Il 17 luglio il megayacht Opera, lungo 146,35 metri, dello sceicco Abdullah bin Zayed Al Nahyan di Abu Dhabi e ministro degli esteri degli Emirati Arabi Uniti, ha potuto fare liberamente il giro dell’isola di Giannutri – Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano a terra e a mare - anche attraversando e sostando nell’area dei Grottoni, zona 1 a tutela integrale.
Poi la lussuosissima isola galleggiante ha sostato in uno dei due corridoi di accesso non protetti e, come in un film, dal megayacht sono fuoriusciti dalla pancia della super-nave motoscafi e moto d’acqua che hanno scorrazzato senza problemi nel mare protetto dell’isola, dove è precluso ai comuni mortali. A testimoniare inequivocabilmente questa brutale ostentazione di un privilegio ci sono i video e le foto realizzate da alcuni residenti di Giannutri e pubblicate meritoriamente da GiglioNews (https://www.giglionews.it/con-lo-yacht-e-le-moto-dacqua-nelle-acque-protette-di-giannutri) che informa: "Hanno fatto il giro dell'isola e noi ce lo sognamo ... Ai Grottoni non possiamo neanche fare il bagno e questi invece possono fare quello che vogliono" lamentano i giannutrini e denunciano che nessun organo preposto si è mosso per bloccare la palese violazione dell'area protetta nonostante le numerose chiamate di segnalazione alla Guardia Costiera.
Quel che è certo è che se un’imbarcazione italiana provasse a fare in una delle aree marine protette degli Emirati Arabi Uniti quel che hanno fatto la reggia galleggiante Opera e il suo codazzo di rumorosi e inquinanti motoscafi e moto d’acqua nel mare protetto di Giannutri, molto probabilmente qualcuno sarebbe finito in una galera della ricca monarchia assoluta islamica emiratina.
E i reali a bordo e il capitano dell’isola galleggiante sapevano benissimo dove erano e cosa stavano facendo: Giannutri è un’area ZSC/ZPS secondo le Direttive Habitat e Uccelli dell’Unione europea e fa parte del grande Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che il nostro governo si “vende” da sempre come area marina protetta in tutte le conferenze internazionali sulla biodiversità alle quali partecipa e anche all’Unione europea per giustificare la sua traballante politica ambientale. Quello che emerge purtroppo dalle foto e dai filmati è che a Giannutri non esiste alcuna forma di controllo e vigilanza stabile e questo, evidentemente, gli emiratini lo sapevano.
Ci chiediamo cosa ne pensino i ministri dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, degli esteri Antonio Tajani e delle politiche del mare Nello Musumeci di quanto accaduto a Giannutri e se intendono protestare ufficialmente contro questa violazione della nostra sovranità ambientale e marittima oppure se gli unici arabi da tenere a distanza siano solo quelli poveri, mentre ai super-ricchi in magayacht tutto è permesso e vengono accolti con gridolini e articoli di giubilo.
E, a proposito di differenza di classe (che nel caso dello sceicco-ministro emiratino è anche mancanza di classe), che dire della mancata gestione del flusso turistico sull’isola? Sono migliaia le persone che giornalmente si riversano nella minuscola Giannutri pensando di trovare chissà quale eden balneare, probabilmente perché sanno che è protetta, mentre si ritrovano in un girone dantesco. Giannutri ha solo 2 piccolissime spiagge ed è di difficile accesso perché è completamente rocciosa e con un solo sentiero tra le 2 piccole Cale (Cala Maestra e Cala Spalmatoio) che il turismo “popolare” – non certo super-ricchi a bordo di Opera – si ritrovano a fare sotto il sole cocente e il caldo soffocante di questi giorni.
I due coni di entrata a mare non sono nel Parco e le zone “libere” sono un caos e il Comune del Giglio non sembra molto propenso a gestire i flussi. Ad oggi il Parco Nazionale riesce a tutelare le parti più sensibili perché per girare per sentieri occorre una guida ogni 25 persone. Legambiente ha più volte chiesto la realizzazione di due campi boe per arrivare a un numero massimo di imbarcazioni ancorate e per evitare che le ancore distruggano ancora di più la preziosa prateria sottomarina di Posidonia oceanica. Intanto, per gestire un po’ meglio il flusso turistico mordi e fuggi, basterebbe regolamentare gli attacchi e non far arrivare più minicrociere insieme, ma con orari e permanenze sfalsati.
Quel che è evidente è che le persone non vengono informate sul fatto che l’isola, facendo parte del Parco Nazionale, ha delle norme di tutela e quindi è possibile muoversi per l’isola solo accompagnati da guide ambientali. Questi turisti cercano quindi di spostarsi tra una cala all’altra rischiando spesso (come a volte succede) di sentirsi male. Cercano refrigerio in mare circondati però da altre centinaia di persone nella loro stessa situazione. Eppure ci si aspetterebbe che per i visitatori Giannutri fosse una positiva esperienza di scoperta della biodiversità marina e terrestre, attraverso un’attenta informazione fatta dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e dagli operatori turistici che portano le persone sull’isola. Invece tutto questo non succede e, nonostante il meritorio restauro della villa romana e del suo mosaico, la gita fuoriporta a Giannutri sembra la tragica avventura di tanti Fantozzi allo sbaraglio.
Come se non bastasse, domenica 23 luglio a Punta Secca diverse imbarcazioni si sono ancorate a poche decine di metri i dalla costa in zona 2 del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano dove la sosta dovrebbe essere permessa solo attraverso appositi campi boe. Tra queste barche un motoscafo per rimanere fermo, di poppa verso gli scogli, aveva legato una cima ad una roccia su un fondale di circa 1 metro di profondità. Questa pratica è totalmente illegale e può provocare danni all’ambiente marino. Erano presenti anche due diving che avevano gettato due ancore: una di prua verso il largo e l’altra di poppa sul fondale roccioso a pochi metri dalle rocce emerse. Però, l’ancora di una di queste 2 imbarcazioni era stata agganciata male sul fondale e quindi si spostava arando letteralmente il fondale fino alla prateria di Posidonia oceanica. Anche questo tipo di ancoraggio è totalmente illegale e molto dannoso. Eppure, le barche dei diving hanno a disposizione le boe gialle posizionate dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che, secondo il disciplinare del Parco, i diving dovrebbero essere prenotate, dietro pagamento, per poi utilizzarle. Purtroppo a Giannutri quasi nessuno lo fa e queste pratiche vanno avanti da decenni proprio per mancanza di controlli. Così si distrugge lo stesso fondale che è una risorsa turistica e si danneggia chi si comporta correttamente.
Queste barche fanno da “calamita” ad altre imbarcazioni da diporto che così, con il passare delle ore aumentano. Legambiente ha naturalmente provveduto a segnalare tutto alla Capitaneria di porto e a chiedere un sollecito intervento.
Lo stesso Stato che ha istituito il Parco Nazionale e l’area a mare con un Decreto del Presidente della Repubblica del 1996 non può continuare a far finta di nulla, magari presentando Giannutri e le altre zone a mare come “aree particolarmente protette“ per raggiungere il 10% richiesto da Ue ed Onu. Se, come è evidente, il governo non riesce a difendere il mare di Giannutri. rafforzi la sorveglianza a mare a e a terra dispiegando forze dell’ordine appositamente dedicate, come si fa nei Paesi che tutelano davvero l’ambiente. Sanzionare a danno fatto e solo dopo le segnalazioni di cittadini, stampa e Legambiente ha poco senso.
Altrimenti il governo dica pure che si è arreso e che gli sceicchi e i furbi possono fare quel che vogliono.