La deputata di Facciamo ECO Rossella Muroni ha depositato un’interrogazione a risposta scritta rivolta ai ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani e delle politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli riguardante la recente lettera/appello inviata alle istituzioni dal Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba.
Ecco cosa si legge nell’interrogazione dell’Onorevole Muroni:
Per sapere, premesso che:
di fronte ai danni sempre più elevati causati alla biodiversità unica dell’Isola d’Elba e alla sua economia agricola e turistica, il Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba, che riunisce oltre 70 firme tra associazioni ambientaliste, agricole, di categoria, culturali e imprese, ha scritto una lettera al presidente della Regione Toscana, agli assessorati “Agro-Alimentare, Caccia e Pesca” e “Ambiente, Economia Circolare, Difesa del Suolo, Lavori Pubblici e Protezione Civile”, ai ministri della “Transizione Ecologica” e “Politiche Agricole, Alimentari e Forestali”, ai Commissari Europei e alle Commissioni per l’Ambiente e per l’Agricoltura, per chiedere un incontro urgente e interventi immediati e risolutivi per fermare l’ecocidio in corso all’Isola d’Elba e per tutelarne l’economia agricola e turistica.
La lettera è stata inviata, per conoscenza, anche ai Sindaci dell’Isola d’Elba, al Presidente e al Direttore del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, alla Provincia di Livorno e all’ISPRA;
nella lettera si legge che all’Isola, d’Elba (Provincia di Livorno, Toscana), tra gli anni ’60 e ’70 sono stati introdotti, a scopo venatorio, cinghiali (Sus scrofa) fortemente ibridati con esemplari provenienti dall’Europa Centrale e maiali domestici, in un territorio dove l’ultimo cinghiale “maremmano” era stato abbattuto nel 1802;
la popolazione di cinghiali introdotti – consentita da Provincia e Regione Toscana – è esplosa a causa di una fallimentare gestione venatoria che ne ha comportato una maggiore ed esponenziale proliferazione;
in questo delicatissimo contesto, la caccia si è rivelata sempre più uno strumento inefficace e dannoso,
all’Isola d’Elba è presente un’agricoltura di qualità che si fregia di diverse Denominazioni di Origine Controllata (DOC) e Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) e che opera in situazioni spesso difficili, mantenendo anche l’equilibrio idrogeologico di un’isola segnata dall’agricoltura “eroica” dei terrazzamenti e dei muretti a secco;
una situazione così drammatica che il Direttivo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha per ben due volte deliberato per chiedere l’eradicazione di cinghiali e mufloni (ricevendo l’approvazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale – ISPRA) e che, recentemente, 6 sindaci su 7 dell’Isola d’Elba, riuniti nella Comunità del Parco, hanno chiesto alla Regione Toscana di abolire l’Area vocata per il cinghiale e di avviare un progetto di drastica riduzione della popolazione di ungulati, per poi giungere all’eradicazione-:
si chiede di realizzare con la massima urgenza un progetto di forte riduzione delle popolazioni di ungulati in base a quanto chiesto da Parco Nazionale e ISPRA e dai Comuni;
si chiede quali iniziative intendano intraprendere affinché si fermi questo ecocidio anche attuando la normativa italiana ed europea e gli impegni internazionali presi dell’Italia nell’ambito della Convention on BIological Diversity Onu e del Decennio Onu per il ripristino degli ecosistemi in modo da evitare ’apertura di una eventuale procedura di infrazione europea per la mancata tutela delle ZPS/ZSC dell’Isola d’Elba determinata dalle politiche venatorie della Regione Toscana e dall’assenza di intervento dei governi fin qui succedutisi;
si chiede di conoscere quali iniziative intendano intraprendere, a partire da un incontro con i rappresentanti del Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba, per realizzare un progetto atto a difendere la biodiversità e l’agricoltura di un’isola protetta per oltre la metà da un Parco Nazionale e che, nonostante questo, in 25 anni ha subito perdite enormi e forse irreparabili di specie animali e vegetali e di raccolti agricoli a causa dell’introduzione e della gestione venatoria del cinghiale esterna al Parco e dei mufloni introdotti prima dell’istituzione del Parco.