Sono 2000 anni che i piazzisti di armi ci sfracellano le parti fragili con l’idiozia “si vis pacem para bellum” nonostante che in questi 2000 anni la guerra non si sia mai fermata, anzi, in proporzione con l’effetto distruttivo delle armi fabbricate sia diventata sempre più sanguinaria e devastante.
Porsi l’obiettivo di bandire la guerra dagli strumenti usati per comporre le fratture fra Nazioni significa individuare un percorso che abbia almeno qualche requisito di concretezza e di credibilità. Questo, davvero, è il problema da risolvere. Insomma, per essere chiari, “si vis pacem para pacem”.
Dopo la seconda guerra mondiale 51 Nazioni, consapevoli della macelleria appena realizzata, ci provarono dando vita, sulle macerie della Società delle Nazioni, alle Nazioni Unite. L’Organizzazione conta ora 193 Paesi Aderenti, la quasi totalità delle Nazioni in cui è diviso il mondo.
Tra i suoi obiettivi principali “il mantenimento della pace e della sicurezza mondiale, lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni, il perseguimento di una cooperazione internazionale e il favorire "l'armonizzazione delle varie azioni compiute a questi scopi dai suoi membri”.
La storia dell’ONU è sicuramente fatta di chiaroscuri, di successi raramente completi e altre volte di insuccessi dolorosi e pesanti, di inefficienze oltreché di sprechi o addirittura di corruzione ed è
pesantemente limitata dal diritto di veto appannaggio dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E tuttavia l’ONU rimane l’unica organizzazione mondiale potenzialmente in grado di intervenire nelle crisi che rischiano di trasformarsi o sfociano in conflitti armati. L’Italia ha aderito all’ONU nel 1955 in osservanza all’articolo 11 della Costituzione: - L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo -. Per quanto riguarda una aggressione armata subita da un Paese estero, come di fatto è successo nel caso dell’Ucraina, va sottolineato che la nostra stessa Costituzione afferma all’articolo 52 che “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino” e che gli articoli 78 e 87 conferiscono alle Camere il potere di deliberare lo stato di guerra e al Presidente della Repubblica il potere di dichiararla.
Il nostro Paese non può, per obbligo costituzionale, dichiarare una guerra di aggressione ma deve, in ultima istanza, dichiarare la guerra nel caso il Paese venga aggredito o invaso militarmente.
E’ evidente come, nello specifico attuale e drammatico dell’invasione dell’Ucraina, l’ulteriore dramma sia l’impotenza dell’ONU a risolvere o riportare nell’alveo della trattativa diplomatica le cause, fondate o meno, dell’aggressione russa. E che la Russia, piuttosto che coinvolgere l’ONU per dirimere le controversie, anche gravi, che l’opponevano all’Ucraina abbia deliberatamente scelto di invaderla militarmente. Questa è la gravissima responsabilità che Putin e il suo gruppo di consiglieri si sono assunti in questa sciagurata avventura e che altre potenze, Stati Uniti e Cina solo per citare le maggiori, si sono assunte in altre, altrettanto sciagurate, avventure nel corso dei passati decenni.
La debolezza di una Organizzazione Internazionale che dovrebbe avere la forza istituzionale e le capacità politiche di intervenire a comporre crisi che rischiano di trasformarsi in conflitti armati appare come l’architrave mancante alla pace possibile.
La costruzione senza ambiguità di una tale organizzazione deve essere lo scopo fondamentale dei Paesi e dei cittadini che si dicono pacifisti, primi fra tutti i membri dell’Unione Europea, e che ripudiano la guerra come continuazione della politica con altri mezzi.
Possiamo trascorrere ore o giorni a discutere se il sostegno, anche militare, agli Ucraini aggrediti sia lecito e tollerabile(e, a mio ininfluente avviso, nella situazione contingente e in mancanza di credibili
alternative, lo è) ma se gli schieramenti ai quali, volenti o nolenti, apparteniamo non riusciranno a percorrere un cammino che renda l’ONU in grado di perseguire con efficacia i suoi obiettivi le guerre continueranno a moltiplicarsi in barba alla nostra, per quanto sincera e profonda, volontà di pace.
Lettera firmata