Il 31 marzo 2021 era la scadenza entro la quale ogni Stato Membro dell'UE avrebbe dovuto presentare il proprio Piano di gestione dello spazio marittimo. L’Italia purtroppo non è tra i 6 paesi che hanno rispettato questo termine. Magra consolazione sapere che non siamo i soli. Purtroppo, tra quelli che non ce l’hanno fatta, risultiamo tra gli ultimi e ben lontani da svilupparlo e implementarlo.
La Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM) non è solo indispensabile come strumento per raggiungere gli obbiettivi di sostenibilità richiesti dalla Marine Strategy Framework Directive (MSFD) e dalla nuova Strategia per la biodiversità 2030 dell’UE, ma lo è anche per raggiungere una sostenibilità sociale ed economica nel pieno rispetto dell’ecosistema marino.
Grave quindi che l’Italia, una penisola in mezzo a un mare ricco di tradizioni e valori millenari e con oltre 8000 km di coste, non si sia organizzata in tempo e conformemente alle tempistiche stabilite dalla Direttiva PSM (ratificata dall’Italia il 17 ottobre 2016 con decreto legislativo n.201).
La PSM con approccio ecosistemico è vitale per assicurare nel lungo termine un equilibrio sostenibile tra la natura e le attività umane come la pesca, l’acquacoltura, il trasporto marittimo così come quelle attività che stanno crescendo rapidamente come l’eolico offshore e che pertanto chiedono spazio. Di conseguenza la PSM è chiamata anche nello strategico ruolo di risolvere i conflitti d’uso per lo spazio marittimo e, ove possibile, creare sinergie compatibili tra differenti settori. Quest’ultimo aspetto evidenzia l’importanza di coinvolgere sin dall’inizio del processo di pianificazione tutti gli stakeholders, dai grandi ai piccoli, e attraverso un approccio partecipativo, inclusivo e trasparente, raggiungere un piano di gestione che sia supportato dal basso. Partecipazione che, oltre ad essere richiesta dalla Direttiva PSM e MSFD, è indispensabile per poter pianificare una vision sia di protezione della biodiversità, sia di sostenibilità socioeconomica nel breve (2030) e nel lungo termine (2050) che gioverebbe anche dal punto di vista della solidità del nostro paese per quanto riguarda determinati investimenti economici (come per esempio l’eolico offshore).
L’Italia, come tutti gli Stati membri costieri dell'UE, deve tenere in debita considerazione il modo in cui il proprio piano contribuisca a raggiungere gli obbiettivi politici chiave, come il raggiungimento di un buono stato ambientale nelle sue acque (un obbiettivo la cui scadenza è già passata) e la protezione di almeno il 30% del proprio spazio marittimo entro il 2030, di cui il 10% rigorosamente protetto, come stabilito nella strategia dell'UE sulla biodiversità.
La Commissione ha tempo fino al 31 marzo 2022 per consegnare un rapporto al Parlamento Europeo e al Consiglio che valuti i progressi fatti nell'attuazione della direttiva PSM.
Il WWF chiede alla Commissione Europea di reagire di conseguenza quando si accerta che gli Stati Membri non rispettano i requisiti della PSM e non raggiungono gli obbiettivi fissati. Per aiutare a guidare questo processo, il WWF ha appena pubblicato un documento che rafforza le basi di un approccio ecosistemico alla PSM, offrendo una serie di indicatori precisi per una PSM ecosistemica di successo in tutte le acque europee.
Il WWF chiede quindi all’Italia di non perdere ulteriore tempo predisponendo urgentemente un serio Piano di gestione dello spazio marittimo e chiede che tale processo avvenga con il coinvolgimento delle stesse associazioni ambientaliste.