Nel 1791 Sebastiano Lambardi, cosmopolitano, afferma che la fabbrica per la fondazione del convento avvenne a spese del duca Cosimo ma che “per stitichezza di risparmio levarono mano alla fabbrica prima di terminarla, come si scorge anche a’ giorni di oggi imperfetta verso quella parte riguarda i quartieri dei Mulini”.
(Cfr pg 130 di “Memorie antiche e moderne dell’isola dell’Elba“. S. Lambardi 1791. Ristampa fotomeccanica, Forni editore, Bologna 1966)
Questa imperfezione dovuta al risparmio con cui si aprì la fabbrica nel 1558 ed in essa si lavorò è uno dei motivi per il quale nel corso della loro esistenza, chiesa e convento, sono stati sottoposti ad intervento di molti lavori di restauro e manutenzione, come documentano carte di archivio sotto citati, alcuni dei quali inediti.
Nel marzo del 1593, appena pochi decenni dopo l’apertura della fabbrica, il commissario Vincenzo del Benino invia una nota di spesa da sostenere per “fabbriche cominciate e non fornite in prima”. La chiesa è posta tra le spese che devono essere sostenute in quanto “fabbrica cominciata a e non fornita in prima”.
Nella nota di spesa si legge “La chiesa del convento de’ frati di S. Salvadore murata e coperta a fornirla di tutto punto in cifra 600”.
(Archivio mediceo, Filza 2561. Archivio di stato Firenze)
Nel 1692 si devono rifare i muri del chiostro perchè costruiti senza fondamenta. Ce lo fa sapere il 7 dicembre 1692 il governatore Mario Tornaquinci scrivendo alla segreteria di guerra di Sua Altezza Reale: ”…ho ancora dato principio a fare rifare il muro della clausura de’ P.P. di S. Francesco, che rovinava, e per essere tutta la med.ma muraglia fatta senza fondamenti, a dove non si rifà. La farò fortificare con 5 barbacani, e spero che in breve sarà terminata…”
(Archivio Mediceo, Filza 2539, ”Portoferraio governo civille e militare da gennaio 1692 a tutto dicembre 1695”. Archivio di stato Firenze)
Nel 1694 ci sono ancora lavori nel convento perché viene “Rifatto buona parte del muro dell’orto dei padri di S. Francesco et il resto fattovi i suoi speroni, acciò non cascasse con diversi assettimi fatti alla Clausura“
(Miscellanea medicea. Filza 464. Inserto n° E,cc 32 . ”Nota di lavori di fortificazioni et altri civili fatti da me Mario Tornaquinci nella Città, Presidio, e Fortezze di Porto Ferraio, Cominciati l’anno 1688, 89, 90, 91, 92, 93, 94 e 95. Archivio di stato Firenze)
Chiesa e convento erano dotati di un bell’orto circondato da un muro: orto e muro sono ben visibili nel particolare del dipinto “Prospettiva della Città di Porto e Fortezze di Portoferraio del Serenissimo Granduca di Toscana “di Giuseppe Maria Terreni (1739-1811). (VEDI FOTO)
Carte inedite di archivio ci fanno sapere di progetti di lavori sul finire del settecento.
11 ottobre 1781, il Granduca dà il beneplacito ai lavori di recupero della chiesa arcipretale e del convento dei frati francescani.
“SUA ALTEZZA REALE approva che si eseguano prontamente i resarcimenti occorrenti alla chiesa arcipretale di Portoferraio e Convento di quei priori francescani secondo la relazione perizia dell’ing Giuseppe Salvetti come si propone dal senatore Soprassindaco e Soprintendente della Camera delle Comunità. E vuole che a titolo di soccorso fatto con biglietto di segreteria di finanze del di 6 febbraio 1782 sia pagata dalla Depsoteria Generale alla Comunità di Portoferraio e senza obbligo di restituzione la somma di lire quattromila trecento due per una volta tanto.
Vuole inoltre che il senatore Soprintendente dell’Uffizio di Revisioni faccia per mezzo dei ministri di detto uffizio verificare e liquidare il credito che la predetta comunità di Portoferraio rileva d’avere con la Depositeria Generale.e di poi referisca e dica il suo sentimento
Dato in Firenze 11 ottobre 1781
Pietro Leopoldo
Per il direttore delle regie finanze
V. Schondeveiller
Francesco Benedetto Marmorai
Concorda con l’originale“
(Filza “Circolari ed ordini del sig soprassindaco dal 1797 a tutto il 1801” Carta 367. Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800. Carteggio del cancelliere. Archivio storico comune Portoferraio)
Dopo l’approvazione del granduca Pietro Leopoldo dei lavori da farsi al Convento, l’ing. Salvetti entra nel dettaglio di detti lavori con relativa spesa. Lo fa con lettera indirizzata al Soprassindaco e Soprintendente della Camera di Comunità in Firenze da dove si viene a conoscere che sono il tetto della chiesa e quello del dormitorio del convento a dovere essere oggetto dei lavori di restauro.
Il 7 novembre 1781, ecco quanto scrive l’umilissimo ed obbligatissimo servitore, ingegner Giuseppe Salvetti, al Soprassindaco e Soprintendente della camera di Comunità di Firenze:
“Ill.mo e Colend.mo Sig. Sen.re Cav.re Gio. Batta Nelli Soprassindaco e Soprintendente della Camera della Comunità
Ho esaminati gli annessi fogli relativi ai ripari che si propongono per la Chiesa Arcipretale e per la Chiesa e Convento di S. Francesco di Portoferraio ed il mio sentimento è che convenga ordinare l’esecuzione degli appresso lavori.
