Il prof. si arrotola le maniche della camicia. “Falce e martello, per favore”. Il bidello si affretta a passargli i ferri del lavoro. “Ci vuole anche un cacciavite.”
No, il prof. con le ascelle sudate non si sta più allenando a fare la rivoluzione. Forse, per un attimo, maneggiando quegli strumenti evocativi, gli saranno passati davanti i cortei infuocati della sua gioventù, quando era uno studente pieno di rabbia e utopia. Adesso la sua smania di cambiare il mondo, il suo pallino per ridisegnare nuove geometrie sociali stanno convergendo nel tentativo di riparare l'anta dell'armadio a muro della sala insegnanti. Poi passa alla stampante. Si è inceppata e c'è un pezzo di carta a metà. Il prof, nonostante la sua istintiva simpatia per quel foglio ribelle, bianco e fiero, che non ci sta a farsi trasformare in una ottusa fotocopia, ingaggia una lotta dura con il toner, e alla fine ha la meglio. Flashback di molotov e idranti, manganelli e sirene. No, è la campanella.
“Prof c'è la ragazza che ha mal di pancia, facciamo chiamare casa? Venga, perché mi sembra che stia proprio male!”
Si avvia verso l'alunna sofferente. Un attimo per decodificare e capisce che non c'è niente da fare. La scuola ha schizofrenie frequenti: a sua disposizione c'è il defibrillatore semiautomatico oppure disinfettante e cerotti. No, non ha strumenti per intervenire (e comunque se intervenisse scatterebbe la denuncia) e formula, con l'ormai comprovato occhio clinico, una prognosi intermedia: colite spastica, un giorno di riposo.
Nel mentre parla con il genitore, rassicurandolo sulla natura benigna del malanno, il bidello lo informa che, visto il perdurare delle infiltrazioni dal tetto, sarebbe meglio chiudere l'aula di disegno.
Il prof., date le prerogative dell'urgenza, decide di apporre i sigilli. Adesso è la sentinella della sicurezza. Là dove un tempo occupava ed espropriava, nel nome del proletariato sovrano, accompagnato dalle note di rivolta della sua chitarra scordata, ora chiude, sbarra, interdice, delimita la zona rossa.
Nel frattempo scatta il segnale della prova di evacuazione, si aprono le vie di fuga, si controllano i bagni, si fa l'appello in cortile per vedere se qualcuno è bruciato vivo. Ma l'appello non si può fare. Al momento dell'allarme i prof. dovrebbero mettere in fila tutti i ragazzi, controllare che l'uscita avvenga in modo ordinato, dopodiché, in mezzo alle fiamme furiose, dovrebbero smontare il pc, dove ormai risiede il registro elettronico, dalla lavagna interattiva e portarselo sotto il braccio fino in cortile, trovare una presa all'aperto, ripristinare il collegamento e aprire l'elenco degli alunni.
La cosa si risolve con un informale: “ragazzi, ci siamo tutti? Massimo dov'è?” “Mah, forse era assente?” “Mi sembra di sì” risponde, collaborativo, un suo compagno. Rimane una sensazione di smarrimento che però si dirada con l'intervento, provvidenziale, del bidello. “Sì, prof. Il ragazzo è assente. Guardi qui. Segno io tutte le mattine le assenze su un foglio di carta, non si sa mai, si verificasse un'emergenza come questa.” I due, prof e bidello, si abbracciano. Certe esperienze, come l'essere scampati ad un disastro, seppur virtuale, rinsaldano i legami e fanno bene al cuore e alla fedina penale.
Ritornati in classe, si riprende la lezione e il prof. tenta di dare una risposta al ragazzo che all'improvviso se n'è uscito: “Ma i soldati vanno all'inferno o in paradiso?” Il tempo di dire qualcosa che comunque suonerà incompleto e insoddisfacente, che rientra il bidello con il telefono: “Sono i carabinieri!” L'agitazione fa sì che il prof. sudato, che si è rimesso il cardigan di lana con le ascelle infeltrite, non capisce proprio nulla di quello che gli sta dicendo il presunto carabiniere. “...e quindi verremo a scuola e voi farete il versamento di 100 euro...” “ma cosa sta dicendo, questa è una scuola pubblica....mi dica per favore lei chi è..”. Già, ci mancava pure la truffa telefonica di qualche demente che si spacciava per carabiniere.....
Suona la campanella, sono le 12, finalmente. Oggi il prof. fa orario breve e può tornarsene a casa. “Arrivederci, a domani”
“Prof. Ma dove va?” Gli chiede il bidello allarmato. “Oggi è mercoledì!”
“Appunto, finisco prima!”
“Ma, no. Oggi è mercoledì!”
“E allora?”
“Ma, come! E' il giorno in cui Matteo Renzi visita le scuole. Tra poco arriva qui da noi, non si ricorda?”
No, il prof. si era dimenticato. Posa di nuovo la borsa rigonfia di compiti sul tavolo della sala insegnanti. Poi però pensa che questa sia una buona occasione. Il prof, con la rivoluzione in tasca adesso si affida all'autorità costituita anche per trovare le risposte più pindariche. Sì, sì, dovrà ricordarsi di chiedere al Presidente del Fare di istituire una zona militare anche nell'oltretomba, così la prossima volta saprà cosa raccontare ai suoi alunni, magari con l'aiuto di qualche slide. La sua folle, ordinaria giornata di scuola non è ancora terminata.