L’appello alle massime istituzioni già firmato da molte e autorevoli personalità perché non sia approvata al senato la legge che come è stato detto farebbe dei parchi in pratica delle strane aziende qualche risultato sembra averlo già conseguito.
Personalmente che avevo giudicato criticamente, ad esempio, l’improvviso silenzio de L’Unità che dopo essere tornata a parlare anche dei parchi e d’ambiente sembrava essersene presto dimenticata. Per Pasqua con un bell’articolo di Vittorio Emiliani l’Unità è tornata invece attivamente sulla scena. Ritorno tanto più significativo perché nelle scorse settimane proprio un paio di interventi di senatori del Pd avevano un po’ penosamente cercato di giustificare i pasticci in corso con esiti che non giovano ai parchi e neppure al ‘ruolo’ del senato.
Eppure l’appello alle autorità come l’articolo di Emiliani offrono uno spaccato puntuale e preciso sulla condizione concreta dei nostri parchi da quelli nazionali a quelli regionali i cui problemi poco o niente hanno a che fare con le manfrine della legge del senato.
I guai delle Apuane non meno di quelli dell’Arcipelago Toscano di gran parte dei parchi nazionali senza piano e anche senza direttivo, le aree marine protette al guinzaglio di une gestione ministeriale burocratica che ha perso per strada persino il santuario dei cetacei, la Convenzione alpina poco e nulla hanno che fare i tentativi di modificare e manomettere la legge 394.
E non hanno a che fare con la legge e le sue modifiche i giusti tentativi del ministro Galletti di rilanciare l’iniziativa avviata da Orlando specie in realtà come il Cilento o la Lombardia o la Sardegna o la Sicilia. Qui urgono non certo le royalty ma programmi e progetti politico-istituzionali a cui servono uno stato non burocratico e centralistico e neppure regioni ridimensionate soprattutto in ambito marino (come vuole la legge del senato) ed enti locali non penalizzati e marginalizzati. Insomma non una nuova legge ma una nuova politica.
Renzo Moschini