In una calda giornata dell’estate 1960, su segnalazione di alcuni amici elbani, l’archeologo Giorgio Monaco salì sul Monte Còcchero, un’altura dell’Elba centrale. Là, si diceva, poteva trovarsi qualche elemento importante per ricostruire la storia dell’isola. Soprintendente alle Antichità dell’Etruria, Giorgio Monaco fu protagonista di un vero e proprio fermento archeologico: l’anno prima, nel 1959, aveva scoperto tracce dell’Età del Bronzo sul Monte Giove presso Marciana e aveva diretto gli scavi subacquei del relitto di una nave romana nel mare di Sant’Andrea. Non solo; insieme ad altri entusiasti colleghi, aveva creato in quel 1960 un’associazione culturale, il «Sodalizio Elbano per Studi e Ricerche archeologiche». La breve scalata sul Monte Còcchero (il cui nome si assimila al còrso «cùcculu» e al sardo «cùccuru» nel senso di «monte appuntito») si rivelò fondamentale; e fu lo stesso archeologo a narrare, nella pubblicazione «I monumenti megalitici di Monte Còcchero» del 1962, la precisa serie degli eventi: «L’esplorazione, dopo diligente esame di tutta la dorsale, fu concentrata sul Monte Còcchero e specialmente sulla sua vetta a m 319. Salendo ad essa, sia da nord, sia da sud/est, colpiscono subito l’occhio due enormi monoliti (in granito, pegmatite, a grana grossa con cristalli anche assai grossi) inclinati a più di 45° verso terra e in direzione sud/est. Ma lo stupore di chi, alla fine, raggiunge la cima, è immenso, quando dalla vetta stessa (sulla quale svettano non solo i due monoliti, ma monoliti minori) ci si accorge di un vasto circolo di monoliti che si stende, verso ovest e sud ovest, come un anfiteatro scendente dalla vetta. (…) Nel vasto semicerchio (di m 25 circa di raggio, e ben più vasto di diametro) è una vera e propria raccolta (fatta dalla natura, ma ordinata dall’uomo) di monoliti e di fenomeni naturali nel granito della montagna. Non esito a dire che, a prima vista, non si penserebbe se non ad un fatto naturale, non essendo certo raro il caso di questi elementi in pietra il cui artista è la natura. Ma, esaminando attentamente gli elementi di questo circolo, si finisce per accorgersi che molti di questi elementi, pur essendo formati dalla natura, hanno ricevuto perfezionamenti e adattamenti dalla mano dell’uomo (…).» L’archeologo colse subito alcune affinità con il megalitismo della Corsica, e ipotizzò – non senza un pizzico di fantasia – che gli «elbani preistorici devono aver visto in Corsica questi monumenti megalitici e anche la loro disposizione in circolo». La ricerca era comunque avviata. Monaco concluse la sua appassionata narrazione facendo sapere che «altri monumenti megalitici sono in via di accertamento all’isola d’Elba, ai Moncioni del Colle Reciso e nella zona di Pomonte e S.Andrea.»
Silvestre Ferruzzi
(nella foto : la spedizione a Monte Cocchero del 1960)