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Il grande freddo elbano - come eravamo (non tanto tempo fa)

Scritto da  Claudio Coscarella Venerdì, 11 Ottobre 2024 10:45

Era il 1990 ed allora con i traghetti To. Re. Mar. e Nav. Ar. Ma si riusciva a raggiungere l’isola da Piombino in circa un’ora. A volte si viaggiava in condizioni meteo-marine proibitive e con l’indomita Giraglia, aggrappati alle colonne del suo ponte, si affrontavano gli schizzi delle onde e ed il rumore assordante del vento e del mare molto mosso.
Nella sala bar-ristorante delle To. Re. Mar durante le traversate tranquille si potevano gustare ottimi piatti di mare cucinati dalla brigata imbarcata.
Sull’isola erano presenti tantissime nicchie etniche eno-gastronomiche, luoghi e posti incantati marini e montani, borghi e paesi, semplici e non contaminati dalla logica economica del massimo profitto sul turista bagnante, ma con imprenditori locali (e non) portatori dell’orgoglio e del vanto della propria tradizione.
Si potevano raccogliere castagne, funghi e fare lunghe passeggiate nel bosco nell’Elba occidentale. Scoprirsi al primo sole di aprile e fare il bagno a Cavoli e per i più temerari andare a pesca di totani di notte con la lampara al largo di cavo oppure nella Rada.
I miei piatti preferiti di allora erano gli Spaghetti al Gronco, Murena fritta, Totano alla griglia o al pescato e sughetto di pomodoro piccante, Zuppa di Cozze e Vongole e Caciucco su ordinazione con il pesce Prete, pasta e Fagioli/Ceci, paste e carni con i funghi nel Capanne e per finire Aleatico di casa e biscottini. Frequentavo la spiaggia di ponente delle Ghiaie, quella di Scaglieri e facevo lunghe passeggiate sulla sabbia della Biodola: mi ero trasformato in un ferrajese!
L’isola aveva realizzato la sua magia di farmi sentire immerso in una bellezza naturale nella quale ero ospite. Mi mancavano la cultura di Firenze, la frenesia operativa di Prato, la gente schietta del Grossetano. Ma la bellezza naturalistica dell’isola, la sua aria ed i suoi profumi mi apparivano allora da custodire come segreti da non divulgare nel mondo continentale. I borghi erano frequentati da personaggi etnici ricchi di aneddoti e di tradizioni.

 

Oggi i residenti storici e nativi, i residenti transitori ed i residenti fittizi, sono tipologie umane che vivono l’isola come sonnambuli, svegli ma incoscienti dei problemi che si sono accumulati negli ultimi 40 anni. Vivo isolano da più di trent’anni e con i pochi consapevoli amici e conoscenti, spesso sperduti facciamo finta di non vedere la volgarità e la villania così diffusa sull’isola completamente vocata al turismo balneare/stagionale ed alla logica del massimo profitto nei pochi mesi estivi.
Sanità residuale, continuità territoriale a singhiozzi, promozione di politiche sul turismo di massa, tassa di sbarco elusa dai suoi scopi sociali e culturali, parchi marini promessi, piste ciclabili inesistenti, collegamenti pubblici inter-comunali inadeguati, politiche sulle residenzialità demandate (casa e servizi), criticità demografica misconosciuta ed ancora altri temi, sono i problemi comprensoriali dell’isola che interessano poco i sette comuni ed i relativi sindaci ed amministratori cultori del proprio orticello. E non pochi isolani provano fastidio e disinteresse per le criticità che affliggono il vivere dei residenti all’Elba.

 

Intanto i media locali abbondano di gruppi auto-celebrativi e di scatti delle bellezze elbane con post e foto di paesaggi marini. Una promozione turistica “fai da te” di cartoline patinate (e dozzinali) di luoghi con mare “caraibico e spiagge esotiche”. Le realtà del carnaio delle spiagge nella canicola estiva e l’affollamento-formicaio delle barche alla fonda in tutte le baie (con l’onnipresente odore di benzina), disegnano luoghi balneari da vacanze di massa che somigliano ad altri mille luoghi del turismo d’assalto.

