Gli esami di Stato al tempo del Covid-19
Cosa pensano studenti, docenti e presidi dell'inedito esame di Stato in corso di svolgimento?
Ascoltiamo i protagonisti.
I neo maturati
Gli studenti in genere sono soddisfatti dell'andamento dell'esame. Certo è mancato quell'insieme di riti che caratterizzano da tempo questo importante appuntamento della nostra vita. <<Fino a marzo pensavo – dice Carla (nome di fantasia) – ad un esame-festa, con gli amici e i parenti. Poi, ho immaginato un esame con i docenti distaccati, dietro alle mascherine. E poi, che strano avere un solo testimone>>. <<E' mancata – aggiunge Ilenia – l'unità della classe, la compagnia degli altri. Abbiamo cercato di sopperire, recandoci a scuola e stando tutti fuori incoraggiando e in attesa>>. Luca sottolinea che non è mancato un momento di particolare commozione (<<ma soprattutto per le ragazze>>, precisa), quando la vigilia dell'inizio della prova la classe si è collegata per ascoltare insieme la canzone <<Notte prima degli esami>>. Sono tanti a riconoscere che i professori della commissione, e anche il presidente esterno, hanno fatto di tutto per mettere i candidati a proprio agio, rasserenando il clima e dando fiducia. E' vero, gli studenti non hanno sottovalutato questo appuntamento, sebbene consapevoli di essere in una situazione atipica e con una formula (apparentemente) semplificata. <<Ho voluto mia mamma come testimone – dice Ilenia – ed era più emozionata di me. Io, come altri, ho avvertito la vicinanza e la comprensione dei docenti. A dispetto delle mascherine, gli sguardi ci rassicuravano>>. Un'esperienza condivisa: il distanziamento fisico forse ha rafforzato la vicinanza psicologica.
Insomma, da questa situazione, si riesce a trarre del positivo. Come dice Carla: <<La mia parola-sintesi è "maturità". Sì, da questa esperienza ne ho ricavato un accrescimento interiore, una maggiore autonomia, per esempio nell'organizzarmi da sola la giornata, tra studio e altre attività>>. <<Nonostante tutto – aggiunge Ilenia – questo periodo lo ricorderò con felicità, compresa l'alternanza dei sentimenti>>.
Non sarà così, si spera, ma se si dovesse ripetere questa situazione, alla luce dell'esperienza vissuta cosa si può consigliere ai futuri maturandi?
Sicuramente di non sottrarsi alle videolezioni e di non lasciarsi indietro cose da studiare all'ultimo momento. E poi di stare tranquilli, perchè in fondo si tratta di un normale colloquio. Insomma, cercare di viverla come esperienza unica, con serenità, e di fidarsi e affidarsi ai docenti. Ma un messaggio, <<gentile e costruttivo>>, è rivolto anche ai docenti: nella didattica a distanza cercare di non dimenticare mai di ascoltare gli studenti, sforzandosi di entrare in empatia, collaborando di più fra insegnanti per una migliore organizzazione della didattica al fine evitare sovraccarichi.
I docenti
<<I ragazzi delle Quinte – dice un'insegnante di Lettere - hanno mostrato molta maturità e consapevolezza. Dopo un primo momento di sbandamento hanno lavorato a distanza con impegno ed i risultati sono complessivamente positivi>>. Chiaramente si tratta di un esame diverso, che non ne depotenzia il valore: <<Diciamo che non è facile dover valutare i ragazzi sulla base di un'unica prova orale, che necessariamente altera almeno in parte i risultati. E poi, entrare nell'aula scortati dal personale Ata e alla presenza di un unico "congiunto" non ha nulla a che vedere con quello che è stato l'esame di maturità per tutti coloro che lo hanno affrontato prima di questo anno>>. Eppure, lo stato d'animo degli studenti non è apparso molto diverso dagli anni precedenti: <<gli studenti sanno che non ci sono prove d'appello, per cui si giocano tutto in questa che è l'unica prova, e l'emozione si avverte palesemente>>.
Resta il rammarico, un po' in tutti i commissari, di non poter far festa con i ragazzi e salutarli dopo averli seguiti per tanti anni. <<Se ne vanno da questa scuola, senza che gli possiamo far sentire davvero la nostra soddisfazione per il percorso che hanno svolto, come se non fosse un momento speciale>>.
Esami di Stato anche nel carcere di Porto Azzurro, sezione del liceo scientifico. Piccoli numeri, cinque studenti. <<Non si è notata – racconta un docente della commissione - particolare differenza rispetto agli altri anni, trattandosi comunque di una sede che ha determinate regole. Sono mancati i saluti abituali, le strette di mano, quelle normali espressioni di affetto e amicizia>>. Durante i colloqui è emerso anche il raffronto tra la situazione di chiusura determinata dalla pandemia, e vissuta da tutti, e la condizione dei reclusi, vale a dire il rapporto fra privazione e libertà.
Un pensiero non può non essere rivolto al prossimo anno scolastico. Molte sono le preoccupazione circa le modalità della riapertura. Tutto dovuto alle incertezze sulle Linee guida per le scuole (al momento di andare in stampa non ancora rese note).
<<Certo il futuro prossimo ci preoccupa – dice la docente di Lettere -. L'idea di dover ricominciare con l'incubo della didattica a distanza è come una spada di Damocle che ci sentiamo pendere sulla testa. I ragazzi hanno diritto di vivere la scuola in presenza e chi ne ha il potere deve spendersi per garantire loro questa possibilità. Non è un capriccio voler riaprire le scuole, è una necessità formativa, oltre che sociale>>. E, aggiunge il professore del carcere, <<bisogna investire sulla scuola, assumere docenti, eliminare le classi pollaio, dare spazi adeguati>>.
Prima di congedarsi, i docenti desiderano esprimere il loro ringraziamento agli studenti, ai colleghi, ai presidenti di commissione e al personale Ata.
Un presidente di commissione
<<Assunzione di responsabilità e spirito di collaborazione>>. Sono queste le sottolineature di un dirigente scolastico che ha presieduto una commissione d'esame. Che registra anche, fra i docenti, una disposizione diversa, una maggiore attenzione verso i ragazzi . E aggiunge: <<Tutti hanno mostrato correttezza nel rispetto delle regole, avvertite non come coercizione ma atto di responabilità convinta>>. Però il pensiero ricorrente dei presidi è alle procedure della ripresa a settembre. Ci si augura che la didattica a distanza sia stata solo un momento emergenziale. Si avverte però il timore che debba in qualche forma continuare. E, pensando ai ragazzi, anche se preocupato il preside augura un futuro ricco di soddisfazioni.
Nunzio Marotti da Toscana Oggi