Premetto che sono uno dei tanti innamorati dell’Elba (in particolare dei suoi tesori culturali), tant’è che come argomento della mia tesi di dottorato, che sarà discussa fra pochi giorni presso l’Università Politecnica di Valencia, ho scelto il relitto con dolia di Punta del Nasuto (Marciana Marina), uno dei più importanti siti archeologici sottomarini finora scoperti lungo le coste italiane.
Ho seguito abbastanza divertito quella specie di dibattito (secondo me piuttosto sterile e inutile) che si è sviluppato sulla stampa in relazione alla cosiddetta zecca marcianese degli Appiani la quale, devo precisarlo subito, a me sembra molto cosiddetta e molto poco ‘zecca’ perché la sua tipologia architettonica non richiama per niente gli ambienti di coniazione.
Ho avuto modo di entrare nell’ipogeo (pardon: zecca) di Marciana, di osservarlo e di meravigliarmi per la sua bellezza. E’ un monumento sotterraneo etrusco, suggestivo e unico, e meritava di essere valorizzato come tale. Sono rimasto sorpreso che, al contrario, lo si presenti al pubblico sottacendone il reale valore archeologico di tomba ellenistica ed esaltandone la funzione di luogo dove si batteva moneta durante i secoli XVI-XVIII.
Negando il giusto peso storico-culturale all’ipogeo etrusco, che concordo nel definire eccezionale, a mio avviso si sta perdendo un’occasione anche di richiamo turistico. Spero che i responsabili invertano la rotta al più presto. A mio modesto parere la tempestiva riqualificazione storica dell’ipogeo e la sua opportuna valorizzazione per quello che realmente è, ossia una tomba sotterranea di un’importante famiglia etrusca, non possono che giovare a Marciana e all’Elba.
Daniele Venturini
Archeologo