Oltre ad essere costantemente monitorato, sempre maggiore sforzo investigativo è riservato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Livorno ad episodi e dinamiche costituenti reati in materia di atti persecutori ricompresi nel più esteso alveo della violenza di genere, e che si traducono nelle più diverse e disparate tipologie e casistiche di condotte, nonché talvolta e sempre più spesso commesse in ambiente cyber: i cd. reati informatici.
I Carabinieri del Comando Stazione di Porto Azzurro hanno indentificato e deferito a piede libero all’AG di Livorno una donna ritenuta responsabile di atti persecutori verso un’altra donna utilizzando in rete e falsi profili social.
La vicenda, che è stata meticolosamente ricostruita dalle indagini condotte dai carabinieri, sarebbe scaturita da una contesa sentimentale e dal conseguente rancore maturato verso la vittima, da cui avrebbe poi avuto origine un comportamento dell’autrice delle condotte che avrebbe preso la chiara forma di quelle previste dalla vigente norma ad integrare il reato di atti persecutori commessi con l’utilizzo dei social media.
Infatti, in particolare, l’autrice delle condotte di stalking avrebbe utilizzato dei falsi profili di un noto social, dapprima allacciando contatti nel circuito relazionale della propria vittima anche per conquistarne la fiducia in ambiante digitale, per poi, ottenuta la cd. “amicizia del profilo”, porre in essere una serie di attività persecutorie, così molestando la sua vittima mediante insistenti e reiterate pubblicazioni di post offensivi e diffamatori.
Talché la vittima, ritenuta la situazione non più sostenibile si è determinata a rivolgersi ai Carabinieri del Comando Stazione di Porto Azzurro, i quali hanno avviato un’attività strutturata di indagine in ambiente telematico durata diversi mesi, riuscendo a risalire in modo certo all’identità della persona che si nascondeva dietro i falsi profili artatamente creati per inscenare le condotte persecutorie.
L’indagata dovrà quindi rispondere davanti al Tribunale labronico del reato di atti persecutori (stalking), reato consumato e continuato per un esteso lasso temporale, aggravato dall’uso di strumenti informatici per cui è prevista una pena che da un minimo di un anno può, con le aggravanti, raggiungere i 6 anni di reclusione.
Si evidenzia che il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità dell’indagato sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.