"Un rigassificatore a Piombino , sia a terra che in mare, presenta criticità tanto rilevanti da non poter essere accettato. Riteniamo inconsistenti e dettate forse solo da logiche di partito le affermazioni di chi si dice attendista e impossibilitato a pronunciarsi in assenza di un progetto definito. Non c’è bisogno di scendere nei dettagli per capire di cosa si sta parlando: una nave, ancorata stabilmente in banchina, lunga 300 metri e larga 40, con 170mila m3 di stoccaggio e capacità di rigassificazione di 5 miliardi di m3/anno, cui una volta a settimana si affianca una nave metaniera, di pari dimensioni, contenente gas liquido compresso. Il gas, riportato allo stato gassoso, viene poi immesso nel gasdotto della rete nazionale. L’operazione richiede un tempo non breve (oltre 30 ore) durante il quale è prevista l’interdizione alla navigazione e a qualsiasi attività in una fascia di sicurezza, che secondo la normativa vigente, non può essere inferiore a due miglia nautiche. A Livorno, per esempio, è vietata la navigazione, la sosta, l’ancoraggio, la pesca e qualsiasi altra attività di superficie o subacquea nel raggio di due miglia nautiche cui si aggiungono altri due livelli di protezione fino a otto miglia. E l’impianto di Livorno è a 22 Km dalla terraferma.
Ci chiediamo quale possa essere la fascia di sicurezza per il porto di Piombino, considerati gli intensi traffici marittimi e la contiguità della banchina con la terraferma; crediamo ragionevolmente che un necessario perimetro di sicurezza non potrà che bloccare qualsiasi attività nel raggio di centinaia di metri, provocando la paralisi delle attività portuali. Un impianto di questo genere avrà inevitabili ripercussioni negative sulle attività esistenti e in via di sviluppo, come l’itticoltura, la mitilicoltura, la pesca, le industrie di trasformazione del pescato, il turismo, la cantieristica navale, i traffici commerciali
Avrà un inevitabile impatto sull’ambiente: lo scambio termico alla base del processo di rigassificazione prevede l’utilizzo dell’acqua di mare e ciò comporterà l’immissione in mare di ingenti quantità di acqua fredda clorata e di schiume in un golfo con scarsa circolazione di correnti, con conseguenze sull’ecosistema e sulla fauna marina. E non ci dimentichiamo l'importanza del nostro mare, che fa parte del cosiddetto santuario dei cetacei. Da noi vivono e transitano balene e delfini, passando anche sotto costa e nel canale. Un santuario che sarebbe di certo dissacrato.
A fronte di un irrilevante rientro occupazionale
Ma il problema principale è che si tratta di un impianto ad altro rischio sottoposto alla disciplina degli incidenti rilevanti. I rischi possibili sono molti: centinaia di migliaia di m3 di gas liquefatto che, tornato allo stato gassoso, aumenta il proprio volume fino a 600 volte. Nessuno può escludere imprevisti o malfunzionamenti, con perdite di gas e possibilità di esplosioni. Nessuno può escludere eventuali urti durante le manovre. Il rischio zero non esiste mai e ogni eventuale incidente può essere gravissimo, anche per l’effetto domino con le altre attività vicine, il porto è in città, ci sono abitazioni, fabbriche e zone residenziali.
Chi si lascia illudere dalle opere compensative, trasforma quelli che sono nostri diritti (bonifiche, infrastrutture, richiamo di JSW agli impegni sottoscritti e disattesi) in concessioni ottenute in cambio di ulteriori sacrifici.
Piombino ha saputo dire no a tante proposte disastrose, una fra tutte quella dei fanghi di Bagnoli.
E’ riuscita a fermare il progetto della discarica più grande d’Europa. Piombino anche questa volta saprà opporsi a quanti si ricordano di questa città solo per i rifiuti e gli impianti pericolosi."
Lista Civica
Lavoro&Ambiente - Piombino