 

Ma agosto volge al termine e così le feste di piazza con fuochi d’artificio e con DJ improvvisati, Gruppi e Cantanti...Tali e Quali...a questo o a quel famoso artista. Le Pro-Loco dei 7 “Pollai” dei relativi assessorati alla “Kultura”, soddisfatti si daranno “tregua intellettuale” e noi residenti storici e nativi, residenti transitori e residenti fittizi troveremo pace e conforto nell’incanto dei colori tardo settembrini del mare e dei paesaggi montani della nostra isola d’Elba.
Poi verrà il “grande freddo” e la solitudine elbana in inverno con il conforto delle cene con i veri pochi amici, che si erano momentaneamente dispersi nella stagionalità della frenesia estiva. Più vecchi di un anno ed appesantiti dalle troppe conoscenze di coppie e famiglie venuti in ferie, riusciremo a ritrovarci come ogni anno ed a dimenticare questi amici fittizi per poi ricordarli con simpatia, se e quando ritorneranno ancora una volta in vacanza sull’isola.
E ritorneranno poiché questa promozione dell’isola “porta a porta” rappresenta una grande risorsa misconosciuta per caratterizzare e promuovere le bellezze di un territorio.

 

Attualmente questa risorsa di popolazione locale (nativi, residenti e proprietari di in seconde, pendolari ed immigrati stanziali) non ha alcun vantaggio ad abitare l’isola:
trasporti pubblici e continuità territoriale frammentaria, costo della vita esoso, tassa sui rifiuti e viabilità critica per le famiglie, tassa di sbarco totalmente elusa dai suoi scopi, costi immobiliari da città d’arte, scuole in criticità per l’inverno demografico, sanità residuale e tribunali e giustizia in forse, possibilità lavorative molto limitate per i nostri figli, opportunità culturali minime. In questi anni vissuti come un esule/isolato spesso mi sono chiesto e mi hanno domandato il perché dal continente approdai sull’isola: una libecciata esistenziale e mi mancava il rumore del mare e raccogliere castagne a novembre.

 

Alcuni giorni fa in una cena di fine agosto con conoscenti balneari e colleghi lavoratori fittizi ho sentito ripetere un luogo comune: “...luoghi incantevoli e poi l’Elba è abitata da gente benestante mentre i problemi sono diffusi in continente…! Io ed altri locali abbiamo annuito in silenzio tristemente consapevoli di conoscere tante realtà purtroppo differenti.
Molti di questi amici fittizi sono turisti festosi che arrivano con il traghetto vento in poppa, incantati dal garrito dei gabbiani che annuncia la terra che si apre dalla punta del cavo e ti accoglie nella Rada, come il ventre di una madre benevola. Lasceranno dopo qualche tempo l’isola guardando la scia del traghetto ed il segno effimero nell’acqua che dopo un attimo di realtà di disperderà in schiuma e poi in mare. Ritorneranno alla ricerca dei Gabbiani, del rumore del vento, delle acque marine limpide e cristalline e del sorriso e della ospitalità di noi residenti.

 

Ricorre nelle diatribe mediatiche di vicolo un luogo comune giustificatorio del turismo balneare d’assalto ...” tutti gli Elbani viviamo tutti di turismo (di massa?)… . Spesso i nativi contaminati da un pensiero stagionale sono gravemente dipendenti dalla frenesia e dalla precarietà della stagione balneare, fino a trovare lecito e come un diritto acquisito lo sfruttamento delle risorse dell’ambiente, del suolo pubblico, del demanio e dei lavoratori del settore. Ed ancora, come se fosse normale, inconsapevoli della loro grave dipendenza della maniacalità stagionale, ricercano da vacanzieri uno scambio di ruoli gestore/cliente, in luoghi marini ed esotici simili all’Elba, affollati da loro stessi turisti di massa avventori di spiagge e discoteche affollate.

 

Ma una verità è evidente: la maggior parte degli imprenditori non gradiscono il turismo di massa, come la maggior parte dei residenti che vive e lavora d’altro, gli elbani per scelta e necessità lavorative. Questi si impegnano coralmente per migliorare l’ambiente di tutta l’isola.

 

Al contrario quelli che inneggiano alle feste di piazza ed ai fuochi d’artificio, alla pizza pret a porte, al gelato in ogni angolo, al parcheggio a pagamento selvaggio, alle spiagge carnaio, al lettino last minute pagato salatissimo, ai tavolini apparecchiati fra il passeggio e nel bagnasciuga ed ancora altro...sono numerosi ed in pessima compagnia istituzionale, facendo ascoltare la loro voce in ogni luogo ed in ogni occasione. Affetti da dipendenza da maniacalità stagionale gli appare irrealizzabile un’altra dimensione del loro vivere ed operare più in armonia, svincolata dalla logica economica precaria del massimo sfruttamento del mare, della spiaggia e dei bagnanti.

 

Claudio Coscarella, ex grillino ancora parlante

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Ultima modifica il Venerdì, 11 Ottobre 2024 11:00

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