Caro Umberto Mazzantini,
con le tue dimissioni e la motivazione che le accompagna, hai posto una questione di estrema importanza per l'Elba e l'Arcipelago: lo stravolgimento della funzione e della gestione del Parco, con il venir meno delle sue finalità e coerenze politiche, con l'assenza di scelte conseguenti, per la tutela e per uno sviluppo compatibile e sostenibile dell'Arcipelago; nei 25 anni che hai trascorsi al Parco si sono alternati momenti più o meno esaltanti nella conduzione, non sempre convincenti e adeguati a fronteggiare tutte le varie situazioni che hanno interessato la tutela del territorio e la sua valorizzazione come patrimonio naturalistico pubblico e universale. La forte e aggressiva economia turistica con il forte sviluppo di questi anni ha senz'altro rappresentato una delle cause più rilevanti di segnali di degrado e regressione rispetto alle iniziali aspettative. Ed è stato sempre importante comunque stare in equilibrio tra l'esigenza della tutela del territorio terrestre e marino e l'esigenza, in una economia di mercato, di una iniziativa privata contemperandone i suoi eccessi di privatizzazione del territorio e dei beni pubblici. Questo difficile equilibrio è andato però ormai a ramengo da quando la politica pubblica sul territorio ha rinunciato al suo ruolo di progettazione, partecipazione, elaborazione di obbiettivi comuni, di regolazione e controllo. C'è stata una vera e propria abdicazione della politica, a vantaggio degli interessi privati, particolari, ristretti a determinati gruppi sociali e forze economiche che mal sopportavano e sopportano altri soggetti pubblici e politici che possano conciliare tutti gli interessi in un quadro di compatibilità e sostenibilità. È subentrata l'epoca del cosiddetto liberismo economico, ma anche politico (ne destra, ne sinistra, comune unico, ecc.) facendo prevalere nelle istituzioni pubbliche e nei partiti, un appiattimento amministrativo e burocratico e le tecniche di consenso legate ad interessi immediati. Oggi prevale tutto ciò, anche nel PNAT, che non riceve più ormai nessun impulso etico-politico dalla società, ad eccezione di chi come te e Legambiente ed altre associazioni quali Italia Nostra o singoli personaggi, hanno storicamente creduto in una prospettiva vera di tutela ambientale integrale dell'Arcipelago. Ecco perché la questione che hai posto con le dimissioni dovrebbe e dovrà ricevere attenzione e occasione di riflessione per tutti, come modestamente cerco anch'io di fare; dovrà interessare vari soggetti politici, pubblici e istituzionali che sono cointeressati alle sorti dell'ambiente, della tutela dell'Arcipelago. Anche perché (la vicenda di Galenzana insegna), i rischi e pericoli sono forti e richiedono adeguate scelte e misure (Area Marina Protetta), dal Ministero dell'ambiente, alle istituzioni del territorio che compongono la Comunità del Parco, ai rappresentanti dei Comuni, Provincia e Regione, ai Partiti politici, con i loro dirigenti locali e nazionali. Ripeto, è ormai anni che la politica ha perso valore e con essa le stesse istituzioni, svuotate di contenuti e pertanto le dimissioni siano intese come un campanello che risvegli questi soggetti dormienti e disattenti. Non sarà facile ed il rischio è che tutto poi cada nel dimenticatoio dell'antipolitica e continui all'Elba il solito tran tran, dove a prevalere rischiano di essere solo interessi speculativi e di arricchimento privato e dove "l'interesse pubblico" o i "beni pubblici" non hanno più nessun peso e nessun referente politico e istituzionale.
Pino Coluccia