Nel decreto sulla verifica dell’assoggettabilità verifica del progetto “Adeguamento e potenziamento delle infrastrutture air-side e land-side dell’Aeroporto dell’Isola d’Elba” proposto da Alatoscana, adottato il primo ottobre 2015 dalla Direzione Ambiente ed Energia della Regione Toscana. Settore Valutazione Impatto Ambientale – Valutazione Strategica - Opere pubbliche di interesse regionale (Settore VIA) che riguardavano il precedente adeguamento dell’Aeroporto (presentato già allora come “risolutivo”), emergevano già alcune cose molto chiare: vulnerabilità dell’area a possibili alluvioni; aree classificate in parte a pericolosità idraulica elevata (PIE) ed in parte a pericolosità idraulica molto elevata (PIME), secondo quanto previsto dal Piano per l'assetto idrogeologico (PAI) del Bacino regionale Toscana Costa; vicinanza alla Zona di protezione speciale (ZpS) e Zona speciale di conservazione (Zsc) di Monte Capanne – promontorio dell’Enfola e al confine del Parco Nazionale Arcipelago Toscano; area di intervento tutelata dal vincolo paesaggistico; torrenti e corsi d'acqua (aree tutelate per legge). Inoltre, nello stesso decreto si legge che «dello scenario di simulazione che prende in esame le tre settimane di maggior traffico registrate nel 2013 con un incremento del 30% del traffico aereo per tenere conto del futuro potenziamento dell’aeroporto. In documentazione è anche specificato che per la restante parte dell’anno il traffico aereo è mediamente molto inferiore a quello considerato nelle simulazioni. Inoltre si evidenzia che i superamenti riscontrati rientrano nel margine di incertezza dei risultati delle simulazioni teoriche e che l’incremento del 30% del traffico aereo è da ritenersi puramente cautelativo e potrebbe non verificarsi nella realtà poiché il potenziamento dell’aeroporto è principalmente rivolto a risanare l’attuale situazione dello scalo elbano e, comunque, i trend dei flussi aerei negli scali nazionali per i prossimi anni sono previsti in calo».
Nonostante tutto questo il Decreto regionale del 2015 ritenne «Non necessario sottoporre il progetto alla procedura di valutazione dell’impatto ambientale», ma comunque «Necessario, al fine di mitigare gli impatti ed incrementare la sostenibilità dell’intervento», formulare alcune prescrizioni e raccomandazioni. Una sottovalutazione dell’impatto che non potrà certo essere riproposta con il nuovo, più lungo e invasivo prolungamento dell’aeroporto che avrebbe anche ricadute molto più ampie sul territorio naturale, agricolo e urbanizzato e le infrastrutture circostanti.
Infatti, lo studio di prefattibilità presentato prevede un allungamento verso aree critiche come la spiaggia di Marina di Campo (in un’area che un tempo era una Zona umida e dunale) e verso colline che fanno parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e che ospitano anche un’importante area archeologica. La proposta di prolungamento si avvicina ancora di più alla ZPS/ZSC tutelata dalle direttive Uccelli e Habitat dell’Unione europea. Vengono individuati anche 980 “ostacoli” al decollo/atterraggio in sicurezza. Circa 350 di questi ostacoli sono alberi per i quali lo studio consiglia “un intervento di eliminazione/riduzione”.
Inoltre anche lo spostamento del fosso previsto pone non solo seri problemi in un’area dalla quale sono partiti i due alluvioni che hanno recentemente colpito Marina di Campo ma anche dal punta di vista ambientale, in un’area già messa “in sicurezza” da recenti opere di “rettificazione” che hanno causato un forte impatto su quel che rimaneva della fauna e della flora che ancora sopravvive nella residua zona umida campese. Un equilibrio artificioso – raggiunto grazie a sostanziosi investimenti pubblici – che le nuove opere aeroportuali e infrastrutturali modificherebbero, costringendo tutti gli Enti interessati a rivedere attentamente la situazione idrogeologica, idrica e ambientale nuovamente modificata.
Inoltre, in caso di allungamento della pista, proprio mentre il governo Meloni approva il decreto sull’emergenza siccità, si va a una nuova impermeabilizzazione di oltre un ettaro di territorio e alla modifica del reticolo idrico che alimenta la falda campese.
Legambiente continua a credere che, in caso del raggiungimento del quorum e di una vittoria del sì al referendum, quella che uscirebbe dalle urne sarebbe una cambiale in bianco data a Toscana Aeroporti per realizzare un progetto che attualmente è “provvisorio” e che ha subito, pur rimanendo lo stesso, già strani aggiustamenti rispetto alla bozza originale, in particolare per quanto riguarda l’impatto sulle abitazioni presenti.
Legambiente continua a pensare che le priorità trasportistiche e turistiche dell’Elba siano altre e che la Regione Toscana debba e possa non solo garantire la continuità territoriale aerea con progetti più moderni, puliti e senza un ulteriore impatto ambientale, ma che la continuità territoriale non debba essere usata come arma di ricatto ma realizzata pienamente a partire dalla modernizzazione di traghetti vetusti e inquinanti e dalla realizzazione di un trasporto pubblico moderno, efficiente e davvero al servizio di cittadini e turisti.
Comunque vada il referendum sull’aeroporto, invitiamo perciò la Regione Toscana e gli altri Enti interessati a non utilizzare lo stesso metodo del Decreto del 2015 con l’esclusione della VIA, un metodo che all’Elba sembra ormai diventata la regola invece dell’eccezione (vedi dissalatore e miniera Eurit) e a sottoporre il progetto dell’aeroporto a una stringente, trasparente e scientificamente fondata Valutazione di impatto ambientale e a una Valutazione di impatto strategico (VAS) svolte da un organismo terzo e indipendente.