Molto commovente la serata organizzata da "Il Libraio" per presentare e celebrare "Diario dall'inferno", il libro scritto da Romolo Fanetti, compianto ufficiale di dogana della Finanza della città medicea (testo edito da Belforte).
Il racconto del finanziere è emozionate e coinvolgente e narra l'incredibile e tremenda vita di un deportato dai nazisti.
Un diario di guerra, una cronaca quasi giornaliera, vera, vissuta in prima persona da chi è stato coinvolto nel dramma nazista dei campi di concentramento. Un testo che ha un grande valore storico e di documentazione, verificata dalle alte sfere militari.
Il libro di Romolo è un documento di grande attualità, il messaggio che ci ha lasciato è un monito per il presente e per il futuro, e ci spinge verso l'obiettivo di una vita di pace per godersi le proprie famiglie, il lavoro, la propria terra.
Nella serata di martedi 20 agosto, sotto i portici da "Il Libraio", Stefano Bramanti, ex insegnante e rappresentante del Circolo Pertini, Adolfo Tirelli, Presidente della Sezione dei finanzieri in congedo dell'Elba e Egisto Fanetti, figlio dell'autore, hanno accompagnato il pubblico in un viaggio toccante attraverso le pagine del diario. Dopo la presentazione di Bramanti, Adolfo Tirelli si è calato nella lettura di alcuni brani del libro per rendere l'idea di cosa abbia voluto dire vivere in prima persona una deportazione. Ha detto di momenti di tristezza e malinconia, di due periodi natalizi vissuti da Romolo nei campi di concentramento tedeschi. Ha detto purtroppo anche delle violenze atroci subite da lui e i suoi compagni in quelle situazioni assurde. Il compianto si può dire che sia stato un miracolato per essere sopravvissuto a tutto ciò. Lo ha sorretto la fede e ce lo dice: era convinto di essersi salvato proprio grazie alle sue incessanti preghiere. Ne ha avuto del resto prova in decine di situazioni nei suoi due anni di prigionia, iniziata in pratica dopo quell'8 settembre, quando il suo reparto allo sbando è stato catturato, e iniziò così un lungo viaggio a piedi e in treno, giungendo infine a Brandenburgo il primo campo di concentramento in cui il nostro finanziere si è trovato, il 10 ottobre del 1943. La seconda tappa l'ha fatta a Bochalt dopo circa un mese, il terzo campo di martirio l'ha raggiunto il 6 novembre del 44 ad Haan, dove tra l'altro è iniziato un altro calvario nel calvario per Romolo. Si è ammalato per la mancanza forzata di igiene totale, che ha determinato un'infezione della pelle in tutte le parti del corpo. Successivamente sarà ad Hemmertal, per passare poi all'ospedale di Hammer, viste le brutte condizioni in cui si trovava per quella malattia.
Romolo tentò la fuga il 20 ottobre del 44, una fuga per disperazione, per cercare una alimentazione quasi normale, per porre fine alle umiliazioni e alle violenze di tutti i tipi, fisiche e morali. Una fuga per evitare il lavoro forzato cui era sottoposto e per tentare di scoprire cosa significasse la libertà, per lasciarsi la condizione di inerme nelle mani di folli; ma il suo tentativo fallì miseramente.
Ed ecco che si sviluppa ancora di più la sua prigionia. Deve subire la galera e poi il quinto lager di Hattingen, un KZ, una sigla che il brigadiere ci dice significava "criminali civili", criminali colpevoli di avertentato la fuga da un campo di concentramento, per evitare evidentemente una molto probabile morte. Quindi questo campo di concentramento, l'ultimo, parte dal 7 dicembre del 44. È in questa situazione le violenze su Romolo e i suoi compagni sono atroci, vengono frustati a sangue ripetutamente in più occasioni, senza motivo in pratica. Per fortuna questo martirio durò pochi mesi. Sta per giungere il fatidico 15 aprile del 1945, quando una jeep americana si presentò nei pressi dell'abitazione civile in cui si trovava a quel punto Romolo (il campo di concentramento era stato distrutto dalle bombe) dove viveva con i suoi compagni di sventura. "We are italian" seppe dire l'elbano di adozione, andando incontro a braccia aperte a questi soldati americani. La tortura, la denutrizione, la morte possibile ad ogni angolo, una vicenda folle era finita.
Toccante l'intervento del figlio Egisto, ormai 70enne, nato durante la prigionia del padre, che ricorda il genitore scomparso nel 1985. Ha raccontato di un uomo buono, di un uomo che ha saputo dare tutto il suo amore alla famiglia e alla Patria; che gli parlava ogni tanto di questa terribile esperienza, che gli aveva lasciato strascichi pesanti sulla sua salute.
L'attuale Comandante della Finanza elbana, Ottaviano Pinto, intervenuto all'incontro, sottolinea lo spessore di questo testo e ha anche ricordato come Romolo abbia ricevuto onorificenze per il suo impegno nell'Arma dei finanzieri e per la deportazione, durante la quale, insieme a 1500 compagni di prigionia non cedette mai al regime nazista.
A conclusione della serata Bramati ha voluto dare spazio ad un prezioso lavoro dell'insegnante Annamaria Carletti Marini e dei suoi alunni in cui sono state raccolte testimonianze sulla deportazione, ricerche sulla guerra, articoli di giornali, approfondimenti di tutti i tipi per trattare il tema. Questo per testimoniare l'impegno diffuso nelle scuole nella speranza di creare un mondo di adulti che sappiano opporsi ad una società che esprime troppa violenza e risulta malvagia e iniqua.