Stampa questa pagina

Lo sbarco di Adriano e il Buon Natale marinese

Scritto da  Enrico Manzi Lunedì, 24 Dicembre 2018 10:21

 

Noi buttammo il ferro a Marciana Marina, presso la torre medicea, in un giorno d’autunno ancora caldo. Porticciolo da stampa antica, aria limpidissima, acqua di inverosimile trasparenza dove guizzano nevrasteniche colonie di muggini. Questo porticciolo è prediletto dai vinaccieri liguri che a volte ci si ritrovano con dieci o dodici barche. Vengono quasi tutte da Sestri Levante e le armano e le equipaggiano degli ottimi marinai che sono anche dei commercianti avveduti: i maggiori acquirenti, forse, del vino elbano.
Il quale, se c’è qualcuno che non lo sa, è di grado assai alto, tale che può far lega, medicandoli, coi vini più tenui e meno costosi di altre regioni. La nostra era la prima barca che se ne venisse, coi venti d’autunno, dalla Riviera.
Navigammo con pioggia e mare gramo e un poco di burrasca ci tolse il sonno: ma sbarcando nel sole, tutta quella pace, quella trasparenza, ci dettero un benvenuto che prometteva serenità. Visitando l’isola, fosse il vino offerto dai contadini con bella ospitalità, o fosse la lieve ebbrezza della luce diffusa, avemmo, con la serenità, la gioia di chi incontra, inaspettatamente, un paesaggio che aveva soltanto sognato.
Ecco perché la mia Elba è quella che fa venir voglia di tornare nudi nell’aria e di buttarsi in mare a braccia tese da uno scoglio alto e contare i sassi nel fondo, beati che natura sopporti tanta innocenza. Quella che induce a sdraiarsi tra le eriche o tra le viti basse e stracariche a spiccare qua e là un chicco; che costringe a riempirsi gli occhi di una nuvoletta che il sole calante arrossa come un melograno.
Balenano negli orti zucche dorate, brillano pomodori e peperoni come gioielli. Nei sottoboschi autunnali sbuca il ciclamino. All’alba, un po’ di nebbia indugia sulle piante come un soave fiato. E ad incontrare un asinello montato da un giovane o da un vecchio, che scenda da Capoliveri o attraversi i viottoli sassosi di Campo ci si resta incantati ad ascoltare un riaffluire di ricordi che non si sa di dove vengano: se da racconti antichi, o da serene e agresti esistenze da noi già vissute in una lontana età.

Di Adriano Grande, in “Almanacco dell’Elba”, edito dal giornale « Il Popolano», 1935


Con questa bella dedica scritta da Adriano Grande molti decenni fa, ti auguro Buon Natale, cara Marciana Marina: paese tranquillo e semplice che cela dietro la sua imperfezione la vera bellezza, quella che resta nel cuore di chi ci è cresciuto o vissuto. Oggi, nonostante qualche acciacco e un carattere difficile, sei matura e consapevole: perciò ricordati della tua giovinezza e sappi che non hai niente che i tuoi abitanti non possano curare senza ricorrere a dolorosi interventi. Auguri e promettimi di non cambiare mai..troppo.


Enrico Manzi

Vota questo articolo
(0 Voti)