Parafrasando la famosa “risata” sessantottina, il mio pensiero va agli anni ‘50 mentre sto portando un voluminoso sacco giallo pieno di plastiche varie davanti al
portone nel giorno stabilito per il suo ritiro. In città l’esposizione alla porta, al suono della tromba dell’operatore ecologico come si chiama oggi, era un secchio, spesso rivestito di carta di giornale, contenente rifiuti organici con qualche, a volte, scatola di latta o di cartone.
Certo il mondo è cambiato ed in famiglia quasi tutti lavorano fuori casa per, spesso, ragioni economiche e per produrre sempre di più beni di consumo da comprare
con soldi maggiori che, però, bastano sempre meno.
Un’osservazione: ma il PIL deve sempre aumentare asintoticamente all’infinito? Spesso penso ad un uomo la cui crescita è infinita che abita in una casa di dimensioni
finite. E’ possibile? Anni ’60, Gino Bramieri e la pubblicità: “ e mo’ e mo’ moplen!”. Esplosione della plastica; da poco Giulio Natta, premio Nobel per la chimica (1963), ha inventato il polipropilene isotattico. La plastica è facile da produrre, incorruttibile, leggera; ideale per sostituire sacchetti di carta, contenitori di vetro pesanti e frangibili, scatole di cartone solo per prodotti solidi, tubi di ferro o di ghisa per condotte. E’, via via, un’esplosione di impieghi e si arriva ai nostri giorni.
Tardivamente si sta prendendo coscienza del problema; ci si è accorti che le “microplastiche” hanno invaso terra e mare e dicono che alcune molecole di esse si possono trovare anche in ciò che beviamo e nel nostro sangue.
PFAS (PerFluoro Alchiliche Sostanze), PFOA (PerFluoro Ottanoico Acido), PFOS (acido PerFluoro Ottanoico Sulfonico) sono sostanze potenzialmente cancerogene che analisi fatte da associazioni ecologiche (es. Greenpeace) su campioni di popolazione di alcune regioni italiane.
Tali composti sono rilasciati da contenitori di plastica o rivestimenti di stoviglie. E’ un serio problema.
E’ vero che ogni epoca ha avuto i suoi “scheletri nell’armadio”. Negli anni suddetti largo uso è stato fatto dell’amianto in ogni genere di manufatti; lastre, tegole, tubi erano di facile lavorabilità con notevole produzione di polvere. Poi il manifestarsi di insidiosi e mortali mesoteliomi, che molte volte si manifestavano dopo anni di latenza, hanno portato al bando di tale materiale. Sarebbe opportuno cominciare a prendere iniziative anche riguardo al “mondo della plastica”.
Non è possibile pensare ad un diverso tipo di distribuzione a cominciare dai supermercati, i nuovi templi del consumismo? Senza, anche qui, integralismi ideologici,
cominciare a vedere come eliminare la plastica “eccessiva”.
Ho letto che in Francia, vicino a Tolosa, ha aperto un “super tout nu”, il primo supermercato dove non ci sono imballaggi di plastica. I prodotti vengono venduti sfusi od in barattoli di vetro restituibili dietro buoni spesa. Il mio ricordo va agli anni ’70 quando l’acqua minerale la prendevo con vuoto a rendere ed il vino o il latte (quest’ultimo anni prima) si travasavano sempre nelle solite bottiglie di vetro o fiaschi. Certo è più comodo “comprare e buttare” nella vita frenetica di oggi con tempo libero da impiegare, magari, davanti ad un monitor! Anche il vetro buttato via va triturato, fuso e ristampato con impiego di
energia. Utopia?
Altro problema è il “riciclo”, mantra dell’economia circolare. E’ sempre un progresso rispetto, ma siamo sicuri dell’efficienza del riciclo? Per gli elettrodomestici ho visto un servizio televisivo con scene raccapriccianti di montagne di essi, in Africa, affiancate da baraccopoli di disperati che in mezzo a miasmi di ogni genere, bruciavano i vari componenti per ricavare metalli o materiali rari da vendere a peso. Se questo è un riciclo, meglio fare elettrodomestici riparabili di durata maggiore.
Ho un’esperienza personale quando una semplice guarnizione vasca-oblò della lavatrice mi si era bucata. Mi è stato impossibile trovare un tecnico dell’assistenza, della marca dell’elettrodomestico, qui all’Elba, che me la sostituisse. Avventurosamente con Amazon e Fb, ho provveduto io. Il rifiuto è stato solo la guarnizione e non la lavatrice.
A proposito ho letto che la Commissione UE con direttiva 2021/341, del 01/03/2021, ha stabilito che i cittadini europei hanno diritto alla riparazione degli elettrodomestici e, quindi, ad avere i necessari ricambi e tecnici appositi.
Un’ultima cosa, ma non meno importante: i rifiuti speciali occasione d’oro per le ecomafie. Esempio i rifiuti ospedalieri: montagne di siringhe e guanti oltre a sostanze chimiche che, invece di processarli, vengono spediti in Africa e “sotterrati”. Poi, però, alcuni Stati, ci impongono di riprenderli. Io ho conservato la vecchia scatola di alluminio con siringa di vetro che si sterilizzava facendola bollire con l’acqua sul fuoco. Era più noioso, ma niente rifiuti. E’ proprio tutto da buttare quello che si faceva?
Io penso che un ripensamento sul nostro modo di comportarci sia da fare, senza, ribadisco, eccessivi integralismi.
Luis Sepulveda ha scritto : “Storia della lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”. Sarebbe opportuno meditarci sopra!
Giampaolo Zecchini