Legambiente ha affidato ad un comunicato comparso il 3 ottobre scorso sulla cronaca locale la replica al nostro intervento congiunto, utilizzando toni sopra le righe ed offensivi, con lo scopo evidentemente di cercare, non la soluzione al problema della presenza massiccia degli ungulati sul territorio elbano, bensì – o almeno questo traspare - uno sterile scontro, basato sulla capziosa interpretazione letterale dei termini usati nella nota alla stampa.
E’ di tutta evidenza - e basta al riguardo leggere con attenzione il nostro intervento - che in qualità di sindaci delle comunità che rappresentiamo, abbiamo inteso, con toni civili e misurati, esprimere in maniera garbata e costruttiva la nostra opinione per la soluzione del grave problema che da tempo investe l’Isola e ciò in linea con la normativa vigente. Nessuno si è mai sognato di appoggiare questa o quella lobby, né di introdurre la caccia in aree protette o addirittura di prefiggersi di violare leggi dello Stato, come, invece, si è voluto far intendere.
Lungi da chi scrive l’intenzione di addentrarsi nella smentita o nell’esegesi delle fonti citate da Legambiente, ma per doverosa correttezza nei confronti dei cittadini, si ricorda che la Legge 28 dicembre 2015 all’art. 7 comma 2 prevede espressamente la possibilità di foraggiamento dei cinghiali ai fini del controllo attraverso l’individuazione di punti previamente individuati da parte di chi è demandato al controllo. E’, quindi, inverosimile e assurdo ritenere che i sottoscritti, dopo aver enunciato i gravi problemi collegati alla diffusione incontrollata della specie infestante, se ne siano prefissi l’allevamento.
Si è, infatti, precisato come l’istanza formulata dalle amministrazioni degli altri comuni elbani rappresenti un' aspirazione meritoria e condivisibile, che, però, non risolve nell’immediato l'emergenza che gli enti locali sono chiamati, oggi, a fronteggiare al fine di dare una risposta efficace e tempestiva a quanti quotidianamente segnalano le criticità ed i danni subiti dalle incursioni dei cinghiali.
Per giungere alla revoca della destinazione di area vocata al cinghiale che interessa circa il 50 % del territorio elbano, occorre, infatti, che la Regione Toscana si pronunci su detta istanza, e ciò non è scontato, assumendo direttamente le iniziative connesse alla definitiva eliminazione degli animali nel territorio escluso dalla diretta competenza del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, attraverso si ritiene il ricorso alla cattura massiva. Ciò richiede tempo ed il dispiego di risorse messe in campo da chi viene delegato alla soluzione di un problema a cui abbiamo inteso dare come amministratori, una riposta diretta in prima persona.
Ciò detto è significativo osservare che l’utilizzo di espressioni e tematiche non in linea con la dinamica di un confronto costruttivo da parte di Legambiente, induce fondatamente a ritenere che non si sia alla ricerca di una soluzione efficace a quella che è divenuta un’ autentica emergenza, ma che si rincorra la polemica con chi si reputa non allineato con temi e soluzioni ritenute unilateralmente praticabili.
Va anche ricordato che Legambiente, tanto solerte nel censurare presunte mancanze da parte di chi scrive, in tema di tutela ambientale, non ha assunto alcuna valida iniziativa di contrasto rispetto al progetto del dissalatore che la Regione Toscana si prefigge di realizzare nella piana di Mola - Comune di Capoliveri.
I Sindaci
Walter Montagna – Maurizio Papi