Nel gennaio del 1817 Sua Altezza Imperiale e Reale Ferdinando III Asburgo Lorena ,“volendo dar mezzo di sussistenza ai poveri Braccianti per la critica annata”, predispone tutta una serie di ordini per aprire lavori pubblici in tutto il territorio granducale a carico del Regio Erario e “senza curare i maggiori sacrifici del suo Regio Erario,vuole che siano immediatamente posti in attività i grandiosi Lavori” quale “mezzo di soccorso alla pubblica miseria”.
Dopo un mese queste “Sovrane Paterne” vedute sono disattese all’isola d’Elba . E’ quanto si apprende da una circolare del febbraio 1817 inviata dall’Imperiale e Regio Uffizio dei Fossi di Pisa al Cancelliere Comunitativo dell’Elba:
“Circolare n. 819
L’I. e R. Governo ha eccitato per mezzo di Lettera del Clarissimo Sig. Senatore Soprassindaco dè 7 Febbrajo andante tutta la mia più indefessa attenzione sullo stato di quei lavori Comunitativi,che in ordine alle
paterne vedute di S.A.I. e R. sono stati approvati onde procacciare ai poveri Braccianti con il mezzo d’occuparsi di guadagnarsi la sussistenza.
Nel tempo che i lavori da eseguirsi a carico del R. Erario si pongano in attività,vi è gran motivo di dubitare che quelli da farsi a spese delle Comunità siano molti di essi ritardati col doppio inconveniente di far
mancare ai rispettivi abitanti questa risorsa, e di cagionare una concorrenza eccessiva d’Operanti nei Lavori aperti per conto della Cassa Regia anche superiore a quello che il lavoro medesimo può comportare.
Allorchè S.A.I e R. ha voluto essere informata della qualità e quantità dei Lavori che in ciascuna Comunità erano stati aperti o si aveva in veduta d’ aprire nei primi sei mesi della corrente annata,non ha già avuto in mira di farsi presentare dei prospetti numerici,che offrissero dei soddisfacenti risultati,ma di calcolare il soccorso che per questo lato poteva apportarsi alla classe indigente in un’annata così calamitosa.
Le Sovrane Paterne vedute sarebbero quindi tradite se tutti quei lavori,nei quali si è alle medesime presentato un mezzo di soccorso alla pubblica miseria ,non fossero effettivamente eseguiti o resi inutili ed
inefficaci con soverchio ritardo.
Devo pertanto,d’ordine Superiore a VS Illustrissima dirigermi per ciò che riguarda la di Lei Comunità e risvegliare tutta la sua attenzione su d’un articolo,che per se stesso interessantissimo,perché direttamente
concernente il sollievo del’Umanità,lo diviene,anche di più formando giustamente l’oggetto della Sovrana sollecitudine.
Ella è pertanto incaricata di procurare che venga subito posto mano o sempre più attivata l’esecuzione dei Lavori già accollati alla sua Comunità,non meno di quelli,l’importare dei quali è stato portato al bilancio di previsione,senza però che sieno dati ancora in accollo.
Vi sono Accollatarj,che non hanno per fatto di Scritta l’obbligo di ultimare il lavoro che dentro un certo lasso di tempo.Ciò non ostante Ella avrà cura di dirigersi individualmente a ciascuno di loro e d’invitarli anche a nome del R. Governo a prestarsi alla più sollecita apertura dei medesimi ed a ciò lo zelo e la sollecitudine eglino si presteranno alle di lei più calde premure,non restino ignote al R.Governo medesimo, ella si compiacerà rimettermi una nota individuale di quelli che avranno alle medesime aderito,e di quelli che per qualunque motivo vi si fossero ricusati. Potendo poi essere utilissimo portare una special vigilanza su i principali lavori di codesta Comunità,ella ne troverà a tergo della presente una nota distinta, e favorirà farmi conoscere per ciascun lavoro se ci sia stato posto mano e quante persone impieghi generalmente; non tralasciando di indicarmi quelli fra i lavori medesimi che non sono stati ancora incominciati,non meno i motivi che hanno occasionato un ritardo che abbisogna di gravi ragioni per essere giustificato agli occhi del R. Governo e che deve assolutamente sparire;mi renderà conto ogni quindici giorni dell’avanzamento dei lavori medesimi onde si possa istruire il Sig. Senatore Soprassindaco a forma degli ordini avuti.
