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I treni non esplodono

Scritto da  CR Lunedì, 30 Aprile 2018 09:29

All'Elba la testimonianza dei familiari di Viareggio

Sulle Frecce Rosse i 'rilevatori di svio' ci sono, ma non sugli altri treni passeggeri o treni merci, comprese quelle pericolose, dispositivi di sicurezza che costano 800 euro e che montati sulla carrozza frenano in automatico il treno se una ruota si stacca dalla rotaia. Si sarebbe potuta evitare, insomma, la distruzione di un intero quartiere e 32 vittime bruciate vive di Viareggio il 29 giugno 2009 e quelle di altri incidenti, ultimo Pioltello. Ed è grazie alla interrotta mobilitazione, (“senza deleghe a nessuno” tengono a precisare), dei familiari dei morti di Viareggio riuniti nella Associazione “Il mondo che vorrei”, e “Assemblea 29 giugno”, che si è arrivati lo scorso anno alla sentenza di 1° grado di condanna a 6 anni di Mauro Moretti, allora a capo di RFI (rete Ferroviaria Italiana) e dei dirigenti a vario titolo coinvolti nella sicurezza.


Tema, quello della sicurezza, che è europeo, come si capisce dalla sentenza di Lucca: delle 23 condanne, 15 riguardano imputati italiani (11 dei quali in ruoli di dirigenza in aziende di proprietà pubblica) e 8 imputati tedeschi a capo della società (americana) proprietaria del vagone di GPL della Gatx Rail di Hannover e delle officine Jungenthaler.


Ma il 13 novembre 2018 ci sarà il processo di appello, si presume con uno stuolo di avvocati di grido determinati a ribaltare la sentenza, legali che non ci sarà problema a pagare, non fosse altro per la disponibilità liquida di 9,4 milioni di euro incassata nel frattempo da Moretti, con la buonuscita per tre annetti a capo Finmeccanica-Leonardo. Davide contro Golia, praticamente.


Ed è per questo che Daniela Rombi, Maria Nanni, Giuseppina Madesani e il ferroviere Riccardo Antonini (licenziato per aver detto 7 anni prima della sentenza di chi erano le colpe) portano in giro per l'Italia la loro toccante esperienza che, visibilmente, fa loro rivivere ogni volta il dramma personale e collettivo di 9 anni fa. A Portoferraio ci sono arrivati grazie alla Libreria MardiLIbri di Piazza Repubblica, presentando i due volumetti “Viareggio, 29 giugno 2009” (raccolta di articoli) e "I treni non esplodono", di Ilaria Giannini e Federico di Vita.


Un risultato l'hanno già ottenuto, se è vero che come annunciato di recente dal direttore dell'ANSF (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie) incontrato dai familiari della strage di Viareggio, dal 2019 i rilevatori di svio saranno obbligatori su tutti i treni europei (oggi solo in Svizzera).


La sentenza dei giudici è particolarmente importante, per le motivazioni che, pur circoscritte com'è logico all'oggetto del dibattimento, assumono di fatto un valore di denuncia verso le drammatiche cifre dei morti sul lavoro , già 220 nel 2018 (450 se si contano quelli in itinere), chiamando la politica a fare quelle scelte che mai finora ha fatto, ad esempio aumentando l'esiguo numero di ispettori del lavoro.


Secondo i giudici, il disastro di Viareggio "costituisce un evento derivato da una concatenazione di accadimenti strettamente consequenziali tra loro che sarebbe stato possibile evitare attraverso il rispetto di consolidate regole tecniche". I giudici rilevano anche, riguardo a società coinvolte nel processo, che le stesse hanno "ottenuto vantaggi consistenti nel risparmio economico derivato dalla omissione di interventi di carattere tecnico".


I soldi per la sicurezza ci sarebbero, basta un semplice conteggio: con il 9.442.000 euro di buonuscita a Mauro Moretti si sarebbero potuti installare i rilevatori di svio su 11.802 carrozze, una bella fetta del parco carri di Ferrovie dello Stato (32 mila nel 2009) sicuramente tutte quelle destinate al trasporto di merci pericolose.


CR

 

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