La risposta immediata alla brutale invasione della Russia ha prodotto sanzioni che hanno escluso Mosca dall’economia globale e hanno imposto sacrifici al suo popolo, ma anche ai cittadini occidentali. I prezzi record della benzina, del gas, dell’energia elettrica, uniti all’alta inflazione hanno colpito le economie occidentali. Le difficoltà di approvvigionamento del grano con l’inevitabile impennata dei prezzi avrà come conseguenza l’aumento del costo del pane in occidente, mentre nei paesi in via di sviluppo, come l’Africa, provocherà la fame a cui seguirà una migrazione di massa.
A poco a poco la pressione sta crescendo per porre fine alla guerra, il tempo sta scorrendo mentre Zelensky invoca armi pesanti in grado di colpire il territorio russo, con la possibile escalation e la Russia continua a conquistare territori nel sud-est del paese. I leader occidentali sono vulnerabili alle pressioni politiche dovute alla guerra. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che umiliare il presidente russo Vladimir Putin, non renderà più facile un accordo post-bellico e ha aggiunto che dopo che l’Ucraina avrà vinto, dovrà parlare con la Russia. L’entrata nell’Unione Europea dell’Ucraina potrebbe richiedere anni.
Apparentemente l’Occidente si presenta unito e coeso, i leader occidentali annunciano l’invio delle armi chieste da Zelensky. I tre leader principali dell’Unione Europea, Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz, erano giovedì scorso a Kiev per sostenere l’adesione del paese alla UE.
Tuttavia, in molte guerre la firma di un accordo di pace diventa chiaro molto prima che i combattimenti si fermino. L’Ucraina potrebbe dover dichiarare la neutralità in cambio di garanzie di sicurezza e Kiev dovrebbe accettare negoziati con Mosca sul futuro status della Crimea e della regione del Donbass.
Sapere come sarebbe la risoluzione di una situazione di stallo non sempre la rende più facile da raggiungere. Basta chiederlo ai palestinesi e agli israeliani.
Enzo Sossi