Quasi quotidianamente si leggono sui media giustissime,pesanti critiche sul trasporto marittimo. Che dire? Dalla firma del contratto di servizio che la Regione ha stipulato con Toremar acquistata dalla Moby (2 gennaio 2012) è palese omai che le cose non sono affatto migliorate. La traversata dura un’ora ma solo sulla carta e non di rado, chi parte senza auto, perde la coincidenza con il treno.Sempre più frequenti sono le interruzioni delle corse programmate, specie nel periodo invernale. Quando per maltempo quando per guasti tecnici, così ci dicono. Insomma è da qualche tempo ormai che del rispetto degli orari regolarmente stampati non ci si può fidare.
Quando fu conclusa la gara indetta per la totale privatizzazione di Toremar, l’Assessore regionale alle infrastrutture e ai trasporti Ceccobao era al settimo cielo per la contentezza. E ci promise, tra l’altro, anche il rinnovo della flotta. Rinnovo che ad oggi non è stato neppure avviato. E’ stata solo abbassata l’età media delle navi. L’Oglasa e la Marmorica risalgono al 1980, il Giovanni Bellini è del 1985, lo Stelio Montomoli e la Liburna del 1988.E’ bastato l’acquisto di due traghetti più giovani per ridurre l’età media: l’ultramoderno Rio Marina bella, costruito nel 2004 e il piccolo Giuseppe Rum, che collega il Giglio con Porto Santo Stefano, varato nel 2005.
Tutto regolare. Il contratto di servizio, all’art.20, prevede solo l’obbligo di abbassare l’età. Non dice, però, in quale modo. Ma in 12 anni non era possibile farlo anche con il varo di un nuovo traghetto? Sempre all’art.20 è scritto che, per quanto concerne il naviglio, “la Regione può chiedere a Toremar la realizzazione di ulteriori investimenti da realizzarsi con risorse messe a disposizione dalla Regione”. Ma questa richiesta il nostro Governo regionale non l’ha mai fatta. In 12 anni non ha messo a disposizione alcuna risorsa. E pensare che dall’anno di nascita della Toremar, dal 1975, in soli 5 anni furono varate l’Oglasa e la Marmorica. Altri tempi!
Ceccobao ci ha lasciato in eredità un pletorico Comitato chiamato “Osservatorio permanente”, composto da Amministratori locali, rappresentanti delle categorie economiche, della Autorità portuale e delle Capitanerie di porto. Avrebbe dovuto vigilare sull’andamento dei servizi e sulle tariffe. Vigilare, ma senza avere alcun potere di condizionare l’attività della Toremar. Insomma si capì subito che non sarebbe servito a nulla. Ed infatti, dopo poco tempo, ha reso l’ultimo respiro.
Ha ragione Pino Coluccia quando sollecita la Regione e le forze politiche (ma esistono ancora?) ad una “opportuna riflessione”, data l’ormai prossima scadenza del contratto di servizio (31 dicembre del 2023). Solleciterei anche le Associazioni di categoria e le Organizzazioni sindacali, che purtroppo manifestarono ben poca volontà di opporsi alla totale privatizzazione.
Sbaglia, invece, Coluccia quando addossa la responsabilità del peggioramento dei servizi alla scelta dell’Europa di liberalizzare il mercato del cabotaggio marittimo. Una scelta, secondo lui, improvvida che avrebbe costretto gli Stati membri a rivolgersi solo a Compagnie di navigazione private. No, le cose non stanno così.
La privatizzazione è stata voluta dal Governo italiano (Ministro l’On.Matteoli) con l’approvazione del Decreto legge n°135 del 2009. E anche dalla nostra Regione, che non poteva fare l’Armatore. Ce lo ripeteva con insistenza l’Assessore Conti. Nel novembre 2009 Governo e Regione sottoscrissero un accordo di programma che fissava tempi e modi per arrivare alla totale privatizzazione. Cessione della proprietà e affidamento del servizio. Ci fu sempre detto che, in questo modo, venivano rispettate le direttive comunitarie. Ma era una bufala!
Il Commissario ai trasporti dell’Unione On. Tajani, nell’audizione tenuta nel 2009 davanti alle competenti Commissioni della Camera e del Senato, era stato chiaro. La privatizzazione “è una scelta autonoma del Governo italiano rispetto alla quale l’Unione europea non prende formalmente posizione”. Queste le sue parole che risultano a verbale.
L’Europa non ha mai imposto agli Stati membri di privatizzare. Il diritto comunitario è sempre rimasto indifferente rispetto al regime proprietario delle Società di navigazione. Liberalizzare per l’Europa significa solo incentivare la concorrenza tra più Imprese. Che possono essere private e anche pubbliche.
Si è favorito così, con il beneplacito della Autorità garante della concorrenza e del mercato, la nascita di un duopolio, di una forte “posizione dominante” di Moby-Toremar che, di fatto, ostacola una reale concorrenza. In barba alle direttive europee. Insomma chi ha il compito oggi di rappresentare e difendere gli interessi delle isole dell’arcipelago, Amministratori comunali, partiti, associazioni e sindacati, avrà molto da ...” riflettere”.
Giovanni Fratini