Abbiamo ancora negli occhi quanto accaduto in Emilia-Romagna qualche tempo fa con danni e morti che la furia del maltempo ha messo in ginocchio una delle Regioni italiane maggiormente sviluppate e che contribuisce in maniera notevole con la sua gente laboriosa e la sua economia alla ricchezza dell’Italia. Un bilancio particolarmente scioccante e terribile.
Partiamo da qui per parlare dell’Elba per cercare di prevenire una possibile futura tempesta perfetta.
Pare chiaro a tutti che è in atto una vera e propria rivoluzione a livello climatico. Il cambiamento avviene in tutto il mondo e quasi ogni giorno sentiamo di piogge torrenziali, grandinate, fiumi e torrenti che esondano, di frane… e purtroppo di morti. Un territorio quello dell’Elba reso fragile dalla prolungata siccità a causa di scarse precipitazioni e che non sarà capace di assorbire l’acqua improvvisa. L’impermeabilizzazione dovuta al cemento farà il resto, con il rischio elevato di frane, alluvioni e smottamenti, con il pericolo concreto di mettere in forte crisi l’economia dell’isola e le vite dei cittadini dei borghi dello scoglio. Forse si è concesso di costruire troppo e in zone non adatte negli anni ’60-’70 in modo selvaggio senza rispettare le consuetudini e le regole dei nostri avi.
Le cattive abitudini si pagano e nessun pasto è gratis.
A causa della forte cementificazione e dell’abbandono si sono persi quasi il 30 p.c. dei terreni negli ultimi 50 anni, forse tale scempio non potrà che avere seri effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio. Il risultato è che i borghi elbani hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane e alluvioni. Anche per effetto delle coperture artificiali che non permettono al suolo di garantire l’infiltrazione di acqua piovana e quindi scorre in superficie aumentando in tal modo la pericolosità idraulica del territorio.
Forse sarebbe opportuna una vera e propria rivoluzione culturale e sociale.
L’Elba deve difendere il proprio patrimonio naturale e territoriale, le proprie foreste, le spiagge con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo e della presa di coscienza delle persone di mettere in atto quanto opportuno per rallentare e cercare di invertire il cambiamento climatico in atto. Serve da parte dei sindaci una politica di tutela ambientale e territoriale, di tutte quelle misure per contrastare il consumo del suolo e per incrementare il turismo sostenibile fare sì che almeno il 50 p.c. delle spiagge siano libere. In Grecia i cittadini stanno lottando in questi giorni verso la privatizzazione selvaggia delle spiagge… Il fascino della spiaggia libera resiste a tutte le mode.
Tuttavia, spetta ai cittadini elbani fare una rivoluzione culturale e sociale verso un’isola verde, sostenibile, attenta ai bisogni della gente. Chiedere ai nostri sindaci di fare scelte ecologiche per proteggere e valorizzare a livello turistico il nostro meraviglioso scoglio.
Enzo Sossi
Foto di repertorio, alluvione a Campo 2011