Sono cresciuto in un paesino di poche anime dove era facile essere amici anche di persone molto più anziane. Gli inverni erano lunghissimi e non esistevano internet o netflix, rari anche i telefoni cellulari. Ci si chiamava a casa per uscire e andare a giocare a pallone “alla scuola”.
C’erano le persone e le lunghe chiacchierate sotto il pino o al bar da Bruno.
Pesca, vigne, funghi, partite interminabili a briscola e tressette. Passeggiate al Caloncino.
Tutte cose semplici che mi appassionavano. Insieme ai racconti della guerra, dei partigiani, della fame e delle violenze dei fascisti che penso abbiano plasmato in larga parte quello che sono oggi.
Io stavo lì i pomeriggi interi ad ascoltare o a guardarli giocare a carte, prima di diventare uno dei loro compagni. “Si fa la partita?” chiedeva Beppe arrivando “locco locco” da casa.
“Questi so forti”, diceva Aldo quando perdeva.
E così mi è capitato il privilegio di essere stato amico di Aldo, di Beppe, di Umberto, di Liano e anche di Piero. Uno degli ultimi che era ancora con noi e che ieri ci ha lasciati.
Uomini di un altro tempo.
Ricordo che una volta, una quindicina di anni fa, Piero mi fa: il mi’ babbo è morto a 84 anni, il mi’ fratello a 84 anni, quanto pensi che io possa ancora campare?
Beh Piero, sei arrivato a 96. Mica male anche nel confronto in famiglia.
Oggi il mondo è diverso e per la verità anche allora ricordo le prese in giro dei miei amici (quelli coetanei) quando dicevo qualcosa che esulava dalle nostre cazzate di ragazzi. “Te l’ha detto Piero? Te l’ha detto Aldo?”
Scherzi bonari che non mi hanno mai offeso e che anzi oggi ricordo con affetto perché mi rimandano a quel mondo di me ragazzino che rimpiango per la sua semplicità e per l’affetto incondizionato che esisteva in una piccola comunità come quella di Seccheto.
Condoglianze e un abbraccio affettuoso a Patrizio e Angela, a Laura, a Luca e a tutta la loro famiglia.
Simone De Rosas