( Dal Monitore d’ Etruria del 3 ottobre del 1814)
- ( Dal nostro Inviato) - Sabato 17 settembre è rientrato a Firenze , nell’ovazione dei suoi amati sudditi , S.M.I.R. Ferdinando III d’ Asburgo Lorena, Granduca di Toscana. Sono passati quindici anni da quel marzo del 1799 quando il Direttorio ordinò alle truppe francesi di invadere la Toscana-, costringendo il nostro Sovrano all’esilio - , nonostante i patti di neutralità a suo tempo firmati e i due milioni di franchi pagati per ottenerla.
Due giorni prima il suo trionfale ritorno, S.M.I.R Ferdinando III ha nominato il conte Vittorio Fossombroni, Segretario di Stato e Ministro degli Esteri del Governo toscano. Si è concluso quindi il periodo plenipotenziario del principe Rospigliosi e la nomina del conte Fossombroni , nato ad Arezzo sessanta anni fa, è un chiaro segno di un cambio di indirizzo nella politica granducale. E’ possibili che tornino i tempi di quel riformismo illuminato e liberale, che sia pure nel quadro di una rigorosa monarchia assoluta, era stato attivato da Pietro Leopoldo, e tentato di seguire dal nostro Sovrano nei rivoluzionari e turbolenti anni ‘ 90 del secolo passato, durante i quali aveva strenuamente ricercato e difeso la neutralità del Granducato.
Al Granduca Ferdinando III ed al conte Fossombroni non sono mancati i fervidi auguri da parte di Napoleone . Al riguardo grazie ai buoni uffici del Sig. André Pons, ho potuto avere un colloquio in esclusiva con l‘ Imperatore nel Palazzo Imperiale dei Mulini a Portoferraio.
<< Maestà, Portoferraio con il ritorno di S.M.I.R. Ferdinando III è una città simbolo , poiché fra l ‘ottobre del 1799 ed il giugno del 1802 , fu l’ ultimo baluardo granducale della toscana, prima della sua “ francesizazione” completa>>.
<<Ricordo molto bene tutti gli avvenimenti che ,se permette, vorrei riassumere da quel 27 marzo del 1799 in cui il mio “ amato zio” Ferdinando III fu costretto ad abbandonare Firenze, la città in cui era nato. Al tempo ero in Egitto o in Siria, non ricordo con precisione, inviato dal Direttorio chiaramente per allontanarmi da Parigi. Fui profondamente colpito dalla invasione francese della Toscana, che tradiva un patto di neutralità che io stesso avevo firmato dopo la prima Campagna d’ Italia. Un tradimento che innescò la rivolta antifrancese di Viva Maria, scoppiata ad Arezzo e che, fino al luglio, insanguinò molte contrade della Toscana e dello Stato Pontificio. Una rivolta dai chiari ed inaccettabili connotati reazionari, ma che comunque ebbe il suo seguito di popolo a causa delle arroganze rivoluzionarie, saccheggi e violenze delle truppe francesi. Anche all’ Elba scoppiò una rivolta , che assunse i tragici connotati di una vera guerra civile fra “ giacobini” e “ lealisti” del Granducato, del Regno di Napoli e del Principato di Piombino. La rivolta che insanguinò l’ Elba dalle Terre di Rio, a Marciana, Longone e Capoliveri, portò per due volte al bombardamento di Portoferraio. Nel luglio del 1799 ad opera delle truppe dei Borboni di Napoli di stanza a Longone, contro i Francesi- che avevano occupato Portoferraio giusto due giorni dopo la partenza di Ferdinando III da Firenze-, e poi dai Francesi stessi nei tredici mesi fra il 1801 ed il 1802, durante i quali sugli spalti delle fortezze di Portoferraio era tornata a sventolare, come lei diceva, la bandiera del Granducato. Le batterie prima napoletane e poi francesi erano state piazzate nello strategico punto del pianoro dove ancora si elevavano le grandiose rovine della Villa Romana delle Grotte. Per fare posto ai cannoni vennero abbattuti gli stupendi muri verdi e bianchi ad opus reticolatum , le colonne del giardino e dei viali , la piscina e le terme, come ancora si vedevano nelle incisioni del secolo passato. Comunque resta ancora un luogo magico, una splendida terrazza sulla baia di Portoferraio, ammantata dai miti, giunti fino alla mia patria la Corsica, del tragico amore della Regina Alba e dai misteri che ancora ammantano la sua storia vera. Ricordo tutto questo con profondo dolore, ma ora dobbiamo guardare al futuro >> ha esclamato Napoleone alzandosi improvvisamente in piedi , palesemente emozionato
