Il 30 agosto, in pieno giorno, sulla sabbia della spiaggia delle Caldane, all’Isola del Giglio, sono state viste alcune piccole tartarughe marine Caretta caretta mentre raggiungevano il mare.
Dopo non sono stati più avvistati piccoli esemplari e, passato qualche giorno senza che dalla sabbia uscissero altre tartarughine, i ricercatori di Arpat, università di Pisa e Istituto Zooprofilattico hanno deciso di individuare e aprire il nido per capire quale fosse la reale consistenza della prima nidificazione di tartarughe marine nota all’Isola del Giglio.
All’apertura del nido era presente anche il vicepresidente del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, il gigliese Stefano Feri.
Il primo problema era quello di trovare il nido e, cosa non scontata, i ricercatori ci sono riusciti, scoprendo che mamma tartaruga marina a aveva depositato 80 uova, 40 delle quali non sviluppate e che nel nido c’erano ancora 22 tartarughine vive (2 delle quali non ce l’hanno fatta a sopravvivere), 8 erano “pipped”, cioè sviluppate ma già morte all’interno dell’uovo. Delle tartarughine trovate vive 16 a hanno raggiunto il mare con le proprie forze, mente 4 erano in condizioni critiche e non è stato possibile salvarle.
In tutto nel nido, realizzato purtroppo in una zona molto in ombra, si sono schiuse 40 uova su 80, con un successo riproduttivo molto più basso dei nidi della costa grossetana, piombinese e dell’Isola d’Elba e molto simile a quello delle nidificazioni più a nord.
Tutti dati molto preziosi per il progetto NatNet di Regione Toscana a cui partecipano attivamente le tre università di Pisa, Siena e Firenze insieme a Istituto Zooprofilattico e Arpat.