L’accordo tra Italia e Algeria che ha riesumato la mummia del Galsi (Gasdotto Algeria Sardegna Italia), un mega metanodotto che dovrebbe partire dall’Algeria, attraversare la Sardegna, passare accanto all’Elba e approdare a Piombino, non solo chiarisce meglio il quadro di cosa sta realmente dietro la scelta di fare il rigassificatore a Piombino, ma anche le politiche fossili che stanno dietro le scelte del Governo di Mario Draghi prima e di Giorgia Meloni ora.
Poco o nulla c’entrano l’emergenza energetica e la guerra in Ucraina, il vero obiettivo era ed è, come ha detto la Meloni ad Algeri, di trasformare l’Italia in un hub energetico e quell’hub - con buona pace del sindaco di Fratelli d’Italia – avrà uno dei suoi snodi principali a Piombino. Cosa tra l’altro confermata dal ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che, intervenendo all’Assemblea Proxigas/Confindustria, prima ha magnificato gli accordi a tutto gas con l’Algeria e l’Egitto e poi ha ribadito «Gli obiettivi dei due rigassificatori di Piombino e Ravenna».
Fanno quindi un po’ sorridere le dichiarazioni di qualche esponente del centro-destra isolano e toscano che plaudono all’accordo algerino e invitano a non perdere l’occasione del Galsi, come se il gas che dovrebbe arrivare con il mega-metanodotto non fosse lo stesso gas che arriverà con le navi GNL per rifornire il rigassificatore, come se probabilmente non si trattasse dello stesso gas algerino, come se non facesse parte dello stesso accordo stretto da Eni con il regime autoritario di Algeri.
E’ anche strano che tutti i timori ambientali per il rigassificatore scompaiano di fronte a un mega-gasdotto che avrà un impatto ambientale, a mare e a terra, nettamente più grande, come se la posidonia che verrà eliminata non avesse la stessa importanza di quella messa a rischio dagli scarichi del rigassificatore e come se gli scavi sotto costa per far approdare il tubone dalla Sardegna al Continente non fossero almeno altrettanto impattanti del rigassificatore.
Dopo decenni che se ne parla (e il ministro Pichetto continua a parlarne) Il gas come energia ponte per passare alle rinnovabile ha dimostrato di essere fallimentare. Come ha ricordato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, «Evocare il metanodotto del Galsi progettato nel 2002/2005, allo stato attuale, è improponibile e vorrebbe dire far arretrare l’ambiente e l’economia della Sardegna (e di Piombino e dell’Elba) di trent’anni. La nostra associazione conosce bene il progetto Galsi perché in quegli anni se ne era occupata con attenzione formulando numerose osservazioni nella procedura di VIA e dando anche una valutazione in generale positiva. Da allora sono passati 20 anni ed il mondo dell’energia ha preso un’altra direzione di chiusura netta nei confronti delle fonti fossili in conformità alle indicazioni dell’IPCC e della Ue. Per questo e per uscire dalla dipendenza dall’estero è fondamentale accelerare la diffusione delle rinnovabili, delle comunità energetiche, delle reti e degli accumuli, e realizzare tanti grandi impianti a fonti rinnovabili, da quelli eolici a mare a quelli a terra, passando per l’agrivoltaico, velocizzando gli iter autorizzativi. Evitiamo inutili passi indietro che di certo non fanno bene al Paese».
Per questo appaiono davvero fuori dalla storia e del tempo non solo le dichiarazioni di chi a destra, dopo aver detto peste e corna del rigassificatore, ora dice che il Galsi è un’opportunità da non perdere, ma anche di chi chiede, tra i sindaci e gli esponenti politici regionali del PD, di “risarcire” l’Elba attraverso la metanizzazione.
Se l’Elba deve ricevere risarcimenti e incentivi per il rigassificatore non deve chiedere di mettersi al collo il cappio tossico delle energie fossili e della dipendenza dal gas di un’altra dittatura. Deve invece pretendere che i milioni di euro che servirebbero per metanizzare l’Isola vengano investiti per rendere l’Elba energeticamente autosufficiente con le energie rinnovabili, che la Regione finanzi prioritariamente le Comunità energetiche rinnovabili insulari, che i cittadini e le amministrazioni comunali abbiano tutte le facilitazioni e gli incentivi possibili per diventare fossil free.
I nostri amministratori devono pretendere che la Regione e il Governo rispettino progetti e promesse mai realizzate. Il gas algerino se lo possono tenere.
Legambiente vuole un’Elba e un Arcipelago che guardino al futuro rinnovabile e pulito. Il rigassificatore e il Galsi ci imprigionano in un passato fossile, sporco, di dipendenza energetica e di furbizia politica dal respiro corto.