Andrea (Andreino) Chiuchiu è stato forse l’avversario politico più simpatico che abbia mai avuto e non solo per quel cognome esotico che suscitò curiosità in Paese, quando arrivò come giovanissimo impiegato del dazio in una Marciana Marina che ora sarebbe irriconoscibile.
Chiuchiu era l’essenza, un distillato, della democristianità (ed è un complimento), un anticomunista gentile che è stato anche vicesindaco e più volte assessore di un Paese che ha adottato e che lo ha adottato, un uomo appassionato di politica che ha attraversato tutta la storia del moderatismo italiano mantenendo nel cuore lo scudo crociato.
Ma Andrea era soprattutto una persona curiosa, sempre pronto a discutere e capace di mantenere stupore e innocenza anche dopo aver passato una vita in Comune, sempre pronto ad ascoltare, a una battuta e a un sorrisetto ironico.
Le rare volte che ormai ci incontravamo casualmente, mi affibbiava appartenenze e ruoli politici che non avevo e non volevo, stupito che non avessi seguito, a sinistra, strade e solchi che lui non aveva smesso di percorrere al centro (destra). Ma ormai, nel nostro discutere divertito, non c’era più niente degli antichi scontri tra democristiani e comunisti, se non la nostalgia reciproca di una stagione in cui il rispetto tra avversari era la base per fare politica, il riconoscersi diversi ma animati da una visione del mondo e di Marciana Marina. Era una specie di scherzosa archeologia marinese del ricordo, un mondo del quale sono rimaste ceneri sparse nel vento della dimenticanza.
La scomparsa improvvisa di Chiuchiu è stata un dolore. Ora mi rendo conto che lo pensavo indistruttibile, che una Marciana Marina senza Chiuchiu che scende da casa verso la Marina salutando tutti e interessandosi di tutto e di tutti, appassionato di ogni retroscena politico anche mentre la politica spariva, non sarà più il Paese di prima.
E, scendendo da via dei Malcontenti, mi aspetterò ancora di trovarlo, piantato lì con la sua graziellina, il suo sorriso sbilenco e i suoi occhi furbi, mentre mi apostrofa: «Alla grazia tua. O dov’eri finito. Credevo non ci fossi più».
Umberto Mazzantini