AURI SACRA FAMES!
Ricordo, ormai in quarta età, quando da giovane alunno sui banchi di scuola mi rimasero scolpite nella mente i versi di Virgilio nell’Eneide, quando l’eroe troiano incontra in Tracia Polidoro nel suo viaggio verso i lidi laziali per fondare la civiltà Romana.
“Quid non mortalia pectora coges, auri sacra fames!” (a che cosa non spingi l'animo degli uomini, maledetta brama dell'oro!) parole valide in eterno; ed è questa la funzione formativa dei classici.
In questi mesi abbiamo assistito a tragedie sul lavoro la cui origine, a mio vedere, è proprio nel significato di tali parole di circa 2000 anni fa.
La tragedia di Firenze con i morti avuti per costruire un supermercato e, di recente, l’episodio raccapricciante della morte del bracciante indiano a Latina dove emerge il valore nullo della vita umana con l’episodio dell’arto mozzato consegnato in una cassetta della frutta a quanto detto!
Tutti a stracciarsi le vesti, ma, quando si tratta di agire concretamente, tutte le iniziative si arrestano e , “ notizia scaccia notizia”, piano piano tutto rientra nell’ordinarietà. Mesi fa avevo buttato giù due considerazioni su come va il mondo, nell’articoletto “elogio della ragione”, ora proseguo alla luce di questi due fatti cercando di comprendere, non so se saranno sproloqui, il perché accadono e continuano ad accadere disgrazie simili.
La ragione di tali sciagure è la stessa: la sete di profitto e la concorrenza in un mondo globalizzato. In Italia tutto è aggravato dall’esistenza di attività criminali esercitate da più mafie ormai infiltrate nel mondo economico.
Il mondo politico, invece di essere animato da spirito di collaborazione per contrastare tale fenomeno, ne approfitta per addossare reciprocamente la responsabilità al “nemico”.
E’ molto difficile, comunque, combattere un fenomeno criminoso in territori dove il controllo è affidato a persone violente che assicurano anche i voti per conquistare il potere locale.
Spesso parlo con amici che vivono, sembra, in paradisi dove tutto funziona e non ci sono i nostri problemi. Il fatto è che vivono in paesi non democratici dove le disponibilità economiche sono notevoli ed il mercato del lavoro ha minimi vincoli o regole molto diverse dalle nostre e che possono anche essere giudicate, per alcuni aspetti, positive.
Per ragionare su tali diverse realtà, partiamo dall’ultimo episodio del povero bracciante Singh di Latina.
Da quello che ho appreso dai media ( ed anche qui si dovrebbe riflettere per quello che è detto e non detto a seconda degli orientamenti) , Singh era arrivato regolarmente in Italia per lavorare con un contratto di 9 mesi, al termine del quale era stato licenziato.
Qui scatta la trappola dello sfruttamento ( ammesso che non lo sia stato prima). Rimanendo sul territorio e non ritornando in Patria sua, è caduto nell’irregolarità e , quindi, è diventato un fantasma ricattabile e pagabile con qualsiasi salario. Penso che in questo ci sia anche una rete di suoi connazionali “caporali” che organizzano il tutto. Questa situazione permette alle nostre aziende ,di pochi scrupoli, di utilizzare tale lavoro per il proprio profitto. Ma il ragionamento prosegue! Queste aziende devono,per sopravvivere, tenere i costi molto bassi, perché chi compra i loro prodotti, le medie grandi distribuzioni, offrono prezzi bassi altrimenti si rivolgono altrove, cioè, spesso, al mercato internazionale che è globalizzato! Alla fine, noi troviamo, per fare un esempio concreto, i pomodori a 1,5 – 2 euro al kg, mentre forse dovrebbero costare il triplo per paghe decenti ai lavoratori. Naturalmente, quello che dico, a braccio, dovrebbe essere confermato da una attenta analisi dei costi lungo la filiera produttiva, in modo da evidenziare chi fa , eventualmente extraprofitti.
L’aumento dei costi dei prodotti, genererebbe, però, inflazione e tensioni sociali invise ai politici anche per consensi elettorali.
Il problema è enorme e tutti i discorsi cadono nel nulla piano piano.
Nel mondo parallelo di cui ho parlato all’inizio il problema è affrontato in modo diverso e lascio a voi il giudizio.
Singh, avrebbe contattato subito il suo datore di lavoro che gli avrebbe ritirato il passaporto ed avrebbe contrattato liberamente il salario. Accordatosi, il datore di lavoro avrebbe assunto l’obbligo di trovargli un alloggio e assicuragli le cure sanitarie per lui e l’eventuale famiglia; la scuola per i figli. Se il datore di lavoro avesse ritenuto non più utile il suo lavoro, con un ragionevole tempo di preavviso, gli avrebbe reso il passaporto e pagato il biglietto aereo per il ritorno nel suo paese di origine.
Questi mondi paralleli sono in scambio economico continuo e senza vincoli.
Vincoli che ora stanno considerando nella UE nei confronti, ad esempio della Cina, riguardo alle macchine elettriche.
La Byd (casa automobilistica cinese) produce, usufruendo anche di aiuti di stato, macchine elettriche a circa 12000 euro e manderebbe in fallimento le case omologhe europee se non si intervenisse. Forse la soluzione è la fine della globalizzazione senza vincoli , che introdotta pensando che potesse aprire alcune società alla democrazia ed evoluzioni sociali, ha prodotto il contrario.
Mi ricorre alla mente sempre un esempio: ma se io metto una mela marcia in un paniere di mele sane, queste ultime risanano la mela marcia? Meditare, meditare!
Giampaolo Zecchini