<< Ho inviato, come lei ha detto, auguri sinceri al Granduca e sono felice della nomina del conte Fossombroni, di cui ho avuto modo di apprezzare l’ operato fino dalla prima campagna d’ Italia. Al tempo il Ministro era un plenipotenziario granducale che conduceva, con molta maestria, le trattative per mantenere neutrale la Toscana ed evitare di insanguinare con la guerra le sue terre. Ebbi modo di incontrarlo a Firenze, mi sembra il 30 giugno del 1796, e fu così colpito dal personaggio da invitare Ferdinando III a nominarlo Ministro degli esteri. Fui colpito >> ha proseguito l ‘ Imperatore << non solo dalle doti diplomatiche e dalla onestà intellettuali del Fossombroni, ma anche dalle sue competenze tecnico- scientifiche, poiché mi erano ben noti i suoi studi innovativi di ingegneria idraulica e geologia; studi che avevano portato alla bonifica della Val di Chiana, la vasta area paludosa che si estendeva da Arezzo al lago Trasimeno, e che oggi è una rigogliosa piana agricola. Doti e competenze, quelle del Fossombroni, che non ha mancato di mettere al servizio, nei superiori interessi della Toscana, anche durante il Regno d’ Etruria ed il Granducato di mia sorella Elisa. Non a caso nominai Fossombroni , Conte dell’ Impero. Probabilmente è stato proprio questo titolo, unito al fatto che il Ministro, fino dal 1786 è membro della Accademia dei XL- il cenacolo dei quaranta più insigni scienziati italiani , da molti visto come la culla di una nuova identità nazionale italiana,- che la sua nomina è stata fino all’ultimo ostacolata dal cancelliere austriaco Metternich. Il Sig. Pons, che è qui con noi , è appena tornato da un viaggio in Toscana, dove per mio espresso desiderio è andato anche a rendere omaggio al Granduca e al ministro Fossombroni . Sono stati due incontri molto significativi e invito il Sig. Pons ha riassumerne i tratti salienti >>
<< Il Granduca mi ha accolto a Palazzo Pitti nel migliore dei modi e con grande semplicità>> ha iniziato il sig.Pons, e quindi << L’ Augusto Sovrano,dopo avermi chiesto dettagliate notizie del suo “amato nipote” mi ha parlato di molti argomenti e in particolare mi ha raccontato di avere sofferto tutte le pene del mondo per arrestare la violenza dei reazionari che volevano distruggere da cima a fondo il codice napoleonico. Il giorno dopo ho incontrato anche il Ministro Fossombroni. Le sue parole sono sempre state profondamente rispettose verso l’ Imperatore, “ l’illustre esiliato”, come amava appellarlo. Mi ha narrato, anche lui, di essere molto preoccupato per le manovre dei reazionari, e di stare bene in guardia poiché gira voce che si vuole uccidere l’ Imperatore. Congedandomi ha manifestato la sua piena disponibilità nel caso in cui l’ Imperatore ritenesse necessario un suo aiuto ed inoltre mi ha pregato di portare i suoi saluti personali ai suoi conterranei :il maire Pietro Traditi ed al procuratore Vincenzo Vantini, di nobile famiglia aretina… >>
<< E di questa disponibilità del conte Fossombroni intendo usufruirne quanto prima , poiché è mio intendimento, seguendo l’indicazione datami dal Sig. Vincenzo Foresi, di bonificare e mettere a coltura l’ impaludato Piano di Lacona>> ha esclamato l’ Imperatore, interrompendo il dire del Sig. Pons, che a mio parere avrebbe voluto parlare, come mi aveva precedentemente accennato, del suo incontro con Pietro Benvenuti, il famoso pittore neoclassico aretino, seguace di Jacques-Louis David, del quale aveva ammirato il ritratto di Elisa Bonaparte e gli affreschi nel Salone d’Ercole di Palazzo Pitti.
<< La questione mi sta particolarmente a cuore e desidero >> ha comunque proseguito l’ Imperatore << che ne venga data la massima diffusione. E’ noto come stia tentando di incrementare la produzione agricola dell’ Elba. Castagni, olivi , patate, oltre bene inteso alle viti. Ma è in particolare al grano che sono rivolte le mie attenzioni volendo rendere i circa dodici mila abitanti del mio Regno, autosufficienti per questo prodotto basilare, eliminando i costosi ed incerti approvvigionamenti dal continente. Per questo voglio che Pianosa – dove per la seconda volta mi sono recato lo scorso 20 settembre- divenga il granaio dell’Elba. Nell’ Isola si trasferiranno cento famiglie di contadini lucchesi, in grado di dissodare i campi. Nel frattempo ho mandato a Pianosa alcune decine di detenuti del carcere di Portoferraio da impiegare in vari lavori, retribuiti con piccolo compenso in modo da favorire la loro permanenza nell’Isola, anche dopo avere scontato la pena. Ma secondo i miei calcoli, la produzione pianosina di grano non è in grado di rendere autosufficiente l’ Elba, per cui è mio intendimento, come dicevo, di bonificare e mettere a coltura il Piano acquitrinoso che a Lacona si stende ai piede del Romitorio della Madonna della Neve . Un vasto territorio delimitata a mare da un lungo cordone di dune costiere. Tutto è incolto laggiù, una vignanella e qualche rado campicello di grano. Acquitrini e terra di capre e caprai, dove – una piccola curiosità- si trovano spesso fra i pruni, i lentischi e i mucchi della macchia, piccoli pezzi di selce - “ punte di saette” e “ focaiole”, come le chiamano da quelle parti - che contadini e pecorai usano per accendere il fuoco>>