Che si risarcisca con la massima sollecitudine il tetto della Chiesa Arcipretale mutando i legnai che vi sono cattivi e facendo ancora tutti gli altri riattamenti a forma dei primi quattro articoli della relazione fatta dalli ingegneri Sig.ri Grazzini e Mori sotto dì 11 marzo 1780 in cui calcolano la spesa di circa Lire 2000.
Che si proceda a rifare il tetto della chiesa di S. Francesco a Cavalletti coll’istesso numero di quelli che vi sono di presente come avevano proposto i prefati ingegneri nella predetta relazione. Sebbene in un'altra susseguente de 3 maggio 1781 abbiano cambiato parere con progettare degli archi essendo assai meglio seguitare il primo sistema conforme ancora al sentimento dell’ing Mori esposto in una una relazione del dì 21 giugno del medesimo presente anno perché è di minor dispendio di facile esecuzione sicuramente stabile e non sconcerta niente la chiesa attuale come sarebbe il lavoro degli archi che richiedono delle variazioni nelle cose di attual servizio esistenti nelle pareti le quali poi non conoscendo il luogo resto in dubbio se potessero resistere alla spinta di tali archi.
La differenza nella spesa sarebbe notabile mentre per quanto propongono gl’ingegneri Grazzini e Mori rimescerebbe a fare gli archi della quantità di lire 8000 quando non vi è un tal bisogno giacchè i tetti e i cavalletti sono sicuramente forti e di lunga durata essendo affatto esagerato il discorso che si fa contro i legnami attuali di abete che sono dell’istessa qualità degli antichi che hannoi durato per dei secoli in tutte le più gran fabbriche della Toscana.
Si prendano bensì travi d’abete dell’pera del duomo di Camaldoli e si ralasci affatto l’idea di prevalersi di travi di castagno felciate di palconcello d’abete come propone il solo ingegnere Grazzini nella sua relazione de 4 agosto p°p° perché se una trave si rende cattiva siccome quando è coperta non se ne conoscono i difetti così può pericolare con produrre danni di conseguenza.
Si operi poi di liberare affatto dall’umido le testate delle travi dei cavalletti mentre dal vedere che tutto il male è nel riposo dei medesimi sulle muraglie vi è luogo di credere che vi siano penetrate della acque.
I più volte nominati ingegneri Grazzini e Mupio non calcolano a parte nella loro prima mentovata relazione la spesa per rifare il tetto con i cavalletti ma la pongono in somma coi lavori a farsi nel restante del convento di S. Francesco ascendente in tutto a lire 22000 le quali sembrano alquanto eccedenti.
Il Sig. ingegnere Mori per altro ne dà un giudizio più accertato mentre per rifare il tetto della chiesa crede nella sua relazione de 21 giugno p°p° che il dispendio possa ammontare a lire 11533.6.8 mentre vi è molto legname buono da potersi rimettere in opera.
Finalmente risulta che va ordinato ancora il rifacimento del Dormitorio del Convento di S. Francesco a forma del concorde sentimento dei prefati tre ingegneri l’ultimo dei quali cioè il sig Mori calcola la spesa in detta sua relazione in lire 3674.13.4 il che porta coll’altra precitata partita del tetto della chiesa una quantità di più di un terzo minore di quella qui sopra indicata dai due primi ingegneri.
Cumulate insieme le spese delle tre suddette partite si ha a somma totale di lire 17208
Se S.A.R. si degna accordare la quarta parte della suddetta spesa,come ha fatto sperare,sarà questo un capitale di lire 4302 subito spendibile e coi frutti di un anno dei denari della Comunità stati ultimamente impiegati ascenderà anco verso le lire 6000.
Con questa somma adunque si può immediatamente intraprendere il rifacimento del tetto della chiesa arcipretale ed il rifacimento del tetto del Dormitorio del Convento di S Francesco che sono i due capi di maggiore uso.
Quanto poi al tetto della chiesa di S. Francesco si potrà per adesso a fine di evitare una rovina assicurare con dei sorgozzoni o puntoni i quali ben incalzati nella loro parte inferiore dentro le muraglie laterali della Chiesa vadano inclinati a sostenere con l’altra estremità le asticciole dei cavalletti ove potranno puntare in un’() ben confitto nei medesimi.
Quindi si potrà procedere alla provvista dei legnami per fare il lavoro nella maniera sopraindicata negli anno consecutivi con quegli assegnamenti che avrà la Comunità da poter spendere.
E pieno d’ossequio ho l’onore di confessarmi
Di Vs. ill.ma
Questo dì 7 aprile 1781
Um.mo Obb.mo Serv.re
Giuseppe Salvetti“
(Filza “Circolari ed ordini del sig soprassindaco dal 1797 a tutto il 1801” Carta 4. Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800.Carteggio del cancelliere. Archivio storico comune Portoferraio)
Ma è solo due anni dopo, nel 1783, che si dà inizio ai lavori di recupero ad opera degli ingegneri Grazzini e Mori come riferito da Amelio Fara.
(Cfr pg 18 di ”Portoferraio architettura e urbanistica 1548-1877” Amelio Fara. Tipolito Subalpina srl Rivoli. Torino. 1997)
Marcello Camici
Nella foto - “Prospettiva della Città di Porto e Fortezze di Portoferraio del Serenissimo Granduca di Toscana“. Giuseppe Maria Terreni (1739-1811).
Dipinto olio su tela.
PARTICOLARE relativo alla chiesa del SS Salvatore con annesso convento.
E’ ben visibile - A) il muro che circonda l’orto oggetto di lavori di rifacimento che era stato costruito privo di fondamenta - B) il tetto della chiesa e del dormitorio dei frati pure essi oggetto di lavori di ristrutturazione.