Leggo lo stringato comunicato di Moby. Per due volte, perché mi sembra di capire male. E, come avrebbe cantato Franco Battiato, con “gli occhi gonfi di stupore”.
Prima considerazione. Il costo dei residenti è “poco più della metro di Milano”. Bisogna mettersi d'accordo su cosa si intenda sul “poco più”. Dal sito dell'azienda di trasporti milanese risulta che un biglietto di costo ordinario per la metro di Milano è di 2,20 euri. Ovvero circa il 75% in meno del costo Toremar e il 90% in meno rispetto a Moby. È abbastanza relativo considerare “poco più” una proporzione quasi doppia.
Ma nel comunicato ci si dimentica una cosa: i non residenti. Ovvero un costo del biglietto a chiorba pari a 15,62 euri per Toremar, e 21,02 per Moby (fonte: sito Toremar). È un “poco più” anche questo? Qui le proporzioni sono 8 volte tanto nel primo caso, e quasi 10 nel secondo.
E il comunicato si dimentica un'altra cosa cruciale: auto e mezzi. Insinuare che meno di 500 passeggeri residenti fanno guadagnare poco (circa 2000 euri al giorno), significa dare un dato parziale. Una quota di passeggeri sono non residenti: ne bastano appena cento al giorno per incassare 2000 euri. Inoltre quei meno di 500 passeggeri si portano appresso un centinaio di auto, se non di più, al giorno. Anche ammettendo che siano tutte residenti (circa 21 euri ad auto), anche qui abbiamo altri 2000 euri e più da mettere in cassa. Ma ovviamente tutte residenti non sono, e costano 40,14 euri (fonte: sito Toremar) ad auto: ne bastano cento per far entrare 4000 euri in cassa al giorno.
Ma ancor più relativa è la comparazione tra il costo del biglietto di una metropolitana, che giornalmente muove migliaia di persone, decine di vagoni per centinaia di chilometri complessivi; e quello di traghetti che devono imbarcare anche mezzi pesanti, comprendere mobilità di decine di minuti e compiere solo decine di miglia quotidiane. Ovvero due sistemi totalmente incompatibili e imparagonabili. Altrimenti possiamo paragonare a ruota libera: per esempio il costo di un volo aereo intercontinentale con quello di un risciò di Hong Kong.
Seconda considerazione. “D’inverno, tra le due compagnie, 500 residenti non li trasportiamo in un giorno intero, non in un’unica partenza”. Anche in questo caso: e i passeggeri non residenti allora che traghetti prendono? E d'estate Moby e Toremar vanno in ferie? Non mi risulta. E neanche mi sembra che d'estate facciano i martiri della beneficienza. Anzi, i costi a chiorba e auto aumentano sensibilmente, a seconda dei giorni.
Tutte le attività dei posti turistici, anche quelle legate ai trasporti, vivono principalmente sui profitti estivi, con cui far quadrare i bilanci anche delle stagioni morte. Altrimenti, molto banalmente, falliscono. Scusate, ma voi vi accorgete di questa situazione dopo 60 anni di attività? Solo nell'anno di grazia 2024 vi accorgete di avere perdite milionarie?
Terza considerazione. “L’Elba è certamente l’isola italiana che ha la maggior frequenza di collegamenti con il continente nel nostro Paese”. Falso. Tra Napoli e Pozzuoli partono almeno ventuno traghetti al giorno per Ischia, senza considerare gli aliscafi, con tempo di percorrenza simile al nostro (50 minuti). https://www.traghetti-ischia.info/ Da Napoli a Capri ne partono poco meno che dall'Elba: 14 corse quotidiane, di cui 6 tra navi veloci e traghetti, con tempi di percorrenza simili ai nostri (50 minuti). https://www.capri.net/it/ferry-schedule
Ma anche in questo caso si paragona l'imparagonabile. L'Elba può essere paragonata solo a due casi in tutta Italia, Ischia e Capri appunto, in quanto a distanza dal continente e demografia. È assurdo paragonarla alle due isole maggiori, o a isolotti come Filicudi, Lampedusa o Favignana, demograficamente molto meno popolosi e geograficamente più lontani dalla terraferma.
Ultima considerazione. “Esiste in materia di collegamenti marittimi una diffusa ignoranza”. Che voi, con questo comunicato, non risolvete. Anzi.
Andrea Galassi