Quando finisco un dipinto che reputo per me importante, ma non sono abbastanza sicuro che gli altri lo comprendano a fondo, chiamo Silvestro.
Silvestro Noferi è quel piccolo tenero uomo, che gira con il suo canino da solo per le strade di Portoferraio, senza chiedere, discutere, silenzioso come un’ombra, quasi invisibile. Solo lui davanti alla mia opera terminata rimane completamente in silenzio, e a quel punto dopo parecchi minuti gli chiedo: “Che te ne pare?” E lui sentenzia con un solo aggettivo. Mai più di uno! Il bello è che quel solo aggettivo è così appropriato che i miei dubbi improvvisamente si dissolvono.
Per fare un esempio: dipingo un paesaggio delle montagne di Nisportino, con un enorme arcobaleno che incombe su di loro piuttosto inquietante; e lui di rimando dopo avergli chiesto il parere: “Ipnotico!”con quel suo intercalare da fiorentino verace. Ed è vero! Allora solo capisco che quel dipinto è ipnotico.
Straordinario essere.
Nell’antico Oriente siffatte persone, quasi completamente prive di ego, erano oggetto di culto, e rispettate come sommamente sagge.
Silvestro in questo orrendo mondo egotico degli umani, è una delle rare persone che si distingue per la sua mancanza di egocentricità, per la sua bontà, per il suo saper essere grande artista. Sì, perché lo è!
Avete mai visto le sue acqueforti di quando aveva vent’anni? Possono stare accanto ai più bei Morandi o Bartolena del primo Novecento.
Dal 27 Luglio al 9 Agosto, espone alcuni paesaggi e nature morte ad olio di stampo figurativo, ma di un dolce espressionismo, avendo quasi del tutto abbandonato il rigoroso figurativismo delle sue acqueforti giovanili, negli ambienti del Libraio sulla Calata di Portoferraio, gestiti da persone oculate e sensibili alla cultura.
Silvestro era atteso all’inaugurazione. Ma non arrivava e tutti aspettavano. Lui era a sentire la musica alla Linguella. Poi con il suo fedele canino “Pietro”, si è materializzato ed è stato tutto il tempo della presentazione della mostra, in un angolino, accovacciato accanto al suo cane, come se la cosa non lo riguardasse, e con quella sua innata educazione che lo fa così amabile a chi lo ama veramente come me, ringraziava cortesemente tutti i suoi ammiratori, nostrani e stranieri, che erano venuti ad omaggiarlo.
Caro Silvestrino, come ci mancano gli uomini come te, ne basterebbero una manciata di più per fare un mondo migliore.
Luciano Regoli