In riferimento al giusto “appello civico” per un verde possibile all'isola, promosso da Elbareport, mi viene facile proporre, per il paese di Capoliveri, il caso dell'ormai ventennale defunto parcheggio ipogeo, di barbettiana concezione (e quasi immediato aborto). L'area è abbandonata e ancora deturpata dagli scheletri delle prime costruzioni. Eppure, a parte esse, presenta qualche centinaio di metri quadrati di terreno abbandonato alla macchia.
Anche durante l'ultima campagna elettorale, nelle rarissime occasioni a cui ho partecipato, ho avanzato poche proposte programmatiche a qualche candidato, tra cui trasformare quell'area in un parco pubblico, facendo notare che Capoliveri è l'unico paese elbano (e mi limito all'Elba solo per carità di patria, perché si potrebbe tranquillamente dire d'Italia) a non avere un parco pubblico. Poteva almeno essere affidato uno studio a qualche tecnico per valutare l'eventualità, fare un'analisi costi/benefici, demolire quanto di inutile e riutilizzare alcune strutture già esistenti (per esempio alcuni vani laterali come ambienti di servizio per la manutenzione dello stesso parco, come deposito di attrezzature, o eventualmente per un baretto).
Macchè, tutti a rispondermi che è un'idea bislacca, e lì ci deve venire qualcosa d'altro. Proponendo peraltro ben peggiori bislaccherie. Perché parlare di verde pubblico, evidentemente, a Capoliveri non paga.
ps. Tanto per restare in tema, non vi dico poi quando ho avanzato la proposta della chiusura totale del traffico dal centro urbano di Capoliveri all'interno dell'anello viale Australia – viale Italia – via Circonvallazione, da applicarsi progressivamente in cinque/sei anni: immediata per i veicoli euro 0-1-2, a tappe per le restanti classi, con l'eccezione di veicoli elettrici e di servizio pubblico. Lì addirittura mi hanno guardato manco avessi detto di essere il vero padre di Greta Thunberg.
Andrea Galassi