Beta de Latorre
Aggiornamenti
L’ incalzare degli avvenimenti non permise a Napoleone di mettere a coltura il Piano di Lacona, dove le opere di bonifica iniziarono nel 1818 ad opera di Jacopo Foresi, il quale coronò le indicazioni che lo zio Vincenzo aveva dato a Napoleone. Le “ focaiole” e le “ punte di saette” che si raccoglievano al Piano, così come i “ coltelli di pietra” raccolti da Pietro Pinotti , detto Cervellofine, vennero riconosciute una cinquantina di anni dopo, da Raffaello Foresi, figlio di Jacopo, come manufatti “ dell’ età della Pietra”, come scrive il grande uomo di cultura, in una lettera a Igino Cocchi del 1865 ( Dell’ Età della Pietra all’ Isola d’ Elba,Tip. Del Diritto, Firenze,1865). Lentamente il territorio “ sublimemente salvatico e deserto” del Piano di Lacona , ha dato spazio a lussureggianti vigneti, oliveti, agrumeti e campi di grano,in un equilibrio quasi perfetto fra uomo e natura. Poi è arrivato il turismo che ha portato un indubbio e quanto mai necessario benessere diffuso, per il quale il paesaggio di Lacona , ha dovuto pagare un prezzo sempre crescente, giunto ormai ai limiti della sostenibilità ecologica e socio-economica. Lacona resta ancora un magico paesaggio, dove la recente acquisizione da parte del PNAT- a coronamento di un lungo cammino iniziato una trentina di anni fa-, di un vasto tratto del sistema di dune costiere, ci permette di godere e di mettere a frutto, economico ed educativo, un frammento di quel paesaggio “ salvatico e deserto “ , più o meno visto da Napoleone duecento anni fa.
A Pianosa , continua il cammino per ridare dignità alla vecchia Planasia. Protagonisti di questo cammino tante donne ed uomini delle istituzioni e del volontariato. Un cammino che vede da tempo una cooperativa di detenuti impegnata in lavori di restauro, manutenzione ed accoglienza , sulla scia, possiamo dire, della intuizione napoleonica . I lavori della cooperativa sono tangibilmente apprezzati dalle tante persone che in modo consapevole e contingentato, hanno potuto visitare questo prezioso pezzo dell’ Arcipelago Toscano da quando, diciotto anni fa - ormai finito da tempo lo “ splendore “ della vecchia “colonia agricola”, sostituito dal degrado e dalla selvaggia cementificazione del “ supercarcere”- , venne istituito il Parco Nazionale. Magari non sarebbe male “ sussurrare” alla Rai ( TG1 delle 8:30 del 1.10.14) e al DAP ( Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) questo “piccolo” dettaglio.
Il 30 settembre la Villa Romana delle Grotte è stata chiusa. Triste evento per il quale ,il Comune di Portoferraio , la Fondazione e la Soprintendenza dovranno trovare la giusta soluzione . Certamente la strada non è facile , nessuno pretende la bacchetta magica, ma una eccellenza del paesaggio naturale e culturale dell’Elba, magicamente valorizzato dalle giovani archeologhe di ArcheoColor, non può cascare nuovamente nell’oblio e nel degrado. Dato anche i ritrovamenti recentemente emersi con gli scavi archeologici a San Giovanni condotti dal Gruppo Aithale. Scavi che hanno permesso di sciogliere alcuni misteri sulla storia della Villa, di cui accennava Napoleone. Una storia che fra l’atro ci porta ai turbolenti tempi di Ottaviano Augusto e di Agrippa Postumo, di Livia e Tiberio, quando nei viali della Villa dei Valerii, passeggiò Ovidio, prima del suo esilio nel Ponto. Il problema dei problemi, sembra essere quello della sicurezza e dei costi relativi ? Bene, possiamo lievemente suggerire: si utilizzino i denari della tassa di sbarco, che se bene spesi per cose concrete e visibili, possono essere percepiti, non come un ennesimo balzello, ma come i fondi raccolti da una sorta di OPA lanciata da una società virtuale- ma potrebbe anche divenire reale- che possiamo chiamare “ Gli Amici dell’Elba” . Proponiamo di non usare, qui e altrove, la formula : “ ( I ) graditi ospiti ( dell’ Elba)“. Quel :“ ospiti”, anche se graditi ( ci mancherebbe!) porta inevitabilmente a pensare che “ dopo tre giorni l’ospite puzza”. Facciamo in modo che gli Amici dell’Elba possano godere delle sue tante bellezze, molti giorni di più.
I più curiosi possono trovare i dettagli della visita di André Pons nei suoi Souvenirs et Anecdotes de l’ Ile d’ Elbe, fra l’altro tradotti e arricchiti di preziose note da Gianfranco Vanagolli in occasione del Bicentenario ( Ed.Le opere ed i giorni, Livorno,2014).
( B.T)