Il “lockdown”: forzoso ritiro domestico, lunghe file ai supermercati, poche uscite controllate, sorrisi nascosti, abbracci solo desiderati, socialità esiliata.
Eppure tutto ciò ha persino fatto maturare a livello individuale il desiderio di una vita diversa, più amore per se stessi e per gli altri, senso delle priorità, maggiore rispetto verso le cose, la natura, il paesaggio, l'ambiente, il bello. Sogni in apnea.
Si è addirittura sperato che tutto ciò contagiasse positivamente anche la politica, soprattutto quella più vicina a noi ed ai territori, nella speranza che tutto ciò che alitasse intorno (politica, ambiente, COVID) non fosse preso a pretesto, a strumentale alibi, per non pensare, non fare, non governare.
Non è stato così: è tranquillamente sopravvissuta la solita politica del fiato corto, della superficialità verso i problemi reali delle persone e le loro aspettative, dell'assenza di programmazione lungimirante, del proliferare di azioni a pioggia, sparpagliate tessere che spesso non lasciano neanche intravedere quale finale “puzzle” possano mai andare a comporre. Anche perché non si intravedono le scatole che le dovrebbero contenere e che sulla loro faccia riproducono l'immagine finale, l'obiettivo del gioco.
Anche a Marciana Marina si è continuato, e si continua, ad avere a che fare con singole e sparpagliate tessere prive di quei contenitori e delle loro immagini, le simboliche scatole dei puzzles.
Tessere che raffigurano pedane di legno e dehors, in una frenesia di installazioni, originariamente autorizzate da un provvedimento governativo di emergenza a termine, in grado di fagocitare angoli rappresentativi del paesaggio marinese (lo scatolone del Cotone, ma non solo), ma anche storiche tamerici, panchine, lampioni e muretti del lungomare, in un delirio di indigeribile libertà estetica e di sfruttamento del momento e del contesto.
Possibile che la simbolica scatola, ove mai si trovasse, raffiguri sulla sua faccia solo un lungo serpente di pedane a rappresentare il presente ed il futuro del lungomare di Marciana Marina e della sua fruizione da parte di marinesi e turisti?
Solo singole tessere sparpagliate qua e là nei vari angoli del paese e del lungomare, il più delle volte discutibili se non addirittura oltraggiose.
Possibile mai che la scatola del puzzle, sempre una volta ritrovata, possa proporre una immagine così decadente e casuale di arredo urbano ad offesa di un contesto fascinoso per solo merito di madre natura?
Esiste, come in tutti i giochi, anche l'introvabile “Gran Saladino” del gioco: la ZTL e la chiusura oraria del lungomare marinese.
Certamente quella scatola del puzzle raffigurerebbe, contrariamente a quanto oggi dato a vedere, non solo una qualsivoglia ora di orologio, ma soprattutto altri elementi essenziali per raggiungere l'obiettivo di vivibilità e mobilità sostenibili ed efficaci per i marinesi ed i turisti: equilibrio di benefici tra le varie zone del paese, organizzazione di parcheggi e soste, collegamenti e raggiungibilità facilitata dei siti del paese stesso, disciplina del carico/scarico, partecipazione degli operatori e dei cittadini. Ma la scatola non c'è.
Qui può anche terminare il gioco simbolico di caccia ad alcune scatole dei puzzles ed a ciò che dovrebbero rappresentare.
Ma non è gioco l'esigenza di un deciso e visibile cambio di passo nel governo di un prezioso territorio e del paese, di tempi e metodi ben diversi per la costruzione concordata del futuro e di valorizzazione del presente di questo come, immagino, anche di altri paesi. Anche con un poco di intelligente umiltà.
E' stato già sopportato abbastanza in termini di atti e di interventi, spesso casuali, dei quali è difficile anche solo immaginare la collocazione in un quadro complessivo di prospettiva per il presente ed un futuro cui tutti hanno il diritto di partecipare, di vedere e verificare gli obiettivi, le prospettive, i progetti delle amministrazioni di governo. O anche qui non si trovano le scatole?
Paolo Di Pirro