In Italia stiamo vivendo un periodo buio, nel 2022 sono nati 400mila bambini, mai così pochi nella storia del Belpaese. Le cause, i motivi sono semplici stiamo diventando un paese di vecchi e forse di egoisti, edonisti, incapaci di generosità e di fare sacrifici, chiusi ognuno nella propria confort zone. Mentre i giovani sono costretti a vivere, quando va bene, fino ai trent’anni se non più, con i genitori per mancanza di lavoro e opportunità, purtroppo, serviti e riveriti da mamme ultra protettive. Le donne prima dei trentacinque anni non fanno figli e ne vogliono solo uno. Una società malata con un futuro incerto. Forse unica soluzione l’immigrazione ancora vista dalla maggioranza degli italiani come una disgrazia e non un’opportunità. Tutti vogliamo tutto e subito, ma avere un figlio significa assumersi delle responsabilità, un figlio ha bisogno di amore, di cure continue che la nostra moderna società non ha gli strumenti per favorire la natalità. Chi di noi non ha sentito parlare sui media del caso straziante della mamma che ha dovuto abbandonare il suo bambino alla Mangiagalli di Milano. Enea, il neonato tanto amato dalla sua mamma che lo ha lasciato per dargli un futuro forse migliore.
La questione: dove stiamo andando, quale futuro vogliamo per i nostri figli, forse viviamo in una società apparente dove le disuguaglianze sono in aumento, i ricchi sempre più ricchi mentre i poveri sempre più poveri, e la ridistribuzione della ricchezza del paese prevista dalla nostra Costituzione che fine ha fatto? Triste, il futuro che ci attende per usare un eufemismo. Cosa fare? Forse occorre avere coraggio per un cambiamento di paradigma, costruire una società meno legata a valori d’antan, creare nuovi valori con una visione forse umanista o umanistica.
La tecnologia vuole diventare cultura e l’uomo moderno pare essere sempre più da rottamare. Si va delineando all’orizzonte una guerra ideologica fra tecno scienza e umanesimo mentre per contro continuano a crescere intellettuali convinti che senza cultura umanistica non sia possibile affrontare le sfide della società contemporanea. Per questo elementi come tradizione, costumi, politiche, miti, rituali e religione devono combattere per sopravvivere. In passato è successo con la stampa di Gutenberg, che ha cambiato la cultura orale, è successo col telescopio che ha messo in dubbio i fondamenti della religione cristiana. Nel XXI secolo sembra che la visione critica della tecnologia stia affiorando da parte di alcuni intellettuali che a turno criticano l’eccessivo uso degli smartphone, i selfie, i social media e tutta l’attrezzatura tecnologica a cui siamo abituati. Tuttavia, effettivamente sembra che la dimensione umanistica della cultura sia venuta meno, l’uomo non è più al centro del mondo e stanno prendendo forma nella società nuovi soggetti come algoritmi, intelligenza artificiale, robot, reti e dispositivi tecnologici, tanto che diversi studiosi parlano dell’imporsi di una cultura post – umana, una cultura in cui l’uomo è obsoleto.
Enzo Sossi