Il Tar Toscana, pronunciandosi sul ricorso presentato da Enpa, LAC, LAV e WWF, ha emesso ieri l’ordinanza con la quale ha disposto la sospensione del piano triennale di controllo del cinghiale nella parte in cui consente la caccia in braccata.
“La caccia con il metodo della braccata è un sistema particolarmente crudele nei confronti degli animali e fortemente impattante sull’ambiente, per questo siamo felici che il TAR di Firenze l’abbia sospesa – commentano le Associazioni – ora attendiamo l’udienza di merito, la legge regionale per la gestione degli ungulati è un fallimento, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, è stata solo un’opportunità per consentire ancora maggior divertimento ai cacciatori, per questo chiediamo che sia rimessa alla Corte Costituzionale”.
Il piano impugnato dalle Associazioni è stato predisposto dalla Regione ai sensi della legge 10/2016, quella che avrebbe dovuto risolvere il problema dei danni imputati a cinghiali e caprioli nel giro di tre anni, ma che con tutta evidenza ha mancato completamente l’obiettivo.
Come evidenziato dallo stesso TAR, i contenuti del piano presentano diversi profili d’illegittimità: non è dimostrata l’inefficacia dei metodi ecologici, condizione che deve essere sempre soddisfatta prima di dare il via libera alle uccisioni, né viene motivato lo scostamento dal parere dell’ISPRA nel punto in cui solleva il rischio di redistribuzione dei cinghiali sul territorio a seguito dell’attuazione del piano stesso.
Il 17 settembre si terrà l’udienza di merito, nel corso della quale sarà affrontata anche la questione di legittimità costituzionale della l.r.10/2016. Le Associazioni hanno infatti evidenziato numerosi passaggi in cui la legge regionale viola la norma nazionale, motivo per cui ne hanno chiesto l’impugnazione avanti la Corte Costituzionale.
Ente Nazionale Protezione Animali