TROPPI COMPITI A CASA
Mi capita sovente proprio in questo periodo ascoltare amici e conoscenti, genitori di alunni di ogni ordine di scuola, lamentarsi per la costrizione di consegnarsi a lunghi pomeriggi in compagnia dei figli per assolvere il dovere di fare i compiti scolastici per il giorno dopo.
Poesie da imparare a memoria, grammatica ed analisi logica, problemi di matematica ed esercizi di algebra e persino consegne di paginate di copiato (punitive) nella scuola primaria.
Il tutto nel devoto silenzio assenso delle famiglie verso i docenti.
Si narra che una madre sconfortata si sia arresa chiedendo di "bocciare" il proprio figlio pur di porre fine alla tortura quotidiana dei compiti a casa, senza nemmeno il riposo settimanale di domenica. Anzi spesso i compiti del fine settimana si accumulano perniciosamente proprio la domenica.
A testimonianza del disagio bisogna evidenziare che i nostri figli oltre ai compiti scolastici a casa, sono impegnati nello sport, nelle pratiche ludiche elettroniche (x-box,Play Station, Nintendo...), nel catechismo, nel presenziare compleanni di amici e conoscenti e, qualche volta, visto che siamo in un'isola splendida godersi un po' di aria aperta.
Insomma ogni settimana è una grande fatica familiare. Già i genitori francesi (un po' galletti...) nel 2012 avevano lanciato una campagna di protesta contro questa pratica scolastica che di fatto consegna alla famiglia una fetta consistente di didattica curriculare ed il ministro Profumo (ex) aveva intimato: "bisogna evitare che i ragazzi si isolino nella loro cameretta,per studiare"
IL PUNTO DI VISTA DEI DOCENTI
Lungi dal volere toccare la suscettibilità già troppo provata dei docenti, vorrei provare a riassumere quel "sacco di buone intenzioni alcune plausibili ed altre scarsamente appropriate" che sostengono la necessità dilagata dell'assegnazione di compiti per casa. Ecco una elenco di motivazioni che ho raccolto in alcune personali ed informali interviste:
per favorire un consolidamento degli apprendimenti;
per incentivare atteggiamenti di responsabilità e di autonomia;
per l'acquisizione di un efficace metodo di studio;
per coinvolgere e rendicontare le famiglie nel lavoro scolastico;
il tempo da dedicare ai compiti a casa è di almeno due ore per gli alunni della media e delle superiori;
lo studio individuale va favorito aper affrontare positivamente il percorso scolastico nella scuola media e superiore.
il recupero di tutte le attività svolte dai compagni durante i giorni di assenza.
Nelle intenzioni dichiarate dal corpo docente (che dovrebbero essere scritte nel POF - Piano di Offerta Formativa che dovrebbe contenere chiare linee di indirizzo per l'assegnazione dei compiti a casa) si puntualizza sulla necessità di un confronto fra i colleghi prima dell'assegnazione dei compiti, al fine di evitare un eccessivo carico di lavoro e che le attività assegnate non siano occasione quotidiana di tensione fra il bambino e i suoi genitori.
ALEATORIA CERTEZZA DEL DIRITTO DEGLI ALUNNI
Sono in essere e mai abrogate tre circolari ministeriali di perentorio indirizzo, la 62/64, la 431/65 e la 177/69, che vietano l'assegnazione di compiti a casa in particolare nei fine settimana in ogni ordine di scuola. Allora i docenti delle nostre scuole ogni giorno compiono violazioni normative, assegnando compiti a casa (qualche volta oggettivamente troppi) e colludendo con la non poco diffusa attitudine dei genitori di controllo iperesigente sullo svolgimento degli stessi fino all'ultima riga.
Certo dagli anni sessanta ad oggi è passato molto tempo e non applicare le norme è una regolarità molto italiana che ci caratterizza in tanti ambiti della vita civile. Non saranno certo queste circolari trascurate dalla totalità dei docenti il problema principale della scuola italiana.
Tuttavia inviterei i docenti ad una rilettura di quelle circolari. Troveranno in quelle righe una visione della famiglia ed una mission della scuola dell'obbligo e di quella superiore, della cultura e persino della funzione educativa dello sport che stento a ritrovare nelle aule di oggi, quelle degli incontri con i docenti o dei luoghi delle elezioni dei rappresentanti delle famiglie di classe e di istituto.
Difatti si consegna all'attualità l'eclissi dell'impegno civile delle famiglie e della scuola e la ricerca di sinergie educative docenti-genitori appare un percorso fallimentare. La sanità pubblica investe sempre meno in programmi di prevenzione nella scuola.
Come operatore per la salute mentale dell'età evolutiva a questo disimpegno istituzionale assisto impotente e con una malata nostalgia mi aspetto e spero un "nuovo sessantotto" .
Claudio Coscarella
Neuropsichiatra dell'infanzia e dell'adolescenza