed è diviso in due reparti: uno di medicina e l’altro di chirurgia e a questo ultimo sono aggregati i reparti maternità e di isolamento.
Il libretto termina con le pagine relative alla casistica clinico chirurgica che va dal 1 aprile 1932, epoca della prima operazione all’Elba del Torchiana, al 31 marzo 1933. Nel giro di un anno a direzione Torchiana il numero di operazioni chirurgiche è stato di 452 contro 70 eseguite nel 1929, 65 nel 1930, 45 nel 1931.
Questo ospedale la cui struttura è ancora oggi presente nel centro di Portoferraio in via Victor Hugo (VEDI FOTO), era conosciuto col nome di Ospedale Civile Elbano. Qui è continuata a svolgersi assistenza sanitaria ospedaliera per tutta la popolazione elbana fino a quando non è stato aperto l’attuale presidio ospedaliero.
Oggi il fabbricato è chiuso in stato di completo abbandono.
Ingresso principale
Marcello Camici
Nella foto di copertina: Secondo piano ex ospedale civico elbano