I paesi Occidentali sembrano avere varcato una soglia sbalorditiva nella loro resa dei conti con la Russia scatenata dall’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin. Alcune dichiarazioni occidentali lo dimostrano – vogliamo vedere la Russia indebolita al punto che non può fare il tipo di cose che ha fatto nell’invadere l’Ucraina – altre – ha già perso molte capacità militari e molte delle sue truppe, vogliamo vedere che non abbia la possibilità di riprodurre molto rapidamente quella capacità – inoltre – non sappiamo come si svolgerà il resto di questa guerra, ma sappiamo che un’Ucraina sovrana e indipendente sarà presente molto più a lungo di quanto Vladimir Putin lo prevedeva –. La strategia Occidentale pare cambiata dove si afferma che il sostegno all’Ucraina continuerà fino a quando non vedremo il successo finale. I commenti sono sorprendenti poiché suggeriscono che l’Occidente sta effettivamente combattendo una guerra per procura con Mosca. Subito dopo l’invasione russa l’Unione Europea è stata cauta nel soppesare il suo aiuto per gli ucraini con armi per lo più difensive, mentre cercava di stabilire le linee rosse di Putin che potevano innescare uno scontro diretto con la Nato. Da allora e mentre la guerra si è evoluta, l’Unione Europea è stata disposta a prendere misure che sarebbero state impensabili prima che i carri armati russi entrassero in Ucraina. E’ difficile, ad esempio, vedere le sanzioni debilitanti imposte dall’UE come qualcosa di diverso da una forma di guerra economica diretta progettata in ultima analisi per distruggere l’economia russa e mettere in difficoltà Putin costringendolo a cambiare i suoi piani. Oppure solo immaginare prima del 24 febbraio che paesi neutrali come la Svizzera, la Svezia, la Finlandia potessero anche solo ipotizzare di entrare a far parte della Nato. La resistenza ucraina sorprendentemente efficacie e i segnali che provengono dal campo di battaglia portano a prevedere che la guerra potrebbe trascinarsi per mesi, hanno aperto la strada a un’evoluzione della politica occidentale che si inserisce in obiettivi strategici per indebolire la Russia. La questione è fino a che punto l’Occidente può arrivare prima che Putin consideri di utilizzare armi di distruzione di massa come le bombe nucleari tattiche o armi chimiche? Non ci sono prove che l’Occidente stia, di fatto, perseguendo una strategia di cambio di regime diretto al Cremlino, ed è dubbio che tale approccio avrebbe successo anche se fosse provato. Ma almeno una parte dell’apparente paranoia di Putin sulle intenzioni ostili degli occidentali sembra avverarsi.
Enzo Sossi