E’stato un pomeriggio dedicato alla riflessione storica e all’esercizio della pace, della solidarietà e della comprensione tra i popoli, quello vissuto il 29 novembre presso la scuola media di Marina di Campo, dove si è finalmente tenuto l’incontro tra la comunità senegalese, l’amministrazione comunale e la cittadinanza. Nel nome della condanna di tutte le guerre, dell’intolleranza e del razzismo. Perché dall’odio, in tutta la gamma delle sue sfumature, non può nascere che altro odio e quindi sciagure infinite.
Dopo una breve visita al Cimitero della Memoria, nel ricordo dei combattenti e delle vittime di tutti i conflitti, dopo il saluto e il benvenuto ai presenti del sindaco Segnini e del vicesindaco Soppelsa, a cui ha fatto seguito la proiezione di pellicole originali dello sbarco del 17 giugno 1944, la ricostruzione dell’Operazione Brassard è stata affidata al prof. Vanagolli, che, con la consueta competenza, ha illustrato strategie e risvolti della complessa iniziativa militare, tanto preziosa per i francesi sul piano politico, per poter vantare dinamismo agli occhi degli Alleati, quanto inutile, sul piano tattico, per le sorti della guerra, in quanto era già iniziata l’evacuazione tedesca dell’isola.
Quindi alla professoressa Sapio, collaboratrice del prof. Pardini, impossibilitato a raggiungere l’Elba, è stata assegnata la contestualizzazione nazionale e internazionale dell’evento, che ha visto tra l’altro il permanere, sulla nostra terra, per ben sei mesi, fino al dicembre, della presenza francese, attiva nel tentativo di propagandare tra gli elbani la possibilità di un’annessione dell’isola alla Francia.
Ma l’intervento più toccante, dopo i saluti di Mbaye Diop, presidente del coordinamento delle associazioni senegalesi della Toscana, è stato quello dello scrittore italo-senegalese Pap Khouma, autore di un libro intitolato “Noi italiani neri”.
Nella sua intensa relazione, Khouma, dopo aver sentitamente ringraziato la comunità campese dell’opportunità offerta, ha dato voce all’antico dolore e allo sfruttamento atavico della sua gente, due volte vittima delle potenze europee, che, dopo averla colonizzata privandola di dignità e identità, la mandava a combattere e morire a migliaia di chilometri di distanza dall’ Africa per le cause e gli interessi dei colonizzatori.
Lo scrittore ha ricordato e condannato gli orrori e le violenze connaturate a ogni guerra, ha rammentato l’undicesimo articolo della nostra Costituzione, che la ripudia, ha letto poesie di Senghor, suo connazionale e di Brecht, inneggianti alla pace, alla fratellanza, alla comune umanità di tutti i popoli ed ha concluso citando alcune leggi dell’evoluto e civilissimo Impero del Mali, di cui faceva parte anche il territorio corrispondente all’attuale Senegal, che, già nel tredicesimo secolo, invitavano al rispetto delle donne, alla necessità della loro partecipazione al governo e auspicavano, come indispensabile per la prosperità di tutti, la collaborazione e l’armonia tra le varie etnie.
M.Gisella Catuogno
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