Dopo anni di sofferenza, una donna è stata finalmente liberata del suo aguzzino, rinchiuso in carcere dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Portoferraio, che nei giorni scorsi lo hanno tratto in arresto in flagranza di reato, per aver violato il divieto di avvicinamento alla ex moglie, disposto dal Tribunale di Livorno.
La vicenda risale alla primavera scorsa, quando i Carabinieri erano intervenuti in quella casa durante un’accesa lite tra marito e moglie.
Formati per intervenire compiutamente anche nei casi di violenza consumati tra le mura domestiche, nonostante le reticenze della donna forse impaurita dalla possibilità di ulteriori conseguenze, in quell’occasione i militari avevano notato sul suo corpo alcuni segni indicativi, intuendo che non era forse la prima volta che la malcapitata veniva umiliata e maltrattata dal marito.
Riportata la calma, i militari lasciarono l’appartamento, avviando immediatamente le indagini finalizzate a sostenere il loro sospetto e, terminati gli accertamenti, hanno potuto ricostruire un quadro assai grave fondato su maltrattamenti fisici e psicologici ripetuti negli anni, che avevano ormai reso la donna succube del suo marito persecutore, spesso ubriaco.
Il Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri di Portoferraio ha quindi relazionato alla Procura della Repubblica di Livorno il lavoro svolto che, avallando in pieno l’attività investigativa compiuta, ha ottenuto immediatamente dal Giudice il provvedimento di allontanamento dalla casa familiare con divieto di avvicinamento alla parte offesa, con l’applicazione del braccialetto elettronico per controllarne il rigoroso rispetto.
Pochi giorni fa è però scattato l’allarme per una presunta manomissione del braccialetto elettronico. Partite immediatamente le ricerche, anche con il contributo della Stazione Carabinieri del capoluogo isolano, in pochi minuti i militari hanno rintracciato e bloccato lo stalker, che si era liberato del dispositivo elettronico e aveva quasi raggiunto la moglie.
Sono immediatamente scattate le manette ai polsi del tunisino 33enne, non solo per aver violato il divieto di avvicinamento alla ex moglie, ma anche per la forte resistenza opposta durante le fasi del suo arresto.
Trasferito nel carcere “Le Sughere” di Livorno, l’uomo rischia ora una pena che può raggiungere anche i sette anni di reclusione.