Ritengo l’espressione aspettando Godot appropriata all’Elba, si usa per indicare una situazione in cui si continua ad aspettare all’infinito qualcosa che appare come imminente, senza fare nulla perché si realizzi. Siamo isolani e fin qui siamo tutti d’accordo poi ci dividiamo sul resto. Alcuni auspicano una smart Elba, un’isola verde a dimensione umana, altri preferiscono lo status quo o meglio continuare ad utilizzare il territorio come prima senza rendersi conto che il mondo è cambiato.
La pandemia ci ha cambiato.
Stiamo vivendo un tempo di apocalisse con il lampeggiante rosso, il Covid-19, la guerra inimmaginabile nel cuore del vecchio continente, la crisi del grano, la siccità, le cavallette.
Nel tempo prima della pandemia eravamo felici di vivere in città per le opportunità che ci offriva, per le relazioni sociali, stavamo in ufficio dalle 9 alle 17, tutto girava intorno al lavoro.
Ora ci siamo resi conto che si vive una volta sola.
Ci stiamo prendendo i nostri spazi, molti hanno deciso di lasciare il lavoro fisso per intraprendere una propria attività autonoma. Altri hanno deciso di lasciare la città per trasferirsi in campagna, al mare, in montagna, sulle isole per cercare una qualità di vita migliore.
Oggigiorno basta avere la banda larga, la fibra, la connessione WIFI per lavorare, studiare, per essere in call, mentre fuori dalla finestra vedi il mare oppure i figli che giocano in giardino.
L’Elba ha un’opportunità imperdibile da non lasciarsi fuggire.
Per questo per attirare nuovi residenti sarebbe opportuno potenziare l’aeroporto, i trasporti marittimi, migliorare i servizi offerti, la scuola, l’ospedale, la viabilità, il trasporto pubblico, dotare ogni fermata di pensiline con WIFI e display elettronico con i tempi d’attesa degli autobus, l’Elba card, un abbonamento mensile di 9,00 euro per usufruire di mini bus elettrici di nuova generazione e quando l’innovazione tecnologica lo renderà possibile e sicuro a guida autonoma senza autista.
Contemporaneamente sarebbe opportuno disincentivare il trasporto privato a benzina/gasolio facendo pagare un contributo i cui introiti finanzierebbero il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile privata.
Sarebbe opportuno progettare e realizzare un centro multimediale, dotato di cinema, teatro, auditorium per la musica, una sala conferenze, palestre, spazi adibiti per computer, tablet, IPad, per gli scacchi, la danza, una biblioteca con audiolibri.
Forse sette sindaci, sette consigli comunali sono troppi per un’isola di 32mila abitanti.
Immagino ci siano interessi in gioco da cui derivano le forti resistenze ad avere un unico sindaco e un unico consiglio comunale per tutta l’Elba, ma ritengo sarebbe una scelta ragionevole, sia dal punto di vista economico che di buona gestione della cosa pubblica.
Migliorare l’offerta turistica mettendo ordine alla giungla delle concessioni balneari. Le spiagge sono un bene della collettività, ogni cittadino ha diritto di usufruirne liberamente mentre le concessione ai privati sono l’eccezione che sembrano diventare la normalità. Pare che qualcuno chieda, ma spero sia solo una leggenda metropolitana, fino a 50 euro per un ombrellone e due lettini che a fine giornata non puoi portare a casa. Progettare e costruire una pista ciclopedonale utilizzando la stessa tecnologia adoperata sul Garda, che dovrebbe collegare tutti i comuni elbani ed eretta sulle rocce a picco sul mare.
Sviluppare le fonti rinnovabili, ogni edificio, ogni casa, ogni azienda sarebbe opportuno si dotasse di pannelli solari e pompe di calore per essere indipendenti nel produrre l’acqua calda e riscaldare i locali.
L’isola dovrebbe essere autonoma per la produzione di energia con il solare, l’eolico, le maree. La tecnologia in questo settore è affidabile forse la mentalità meno.
Infine, dulcis in fundo, l’acqua.
L’isola dipende dalla Val di Cornia, dove le precipitazioni diminuiscono di anno in anno a causa del riscaldamento climatico, con un acquedotto sottomarino vecchio che potrebbe cedere da un momento all’altro.
I pozzi se non piove rimangono asciutti, in caso di eccessivo utilizzo si rischia di avere delle infiltrazioni di acqua marina facendoli diventare inutilizzabili.
Non sono un esperto, ma mi viene da dire o meglio di fare una domanda: perché qualcuno non vuole che venga costruito il dissalatore a Mola? Gli ingeneri, i tecnici hanno presentato il progetto, la Regione Toscana lo ha approvato e finanziato, è un’opera utile alla collettività, signori basta con le beghe da comari, sarebbe opportuno portare a termine il dissalatore il prima possibile altrimenti l’isola rischia di rimanere senz’acqua.
Gli esperti dicono che stiamo vivendo un cambiamento climatico con l’aumento delle temperature e la diminuzione delle piogge a cui aggiungere l’emergenza idrica che sta attraversando in questo momento l’Italia.
Enzo Sossi