A Legambiente Arcipelago Toscano sono arrivate diverse segnalazioni sui lavori in corso alle Ghiaie – la spiaggia e i sassi bianchi e neri del mitico sbarco degli Argonauti a Portoferraio – attuati con un mezzi pesanti per realizzare un grosso scavo per l’approdo di un cavo sottomarino. Si tratta di un lavoro per realizzare “Reti ultraveloci” con approdo all’Elba e Capraia, finanziato con oltre 2 milioni e mezzo di euro nell’ambito degli interventi infrastrutturali del PNRR Next Generation e che, come si legge neL foglio bianco di carta descrittivo attaccato al cartello giallo del cantiere, riguardano anche concessioni demaniali a Marciana Marina, Marciana, San Vincenzo e Capraia Isola.
Tutti i pareri, le concessioni e le valutazioni ambientali necessari sembrano essere state ottenute da Comuni, Regione e Capitaneria di Porto, così come sono state emanate le relative ordinanze.
Resta il mistero del perché si sia consentito di realizzare lavori con mezzi pesanti cingolati in una spiaggia così delicata dal punto di vista storico e culturale e del perché – come scrive su Facebook qualche consigliere comunale di opposizione – il progetto non sia stato pubblicizzato e condiviso. Resta il mistero del perché si siano ritenute le Ghiaie e i suoi sassi martoriati e depredati il luogo migliore per scavare spiaggia e fondale.
Ma in realtà c’è ben poco di misterioso e la vicenda appartiene all’usanza italiana e molto elbana di piangere sul latte versato.
Quando Legambiente avvertì che le facilitazioni, le semplificazioni e l’accelerazione e l’abbreviazione delle procedure per realizzare le opere previste dal PNRR mettevano a rischio la tutela dell’ambiente, del paesaggio e i meccanismi di controllo e partecipazione, in molti – anche tra i Partiti dei politici che ora si scandalizzano per i lavori alle Ghiaie – dissero che eravamo i soliti ambientalisti rompiscatole che volevano mettere i bastoni ambientali tra le ruote di opere necessarie e non far lavorare la gente e che era l’ora di finirla con i lacci e lacciuoli ambientalisti.
A chi si chiede come è stato possibile realizzare tutto questo in un’area marina protetta ricordiamo che questo è stato possibile perché l’Area di Tutela Biologica delle Ghiaie, Scoglietto. Capo Bianco – che per anni e periodicamente qualcuno ha contrapposto come alternativa virtuosa all’istituzione dell’Area marina protetta – in realtà non è un’Area protetta ed ha un compito di mera protezione della risorsa ittica. E’ così che è stato possibile fare quel che non sarebbe stato possibile fare in una vera Area marina protetta.
Piangere sul latte versato una volta o due è normale, farlo ogni volta è patologico.
Legambiente Arcipelago Toscano