La cosa sembra non interessare nessuno, ma la Comunità del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, l’organo istituzionale formato dai sindaci, dalle province di Livorno e Grosseto e dalla Regione Toscana, che affianca il Direttivo del Parco, e che nello stesso direttivo nomina 4 suoi rappresentanti (su 8 totali), non ha il presidente da quasi un anno.
Infatti, dopo la decadenza di Angelo Zini, sconfitto alle ultime elezioni portoferraiesi, i sindaci elbani non hanno ritenuto importante procedere alla sua sostituzione.
Eppure, la comunità del Parco non è – come a volte sembrano voler far credere gli stessi sindaci – un organismo di poco conto: è l’organo consultivo e propositivo dell'Ente parco, il suo parere è obbligatorio per regolamento e piano del parco, sul bilancio e sul conto consuntivo, sullo statuto dell'Ente parco e, a richiesta di un terzo dei componenti del Consiglio direttivo, anche su altre questioni.
La Comunità del parco dovrebbe aver approvato da oltre 20 anni il piano pluriennale economico e sociale, ma la bozza redatta – e presentata – è scomparsa in qualche cassetto senza mai essere stata approvata definitivamente.
Quindi, uno dei due organismi di governo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano è acefalo, senza presidente, mente l’altro, il Direttivo, si appresta a diventarlo a giugno, quando scadrà il secondo mandato di Giampiero Sammuri e con lui decadrà l’intero consiglio direttivo.
Il Parco rischia così di finire in mano a un commissario che non avrà nemmeno un presidente della Comunità del Parco con il quali confrontarsi.
In attesa che Governo e Regione trovino l’intesa su un nome scelto da una terna di candidati proposta dal ministero dell’ambiente, Sammuri verrà probabilmente prorogato (ma non il direttivo) per i 45 giorni canonici, poi, se l’intesa non verrà trovata (come sta succedendo praticamente ovunque), verrà nominato un commissario governativo.
Per questo bisognerebbe far presto e bene e lo si potrebbe fare anche con una proposta unitaria che venga dall’Arcipelago, cosa drammaticamente e comicamente fallita nelle passate occasioni, quando gli allora 8 Comuni elbani riuscirono a fare 13 proposte diverse di candidati alla presidenza.
E anche questa volta le candidature e le autocandidature ci paiono fioccare, insieme a sponsor politici, amministrativi e di loggia.
Dato che è improbabile che con il governo più a destra della storia della Repubblica faccia alla Regione il nome di qualcuno minimamente progressista, due nomi tra quelli che circolano nel toto-presidente ci sembrano i più solidi e con un curriculum inattaccabile:
- Ruggero Barbetti, ex sindaco di Capoliveri, ex commissario, ex presidente della Comunità del Parco e attuale consigliere del Parco Nazionale;
- Luigi Vagaggini, ex sindaco democristiano di Marciana e di Piancastagnaio, già presidente ed attuale commissario del Parco dell’Amiata e consulente del ministro dell’ambiente.
Barbetti sembra però avere numerosi concorrenti nel suo stesso Partito – Fratelli d’Italia – a cominciare dall’ex vicesindaco del Giglio, Mario Pellegrini, noto per le sue posizioni antiparco, la cui candidatura sembra essere però azzoppata dopo la clamoroso sconfitta politica a coppiola, sia come candidato alle elezioni europee che come sostenitore della destra gigliese che ha riconsegnato il comune al centro-sinistra.
Tra i nomi del toto-presidente che comincia ad impazzare c’è anche quello del responsabile elbano di Fratelli d’Italia Luigi Lanera – anche lui dichiaratamente antiparco - che però crediamo più impegnato a contrastare la candidatura di Barbetti insieme al sindaco di Capoliveri Walter Montagna, anche lui di area FdI.
Più credibile - sempre restando tra i papabili di area Fratelli d'Italia - ci parrebbe anche l'idea di affidare il comando del PNAT a Luca Maria Foresi, attuale consigliere del Parco nominato dal ministro dell’ambiente, professore di paleontologia all’università di Siena e Vice Presidente dell’Associazione per la Difesa dell’Isola di Pianosa. Foresi sembra fortemente sostenuto da FdI di Campo nell’Elba, storico serbatoio di voti della destra fin dai tempi del Movimento Sociale Italiano.
Tornando a Vagaggini, di Forza Italia – lo stesso partito del ministro Gilberto Pichetto Fratin – c'è da considerare che egli avrebbe al centro un unico avversario emergente: l’eterno candidato a qualcosa (soprattutto a Sindaco) Roberto Marini, ex assessore e vicesindaco di Portoferraio che avrebbe l’appoggio di una parte dell’amministrazione Nocentini e di alcuni ambienti imprenditoriali.
Ma, come per Lanera, stiamo parlando probabilmente di outsider che hanno scarse probabilità anche di arrivare ad essere indicati nella terna ministeriale.
Barbetti e Vagaggini dunque sono certamente - tra quelli che si profilano - i candidati più solidi, con più titoli ed esperienza e, se avessimo degli amministratori locali consapevoli dell’importanza del Parco Nazionale, dai sindaci elbani dovrebbe arrivare a ministro e Regione una indicazione precisa e unitaria, magari chiedendo di includere entrambi nella terna.
Ma sarà difficile che una Comunità del Parco che non ce la fa nemmeno ad eleggere il suo presidente ed espressione di maggioranze comunali confuse e confusionarie riesca a fare quel che sarebbe naturale fare.
Alla fine, con il proliferare di candidature improbabili, con i veti incrociati tra e nei Partiti e le antipatie personali, trasformate in politica, i patrioti elbani potrebbero riconsegnare il Parco Nazionale a un presidente di importazione imposto da Roma, un film già visto.
Finirà probabilmente che questa volta avremmo un presidente con nessuna competenza e conoscenza delle nostre isole, inoltre affiancato da un direttivo rispecchiante questa impotenza.
ER