Raccomando nuovamente con il maggior impegno a VS Illustrissima di darsi ogni premura anche secondare in questa parte le savissime vedute dell’I. e R. Governo e non dubito punto che il di lei zelo ed attività sapranno come necessariamente conviene superare tutti quegli ostacoli che si opponessero agli adempimenti delle medesime. E’ in questa piacente lusinga che pregandola di favorirmi d’una pronta e
dettagliata replica alla presente passo con distint’ossequio Di VS Illustrissima
Pisa dall’I. e R. Uffizio dei Fossi
Lì 22 Febbraio 1817
Devotissimo Servitore Cav. Flaminio dal Borgo, Provveditore “(Circolari e ordini dal Soprassindaco Provveditore dal 1815 al 1818.C64.Carta 64.ASCP) Sua Altezza Imperiale e Reale voleva che con sollecitudine i “ grandiosi Lavori “ fossero eseguiti per dar sollievo ai “poveri Braccianti per la critica annata” ma in realtà di lavori pubblici all’Elba c’era estrema necessità di eseguirne soprattutto a carico delle strade che erano talmente ridotte male da essere impraticabili.
E’ quanto si apprende da una lettera “riservatissima ” che il conte Strasoldo, governatore militare e civile dell’Elba ,invia al Cancelliere Comunitativo dell’isola. Allegata a questa lettera “riservatissima ” c’è una
“Memoria pel Cancelliere Comunitativo dell’isola d’Elba” ,che porta la data del 15 settembre 1818, relativa allo stato delle strade comunitative della Comunità di Marciana.
E’ una memoria importante perché evidenzia lo stato di abbandono di queste strade e indica anche rimedi per superare la situazione. Riguarda in particolare la strade situate nella parte occidentale dell’isola ma
niente osta a credere o supporre che quelle del resto dell’Elba fossero in migliore condizione. Vengono chiamate “Stradelle” cioè “strade comunitative interne”ma ,come avrò modo in seguito di parlare, anche
quelle di maggiore importanza dette “strade maestre” non erano in buono stato.
Ecco quanto il governatore Strasoldo scrive al Cancelliere Comunitativo dell’Elba:
“Le Strade comunitative interne da rendersi praticabili sono
Da S.Piero a Marciana
Da S. Piero a S. Ilario
Da S. Piero alla Marina di Campo
Da S.Piero alla Pila
Dalla Pila al piano di Procchio
Dalla Pila alla Marina di Campo
Da Marciana Alta alla Marina di Marciana
Da Marciana a Poggio
Dalla Marina di Marciana a S. Ilario
Da Poggio alla Marina di Marciana
Queste dieci strade per meglio dire Stradelle di comunicazione da un paese all’altro praticabili soltanto a cavallo ed a piedi sono rese nella maggior parte impraticabili.
Le popolazioni sono dolenti attesa l’impossibilità nelle quali ritrovansi per il trasporto dei loro vini e grascie.
I popoli tutti dei paesi suddetti concorrerebbero ben volentieri a dare una mano per il riattamento delle strade suddette.
Si potrebbe ottenere l’intento a provvedere a questo bisogno con poca spesa; mettendo a profitto la buona volontà dei possessori,la maggioranza contadini,sempre che il Governo permettese d’impiegare l’opera loro che volontariamente senza coartazione volessero prestarsi a lavorare corrispondendo loro una piccola retribuzione conforme già si praticava in addietro in questo Paese.
Si divideranno i Lavoranti in Brigate sotto la direzione di uno di loro che presceglieranno per Caporale.
Questo sistema produce un ottimo effetto e piccolissima spesa perché tutti avranno interesse a mantenere la comunicazione dei Paesi accennati. Si potrebbe forse anche divenire alla perizia della Spesa occorrente al riattamento di dette Stradelle e darle in accollo ai concorrenti confinanti coll’incarico al Gonfaloniere ed Aiuto del Cancelliere Comunitativo residente in Marciana per conoscere il resultato del Lavoro prima d’affrontare il pagamento” (Lettere dei Signori Commissari Straordinario e Governatore dell’isola d’Elba dal 1815 al 1818.C63.ASCP)
Marcello Camici
ASCP.Archivio storico comune Portoferraio