Il via libera all’area marina protetta di Capraia da parte della Quarta commissione del Consiglio regionale della Toscana è un primo positivo passo avanti, così come è positivo che il ministero dell’ambiente abbia accettato una procedura di adeguamento e revisione dei vincoli del Decreto istitutivo del Presidente della Repubblica del 1996 – che faceva propri decreti che risalivano addirittura agli anni ’80 - che in passato aveva ritenuto non percorribile.
Il lavoro svolto dal Parco e dal Comune di Capraia è certamente stato prezioso, ma resta per le altre isole con protezione a mare (Gorgona, Pianosa, Montecristo, Giannutri) e per quelle senza protezione (Elba e Giglio) lo scandalo internazionale di un’area marina protetta prevista nel lontanissimo 1982 dalla prima legge sulla protezione del mare e poi confermata nel 1991 dalla Legge quadro sulle aree marine protette e da tutte le sue successive modifiche, mentre la Convenzione di Barcellona prevedeva che il nostro Paese istituisse le Aree marina protette in itinere entro il 2012. Inoltre l’Italia, firmando gli obiettivi per la biodiversità di Aichi (target 11), si è impegnata al summit della Convention on Biological Diversity dell’Onu a proteggere con aree marine protette almeno il 10% del suo mare entro il 2020.
Invece, a 20 anni dall’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano - mentre nel resto dell’Italia sono state istituite anche Aree marina protette non previste dalla legge del 1982 e della 394/1991 - nel bel mezzo del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, le isole toscane restano nel limbo di protezioni a mare fissate nel 1996 e che non sono una vera e propria area marina protetta, ma solo vincoli.
Che questo avvenga per l’opposizione, la sordità e la miopia di alcuni amministratori locali che si sono opposti a qualsiasi revisione, temendo un ampliamento delle protezioni a mare all’Isola d’Elba e all’Isola del Giglio, è un ulteriore scandalo di una vicenda alla quale l’accordo tra Parco Nazionale e Comune di Capraia Isola restituisce un minimo di sensatezza. Legambiente invita gli altri sindaci che amministrano le isole con protezione “provvisoria” a mare – a partire dal Giglio per Giannutri e da Campo nell’Elba per Pianosa – a seguire l’esempio di Capraia e a sanare lo scandalo legislativo, politico e amministrativo dell’area marina protetta dell’Arcipelago Toscano che dura da 34 anni, ma invita soprattutto il Ministero dell’ambiente a riavviare l’iter istitutivo di un’Area marina protetta nel cuore di un Santuario internazionale che è prigioniera di interessi localistici che ne hanno impedito e ne impediscono l’istituzione prevista da leggi nazionali e da accordi internazionali.