Leggendo su Elbareport la bella lettera di Gianni Petri mi è venuto in mente che giorni fa avevo visto su Facebook l’appello di un sindaco di un’altra isola e sono andato a ricercare la notizia. La Sindaca in questione si chiama Giusi Nicolini e da poco è la prima cittadina di Lampedusa e Linosa che, dopo aver accolto Papa Francesco sulla sua terra, ha lanciato un appello : «Lampedusa non ha né una biblioteca né un negozio dove poter acquistare libri. Voi ci vivreste mai in una città dove non è possibile comprare dei libri? Io non credo! Quindi se in giro per casa avete libri (di qualsiasi genere!) che non leggete/avete già letto e di cui volete sbarazzarvi, aderite all’iniziativa: è semplicissimo! Recuperate i vostri libri e spediteli al seguente indirizzo: GIUSI NICOLINI SINDACO Donazione dei libri per la prossima apertura della Biblioteca Ibby di Lampedusa VIA CAMERONI, 92010 LAMPEDUSA (AG)».
La signora Nicolini probabilmente non organizza premi letterari e non ha denarose sponsor che organizzano salotti letterari estivi, né fa i dispetti agli organizzatori di altre serate letterarie, ma a differenza del Sindaco di Marciana Marina che la biblioteca se l’è trovata e l’ha fatta sparire, la Nicolini la biblioteca insulare la vorrebbe far comparire perché sa che la cultura non è roba da palchi estivi ma la creazione di luoghi concreti, è libri sfogliati e da leggere. Chi ha libri non ha interesse, chi non li ha li vorrebbe, chi ha pane non ha denti.
Ho chiesto al mio saggio amico perché secondo lui, mentre a Lampedusa la sindaca lancia appelli, a Marciana Marina assistiamo alla prolungata chiusura ed agonia di una delle biblioteche più antiche dell’Elba, ed ecco cosa mi ha risposto:
La chiusura della biblioteca qualcuno ormai la attribuisce a un’entità fantasiosa ma ben determinata, (Perbacco, meglio andare a bere che leggere!) Viene da supporre che tale fantasiosità marcianese al potere ignori quella cosa che passa per letteratura, un po’ presente in tutto il mondo conosciuto, ma che per chi ha quella nefasta abitudine a leggere risulta un tantino evidente (Oh che le letterature son roba da dementi e folli!) Pertanto forse anch’essi (i fantasisti da palchi, cene e cocktail letterari) ingombrano accidentalmente le fila degli analfabeti, quegli analfabeti totali o parziali così ben rivelati, incidentalmente, da sondaggi nazionali (finalmente anche qui la presenza del popolo dei nuovi barbari che in Padania sono sognanti e da noi anche ignoranti).
Quindi, sempre i soliti fantastici possono mantenere la chiusura di una biblioteca pubblica in quanto, forse, fautori della sua non utilità, oppure prevedono il futuro macero di questi manufatti cartacei, pieni di parole, di cui una collezione di libri si compone e quindi alla loro perspicua attenzione possono sembrare oggetti strani, reconditi ed inutili (Oh bibliofili, c’è il sole e al mare andate!).
Allora riesce particolarmente ottimizzato il modo di non arricchirsi intellettualmente (Ohibò educar a pensare, che spreco!) e di non far leggere a gratis o far lasciare in dono alla biblioteca – così maledetta - dalla cittadinanza e dagli amati turisti, ahimè anche loro superflui nell’usufruire e nel lasciare opere che potrebbero rimanere, ma abbastanza ben accettati nel sostentamento economico e finanziario di questo così piacevole e ridente paese in cui viene mantenuto tanto bene il quasi niente culturale.
Mi viene da pensare, dopo queste dotte parole, che forse sarebbe bene caricare i libri marinesi su una barca e spedirli come profughi a Lampedusa, dove ad accoglierli ci sarebbero almeno un sindaco e gente affamata di cultura, a noi della cultura rischiano di rimanerci solo gli scafisti estivi da palco letterario, che credono che la cultura sia l’imitazione dei talk show ben vestiti che mettono in piazza nella loro colonia oltremarina.
Tiri Fissi 6 e 7